Lo scalpellino, nel dialetto locale il "Pica sass", è stato fino agli anni '50 uno dei mestieri principali degli abitanti del Cusio: il suo granito, il Migliarolo di Alzo, era considerato il migliore d'Europa e il pregiato serpentino d'oira estratto nella zona veniva lavorato nelle fabbriche di Milano e Pavia. Il Cusio era collegato da una ferrovia alle fabbriche di lavorazione dei minerali ed era famoso in tutto il mondo per la sua produzione, dato che i manufatti prodotti dagli scalpellini venivano esportati dappertutto.
Usciti al casello di Arona sulla A26, seguire le indicazioni per Borgomanero/Gozzano/Lago d'Orta/Pella. Poco prima d'arrivare a Pella, si lascia l'auto nel comodo parcheggio sul lungolago, vicino all'antica chiesa di San Filiberto, in località Prorio (289 m).
Dopo aver visitato il complesso religioso, con il campanile romanico risalente al 1075-1110, si raggiunge la sovrastante strada asfalta. Attraversato sulla destra il parcheggio sterrato destinato agli autobus, si prosegue sulla mulattiera (T37), che corre tra prati e muretti con bella vista sul lago. Arrivati a un bivio, si scende verso il torrente che si attraversa su un ponte, per poi proseguire fino alla chiesa parrocchiale di Pella dedicata a Sant'Albino (VXI secolo). Vicino si può osservare il caratteristico ponte a schiena d'asino sul Pellino. Dalla piazza si svolta a sinistra verso la palina segnavia, dalla quale seguendo le indicazioni per Ventraggia/Artò, si inizia a risalire l'acciottolata Via Petrarca, con bellissimi scorci verso il lago d'Orta. Incrociata la strada asfalta la si segue a destra per pochi metri arrivando in località Ventraggia (385 m). Attraversata la strada si riprende a salire tra due muretti in pietra, sempre su fondo acciottolato, verso Centonara/Artò (T36). Al termine della mulattiera, dopo aver attraversato un'azienda agricola, si arriva nel ridente ed ameno villaggio di Centonara (520 m). Dall'antico oratorio dedicato a Santa Maria Maddalena, uno dei più antichi della valle, risalente al 1300 circa, si continua a salire seguendo la via principale. Usciti dal borgo si segue la strada asfalta verso destra per un breve tratto, per poi abbandonarla nei pressi di una palina segnavia. Raggiunta in breve la chiesa parrocchiale di Artò (624 m), dedicata a San Bernardino (sec. XIV), si prosegue attraversando la frazione. Tralasciate le indicazioni a destra per Arola, si prosegue verso Boleto/Passo Combocciolo (T36), uscendo dal paese. Arrivati all'altezza di una curva, volendo evitare di seguire la strada asfaltata, si può proseguire diritti imboccando una vecchia pista che termina poco più a monte, per poi proseguire verso destra costeggiando una recinzione, fino a ricollegarsi nuovamente alla strada. In entrambi i casi, raggiunto un incrocio si tralascia la strada a destra per il P.so della Colma/P.so Combocciolo/Piana dei Monti e si seguono le indicazioni per Boleto/Sant. Madonna del Sasso. Si attraversano i bellissimi pianori della Colma, costellati da isolate cascine, fino ad arrivare a Boleto (696 m). Entrati in paese si passa davanti al municipio, per poi scendere tra le strette viuzze fino ad arrivare al vecchio lavatoio. A Boleto si può visitare il Museo dello Scalpellino, nato con il desiderio di valorizzare un mestiere che ha caratterizzato per due secoli, il lavoro e la storia di questa zona del Cusio (per informazioni telefonare al 0322-981177). Proseguendo sulla strada asfalta si seguono le indicazioni per il Santuario della Madonna del Sasso che si raggiunge in pochi minuti, dopo aver oltrepassato un'ampia area picnic, con parco giochi ed una zona camper. L'edificio religioso è situato su uno sperone roccioso di granito a strapiombo sul lago d'Ora, dal piazzale sottostante la chiesa il panorama è talmente emozionante che il luogo è detto "il balcone del Cusio".
Per il ritorno si sale al parcheggio sovrastante, dove accanto al piccolo bar, una palina segnavia segnala l'inizio del "Sentiero degli scalpellini". Si inizia a scendere ripidamente con una serie di tornanti protetti da staccionate. Terminati i tornanti l'antica mulattiera prosegue attraversando boschi di castagno, raggiunto un curioso mulino, un cartello invita a fermasi a riposare per qualche istante! Dopo un breve tratto pianeggiante, arrivati a un bivio, si svolta a sinistra iniziando a seguire una pista sterrata che termina nei pressi di alcuni capannoni industriali. Attraversata la strada si scende verso una curiosa recinzione formata da alcune grosse pietre, oltre le quali si arriva in un piazzale con un monumento raffigurante un operaio e il suo tornio. Per far ritorno al punto di partenza si segue la strada asfalta verso sinistra per un breve tratto, per poi svoltare a destra seguendo l'indicazione per San Filiberto.
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La Via dei scalpellini
La Via dei scalpellini
ponte sul Pellino
Si tratta di un ponte a schiena d'asino che reca la data 1578 e l'iscrizione "Magrioha-ninusde rugis fecit" ("Magister Joaninus De Regis fecit"). Nel passato il ponte serviva da collegamento con il vicino cimitero di San Rocco: vi transitavano i cortei funebri che accompagnavano i defunti trasportati a spalla.
tra le vie di Artò
L’isola di San Giulio e soprannominata la Perla del lago, la Porta del cielo, il Dormitorio dei Santi, l'isola benedetta. Incastonata nel lago d'Orta, sorprende e affascina come una piccola nave ancorata...
Santuario della Madonna del Sasso
Sicuramente esisteva in questo luogo una piccola chiesa di probabile origine romanica, della quale non esistono più tracce materiali, cancellate dalla presente costruzione settecentesca.
Nel progetto di valorizzazione e promozione de "Le Valli della Fede", il Santuario della Madonna del Sasso di Boleto è il punto di arrivo orientale dell'itinerario, ma rappresenta anche l'elemento di congiunzione tra i Sacri Monti piemontesi - e quello di Varallo in particolare - e gli altri di influenza lombarda, a cominciare dal vicino Sacro Monte di Orta.
La leggenda e la costruzione del Santuario
Al posto del Santuario di Madonna del Sasso vi era in origine solamente una croce: questa fu posta dopo la morte di una donna di Pella, nel XVI secolo.Narra la tradizionale leggenda che il geloso marito, di ritorno da una guerra, sospettando di essere stato tradito in base alle dicerie del paese, durante un violento litigio la spinse verso il dirupo, per ucciderla. Poi, pentitosi, tornò sui suoi passi, e trovandola ancora viva, appesa ad un ramo, si sporse in suo soccorso, le tese la mano per salvarla ma lei non si fidò e si lasciò cadere nel vuoto. Una storia di immenso dolore: qui dapprima sorse la croce, il simbolo del dolore, poi una cappelletta fu dedicata a Maria Addolorata. In seguito venne costruita una chiesa e sui resti di essa il Santuario.
Il vasto piazzale antistante il Santuario, da cui si gode uno spettacolo di rara bellezza sul Lago d'Orta, poggia sulle pareti scoscese di roccia granitica, dove, nei secoli scorsi, gli scalpellini della zona hanno esercitato il loro durissimo e pericoloso lavoro.
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