Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 12 febbraio 2017

Al Santuario della Madonna della Neve in Val Biandino, sull'antica Via del Bitto

La valle di Biandino è una delle principali valli laterali della Valsassina, che inizia da Introbio fino ad incunearsi a nord-est sotto alle pendici del Pizzo Tre Signori. L'assenza di centri abitati e la difficoltà di accesso hanno mantenuto la valle aspra e selvaggia con un ambiente naturale ancora quasi intatto.

Dopo il ponte sull'Adda a Lecco, si seguono le indicazioni a destra per la Valsassina. Con una serie di gallerie si passa sotto alla città, per poi iniziare a risalire la valle fino a raggiungere la rotonda di Ballabio, da dove si continua a destra sulla SP62. Alla prima deviazione per Introbio, si svolta a destra raggiungendo in breve la stazione dei Carabinieri, dove è possibile lasciare l'auto (590 m). Dal parcheggio si segue la strada verso destra e subito dopo aver attraversato il ponte, si svolta a destra in Via Partigiano Mina. Seguendo prima Via all'Acqua e poi a destra Via per Biandino, si arriva dopo pochi minuti all'inizio di Via al Ceppo. Seguendo le indicazioni sentieristiche per il rifugio Buzzoni e il passo di Gandazzo (25), dopo pochi metri si imbocca la mulattiera selciata che inizia a salire ripidamente, portandosi sopra all'abitato. Oltrepassata la graziosa cappella dedicata a S. Umberto Vescovo si arriva a un bivio, tralasciato il sentiero a destra per il rifugio Buzzoni (25) e per il rifugio A. Grassi (27), si prosegue seguendo l'indicazione per la Bocca di Biandino (40) e per la Via Valbona (34). Incrociata la strada, si inizia a salire lungo la stretta valle dove scorre il torrente Troggia, la strada ha il fondo cementato e sterrato, ed è percorribile con i mezzi fino a circa 850 m (secondo ponte), in inverno con la neve sono indispensabili le gomme da neve e le catene. Giunti a un bivio si tralascia la sterrata a destra per la Piazza/Alpe Daggio/Alpe Foppabona (25-19) e oltrepassata la bianca "Baita dei Faggi", si arriva in breve al primo ponte. Abbandonata momentaneamente la strada si riprende a seguire sulla destra il sentiero per Fontana San Carlo/Biandino/Rif. Santa Rita. Poco dopo giunti a un bivio, si tralascia il sentiero per il passo del Camisolo e il rifugio Grassi (34) e seguendo il sentiero per la Val Biandino (40) si scende a sinistra attraversando il torrente su un ponte, per poi riprendere a salire nel bosco. Raggiunta la fonte S. Carlo (1060 m), si tralascia il sentiero a sinistra per l'Alpe Agoredo (52) e si prosegue seguendo la strada in leggera salita verso destra. Poco prima di raggiungere il secondo ponte, detto anche Ponte dei Ladri (1075 m), si abbandona la strada e si segue il sentiero a sinistra per le Baite alla Scala/Bocca di Biandino/Madonna della Neve. Attraversato un torrente su un ponticello, si prosegue quasi in piano fino a raggiunge l'agriturismo "La Baita". Raggiunta un'area di sosta con un tavolo di legno e delle panche, in breve si arriva alle vecchie Baite alla Scala (1379 m). Continuando nel bosco dopo una serie di tornanti si raggiunge un cippo a forma di obelisco con la scritta "55 Rosselli", collocato in posizione panoramica su un salto di roccia. Dopo un tratto protetto con funi d'acciaio al di sopra della Cascata del Troggia, si arriva alla Bocca di Biandino (1493 m). Seguendo in salita per pochi metri la strada si arriva al rifugio Dino Tavecchia e al vicino rifugio Bocca di Biandino, posti come due gendarmi sulla valle. Dal rifugio si inizia a percorrere in falsopiano il vallone, in direzione del campanile della Chiesetta della Madonna della Neve, Lasciando sulla sinistra le Casere di Biandino, si prosegue in leggera salita fino a raggiungere la chiesetta, con accanto l'omonimo rifugio, ricostruito nel dopoguerra in seguito ad un incendio nazifascista (1595 m). Il ritorno avviene lungo il medesimo percorso dell'andata.
Malati di Montagna: Silvio, Lorenzo, Pg, Danilo e l'homo selvadego

la neve tanto attesa finalmente è arrivata...meglio tardi che mai...!!!


Santuario Madonna della Neve Val Biandino 1595 m
Per gli abitanti della Valsassina, ed in particolare quelli di Introbio, la Madonna della neve di Biandino rappresenta uno simboli più importanti legati alla religiosità e alla storia della propria gente. Ancora oggi infatti, questo sentimento risulta molto forte. Il santuario della Madonna della Neve fu costruito in Val Biandino intorno al 1670, in seguito ad una richiesta effettuata dalla famiglia introbiese degli Annovazzi nei confronti della curia di Milano.
L’importanza della Madonna di Biandino, come comunemente viene chiamato il santuario in Valsassina, risale però al 1836, anno in cui una violenta epidemia di colera provocò decine e decine di vittime in tutte le vallate prealpine. I cittadini di Introbio, il 5 agosto di quello stesso anno, si recarono in processione al santuario in val Biandino per chiedere alla Madonna un intervento che potesse scacciare la pestilenza; in cambio dell’aiuto divino fecero voto di ritornare ogni anno in processione al santuario per celebrare la messa. Ancora oggi, dopo 180 anni dal voto, ogni 5 di agosto la processione al santuario della Madonna della Neve raccoglie centinaia di persone che si alzano alle 5.30 del mattino, introbiesi, valsassinesi e turisti, che, si radunano sui verdi prati della Val Biandino per assistere alla celebrazione religiose mantenendo in vita l’antica tradizione. Per poi ritornare in paese, sempre in solenne processione.





la piana della Val Biandino


Il cippo dedicato alla 55a Brigata F.lli Rosselli


verso la Bocca di Biandino 1493 m


l'inverno finalmente è arrivato in Valsassina


durante la discesa appare anche il sole e qualche sprazzo d'azzurro



giochi di luce...




la graziosa cappella dedicata a San Umberto Vescovo


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