Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

sabato 30 novembre 2019

Tanta neve e buon cibo al rifugio Crosta

È passato un po’ di tempo da quando abbiamo deciso di mollare tutto per vivere il nostro sogno… per vivere di montagna… Abbiamo lasciato gli agi urbani, le abitudini quotidiane, ma anche il caotico e rumoroso mondo cittadino per trovare gli spazi aperti e puri della montagna. Quassù tutto si fa essenziale e primitivo, quassù è la natura che detta i suoi ritmi e sottostarci non è un obbligo, ma anzi si impara ogni giorno l’enorme valore di percepire, capire e assecondare ogni piccola cosa che ci viene offerta. Quassù niente è dovuto, devi guadagnarti tante cose che normalmente si ritengono scontate. Perciò cominci a dare a tutto il giusto valore… l’acqua… il calore… il sole… la pianta… la terra… la luna… la roccia… preziosissime cose. In questa verticalità ti rendi conto della tua dimensione… sei piccolo al cospetto… ma sei. Sei parte di questa grandezza, e puoi viverci dentro appieno in un’intima e appagante armonia. E da questa armonia interiore esplode il desiderio di condivisione, di confronto con chi vuole capire, sentire, trovare risposte non visibili nel caos che una vita cittadina spesso impone. È bella l’occasione di un incontro umano in un luogo di serenità, di calore e amicizia. È questo clima di condivisione che ci proponiamo di offrirti.

Malati di Montagna: Andrea, Elisa, PiGi, Danilo, Renzo e il selvadego


























  




sabato 9 novembre 2019

L'arrivo dell'inverno al bivacco Alpe Salei

 Conosciuta anche come la Valle dei Baghetti, per il semplice fatto che gli abitanti delle frazioni indossavano sopra i pantaloni le ghette per la neve. Don Luigi Ravelli così ne descrive l'avvicinamento: “Uscendo da Rassa e valicato il ponte sulla Gronda si piega a destra per la comoda mulattiera (oggi in parte trasformata in strada carrozzabile ad accesso limitato) che si interna nella valle. Tosto appare in alto la Parete Cengia, il Paretone o Cimone della Vallè e il maestoso Ventulato (m.2494)...” 

La Val Gronda è una valle silenziosa, dove antiche frazioni sono rimaste ferme nel tempo, tutte ancora ben mantenute grazie all'amore dei suoi abitanti. L'escursione termina al bivacco dell'alpe Salei, non ci sono particolari difficoltà, per raggiungerlo con la neve bisogna nell'ultima parte conoscere bene i sentieri o avere la fortuna che qualcuno prima di noi li abbia battuti. Dall'alpe Goreto abbiamo seguito la variante del sentiero 261 (261b), sempre ben segnato e ora anche battuto...fino alla prossima nevicata...al bivacco 20 centimetri di neve fresca....

Dall'autostrada A26 Genova/Alessandria si esce al casello di Romagnano Sesia/Ghemme, per poi proseguire lungo la statale SS299 in direzione di Alagna. Dopo Piode e prima di arrivare a Campertogno, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Rassa, che si raggiunge in pochi minuti (917 m). La macchina la si può lasciare sulla destra all’entrata del borgo, o poco più avanti in un parcheggio più grande.
Si sale attraversando il caratteristico paese, fino a raggiungere il ponte in pietra sul torrente Gronda, che si attraversa raggiungendo sul lato opposto il rione Sant'Antonio, quasi a cavallo dello sperone che separa le Valli Sorba e Gronda. Si svolta a destra seguendo il segnavia 261 e le varie indicazioni in direzione del Colle del Laghetto. Il primo tratto è caratterizzato da una stradina asfaltata che risale la Val Gronda (il traffico privato è vietato nel periodo estivo e comunque sottoposto a limitazioni), innevata in inverno.
Subito dopo aver oltrepassato il ponte sul torrente Gronda in località Pian Molino (987 m), inizia sulla destra la deviazione per le frazioni Oro (L’Ör) e Ortigoso (Urtigós), le qui baite si possono giò vedere dalla strada. In breve si arriva alla caratteristica cappella dei "Riveit" (1120 m), da dove parte la mulattiera contrassegnata con il  262 che sale alla sovrastante frazione Piana (La Piàna - 1193 m), per poi proseguire lungo la Val Sassolenda, fino al Colle del Campo. Continuando ancora per qualche minuto si arriva al termine della strada, da dove si inizia a seguire sentiero. Attraversato su un ponte in ferro il torrente Sassolenda, si raggiungono in breve le frazioni Rassetta (1164 m) e Fontana (La Funtàna - 1213 m). Giunti al termine di quest'ultima nei pressi dell’oratorio dedicato alla Madonna della Neve con la sua piazzetta, si tralascia il sentiero di fondovalle da cui poi si farà ritorno e si sale a destra seguendo l’indicazione “Sentieri dell’arte sui monti della Valsesia”. La mulattiera sale ripidamente arrivando fino a Mezzanaccio (Mašanàċċ - 1294 m), l’ultima e più alta frazione della Val Gronda, situata su un bel pianoro erboso. Dall’oratorio di San Pietro si attraversa la frazione formata da varie abitazioni ristrutturate, tra cui non può mancare una visita all'imponente cà grànda, un edificio a più piani. Per ritornare sul sentiero di fondovalle, si scende utilizzando la mulattiera che si imbocca dopo pochi metri dalla chiesetta sulla sinistra, aggirando un’abitazione. Ripreso il sentiero 261, si prosegue fino a raggiungere l’alpe Concrenno (1297 m), dove il sentiero si biforca. Tralasciato il sentiero 251a che attraversa il torrente Gronda su un caratteristico ponte, per poi salire verso la Colma del Giurà, si prosegue a destra seguendo le evidenti indicazioni per l'A. Piana d'Ovago/Lago della Seia/Colle del Laghetto.
Dopo un tratto a mezzacosta, si abbandona il sentiero 261 e si sale a destra verso l’alpe Goreto (1392 m), da dove ha inizio il sentiero 261b indicato da un grosso omino in pietra. Seguendo con attenzione i segnavia si sale tra la vegetazione fino all’alpe Stuva (1504 m), oltre la quale si continua a guadagnare quota con una serie di stretti tornati, raggiungendo il ripiano dove sorgono le baite dell'alpe Campo (1710 m). Per raggiungere l'alpe Salei dove si trova il bivacco del CAI di Varallo, bisogna scendere leggermente verso destra seguendo il sentiero 261d e in pochi minuti si arriva all'alpeggio (1707 m). Per il ritorno dall'alpe Salei si può continuare a scendere seguendo il sentiero 261d fino all'alpe Pian d'Ovago (1700 m), per poi riprendere il sentiero 261, oppure ripercorre i propri passi, d'inverno con la neve bisogna valutare con attenzione le circostanze in cui ci si trova.
Malati di Montagna: Renzo, Danilo, PiGi e il selvadego

Rassa 917 m






Oro e Ortigoso




Cappella dei "Riveit" (1120 m)
Costruita nel 1853 in sostituzione del grande oratorio secentesco dedicato alla Madonna della Neve distrutto dall'alluvione del 1755. La cappella costituisce una tappa del Sentiero dell'Arte Rassa-Mezzanaccio.


Fontana, 1206 m





Mezzanaccio, l’ultima e più alta frazione della Val Gronda 1304 m





Cà Granda
si racconta che venne ricostruita dopo un incendio da solo donne agli ordini di due capomastri uomini nel 1848


salendo verso il bivacco...







Alpe Campo 1710 m
punto più alto dell'escursione





di proprietà della sezione CAI di Varallo





si ritorna verso Rassa...brrr.... l'inverno è arrivato...!!!