Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

sabato 25 aprile 2015

Sul Monte Misma...ricordando la liberazione dell'Italia dal nazifascismo...



Un giro ad anello che si svolge sulle Prealpi bergamasche, con partenza dal Santuario della Forcella. I motivi per compiere questo splendido itinerario sono molteplici. Il primo motivo è sicuramente la cima del Monte Misma, dalla quale si ha nelle giornate limpide un panorama vasto e completo (oggi non pervenuto), per poi passare all'aspetto storico con la chiesetta millenaria di S. Maria del Misma, punto di sosta per i pellegrini sulla via che collegava la Val Cavallina alla Val Seriana. Interessanti anche gli aspetti architettonici di alcune cascine e la presenza di antiche cave di pietra cote, usate per mollare le  falci dei contadini. Ultimo ma non per questo meno importante il "Castagneto Secolare la Pratolina", castagni ultrasecolari, autentici monumenti della natura, custodi silenziosi della storia di queste montagne.

Dall'autostrada A4 usciamo a Bergamo e alla rotonda dopo il casello imbocchiamo la seconda uscita in direzione della Val Seriana.
Proseguiamo lungo la SS470 e in seguito sulla SP35 per alcuni chilometri, per poi uscire a destra seguendo l'indicazione per Pradalunga. Oltrepassato il ponte sul Serio, giriamo a sinistra e continuiamo sulla SP65 alla destra del fiume. Superati Nembro e Cornale arriviamo a Pradalunga. Alla fine del paese imbocchiamo a destra Via G. Marconi, con la quale saliamo verso il centro dell'abitato. Attraversate due strette stradine, Via San Cristoforo e in seguito Via Locatelli, arriviamo all'inizio di Via della Forcella. Con diversi tornanti, accompagnati dalle stazioni della Via Crucis arriviamo al Santuario della Madonna della Neve o della Forcella del XXVII sec. (630 m). L'auto la lasciamo nel parcheggio sterrato a sinistra, ignorando un cartello che invita a parcheggiare più avanti per il M. Misma.
Tramite una scala in cemento sul lato sinistro del Santuario saliamo fino a incrociare una stradina asfalta, svoltiamo a destra e seguendo un bel sentiero acciottolato raggiungiamo la sovrastante cappella, costruita dal Gruppo Alpini di Pradalunga e Cornale, per ricordare i caduti e dispersi di tutte le guerre. 
Dietro all'edificio proseguiamo lungo il crinale boscoso, al primo bivio ignoriamo il sentiero che scende sulla sinistra, con il quale poi faremo ritorno e al successivo bivio continuiamo a sinistra seguendo le indicazioni riportare su un grosso cartello (Prati Alti/Madonnina Misma). 
Il sentiero continua in falsopiano, per poi uscire dal bosco raggiungendo la cascina Pratolina 777 m (Prat Tadòlt), ristrutturata dal GAF (Gruppo Alpinistico Forcella di Pradalunga). Un antico esempio di architettura contadina, all'ombra di alcuni plurisecolari castagni, destinato al ricovero del bestiame e delle scorte stagionali di fieno, legname e stramaglie.
Oltrepassata la costruzione, raggiungiamo il grande pannello didattico, dove una cartina topografica ci mostra il punto in cui siamo e i principali sentieri della zona. Tralasciata la sterrata a sinistra, proseguiamo seguendo le indicazioni sulla palina segnavia S. Maria di Misma/Monte Misma (sent. 539). Dopo aver costeggiamo i prati di Cà Laert, dominati dalla vetta del Monte Misma, arriviamo a un bivio. Tralasciamo il sentiero che sale a sinistra "Le Vie del Misma" e proseguiamo a mezza costa sulla mulattiera delimitata da una staccionata. Senza particolari problemi arriviamo a un'importante crocevia di sentieri in località Ol Ruculù 789 m, un antico impianto venatorio per la cattura degli uccelli di passo con le reti, detto appunto roccolone per le sue dimensioni. Chi vuole raggiungere la cima può seguire il sentiero che sale ripido a sinistra, noi preferiamo allungare il percorso continuando sul sentiero 539. Durante la lunga traversata quasi pianeggiante, a circa metà del tragitto transitiamo per un buon tratto nella Riserva naturale della Val Predina del WWF e oltrepassata la suggestiva frana rocciosa caduta negli anni ’90 in breve arriviamo all'antichissima chiesa di S. Maria del Misma 824 m. Il santuario da recenti ricerche e studi, è sorto nella sua forma originario nella prima metà del XI sec., per poi subire trasformazioni anche volumetriche successivamente. Abbandoniamo questo luogo di pace e silenzio e dalla palina segnavia seguiamo le indicazioni per il Monte Misma/Albino (sent. 601). Il sentiero prende avvivo davanti alla chiesetta e sale abbastanza ripidamente il crinale (Costa del Misma). Usciti dal bosco la pendenza diminuisce sensibilmente e raggiunta la cresta sommitale, proseguiamo in piano fino a raggiungere il monumento ai caduti e la grande croce con campana del Monte Misma 1161 m.
Una rosa dei venti ci mostra le cime e la direzione in cui dobbiamo guardare, dal Monviso fino alle Alpi Marittime, oggi purtroppo dobbiamo accontentarci di vedere solamente le valli sottostanti.
Dalla vetta scendiamo per facile sentiero lungo il crinale nord, arrivando nei pressi di alcune antenne, per poi salire alla vicina Croce di S. Antonio. Scendiamo ora ripidamente all'interno di un bel bosco di faggi e betulle, al termine del quale arriviamo sulla spalla prativa della Stalla di Cura 863 m. Raggiunto l'edificio, svoltiamo a sinistra e oltrepassato un cancello in legno arriviamo subito dopo a un bivio, seguiamo il sentiero 510 che scende verso destra, percorrendo un lungo tratto a mezza costa. Raggiunta una cascina, il sentiero passa sotto a un passaggio coperto, per poi proseguire tra splendidi castagneti. Oltrepassate altre costruzioni rurali, iniziamo a scendere verso le cave di pietra cote, fino a incrociare una stradina asfalta che seguiamo verso destra. Poco prima d'arrivare all'ingresso del parcheggio, svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni su una palina segnavia (Pratolina/Sentiero del Castagno). Percorsi pochi metri tralasciamo il sentiero a sinistra e seguiamo la stradina sterrata. Oltrepassata una sbarra che ne vieta il passaggio, iniziamo a salire leggermente, terminata la sterrata continuiamo su sentiero fino a incrociare nuovamente il percorso fatto al mattino. Da qui ripercorriamo il medesimo itinerario fino al Santuario della Forcella.
Malati di Montagna: Silvio e l'Homo Selvadego

mi soffermo qualche istante...
nel frattempo mi passano accanto alcuni escursionisti di età differente,
nessuno che si fermi anche per pochi secondi...
ma dov'è finito il vero significato della festa del 25 aprile?
i nostri nonni che hanno combattuto per la nostra libertà cosa direbbero?


ol Ruculù o Roccolone (Monte Bàstia)


Santuario di Santa Maria Assunta 830 m


si sale verso...


...la cima del Monte Misma 1160 m


Stalla Cura


aggrappate alla roccia...


Santuario della Forcella






domenica 19 aprile 2015

Monte Rodondone...sulla lunga dorsale tra il Lago d’Iseo e la Val Trompia

Dalla Chiesa S. Maria del Giogo alla Croce di Pezzolo abbiamo percorso per un lungo tratto la settima tappa del "Sentiero delle Tre Valli" (3V), Un lunghissimo itinerario di media/bassa quota con partenza e arrivo a Brescia, con sviluppo lungo l’intero crinale spartiacque della valle Trompia con le valli limitrofe: valle Sabbia (e la tributaria valle del Caffaro) ad est e a nord; bassa valle Camonica e Sebino a ovest. Un ipotetico “ferro di cavallo” che abbraccia le tre valli bresciane collegandole strettamente al capoluogo; un connubio pieno di significati che possono andare al di là del solo aspetto escursionistico.

Usciamo dall'autostrada A4 a Ospitaletto e proseguiamo sulla SP 19. Oltrepassato il ponte sul Mella ci immettiamo sulla SP 345 della Val Trompia e superate Concesio e Sarezzo, arriviamo a Gardone Val Trompia. Percorriamo prima via Giacomo Matteotti, poi a sinistra via Lazzarino Cominazzo e quindia destra via Convento al termine della quale, raggiunta una piccola rotonda, troviamo sulla destra un comodo parcheggio dove lasciare l'auto (davanti leggermente spostata sulla sinistra inizia via Giovanni Pascoli da cui poi faremo ritorno). Ultimati i preparativi, imbocchiamo sulla sinistra via Moretto che in leggera salita arriva a incrociare via ArmandoDiaz, seguendola a destra dopo aver costeggiato le scuole, raggiungiamo via Santa Maria, dove all'inizio è posta una palina segnavia con indicato il sentiero 313 e le possibili mete da raggiungere. Saliamo ripidamente la stretta stradina asfaltata e oltrepassate le ultime case continuiamo sull'ampia mulattiera ripida e sassosa, seguendo i segnavia bianco/rossi. Guadagniamo quota velocemente oltrepassando le ultime case addossate alla montagna, fino ad arrivare al Santel de Pusole, detto Santellone.
Continuiamo ora in leggera salita tra i castagni, trascurando alcune tracce che si staccano a destra; ignoriamo poco dopo una sterrata a sinistra, proseguendo diritti lungo un tratto scavato nel terreno e, in breve, arriviamo in località Paule di Sopra 645 m, una grande cascina che possiamo vedere oltre i prati a sinistra. Camminiamo in falsopiano per un breve tratto tra i prati recintati della cascina e il bosco, per poi riprendere a salire fino a raggiungere una casa. Iniziamo ora a scendere raggiungendo in pochi minuti la chiesetta di Domaro 804 m, dopo una breve pausa riprendiamo il cammino e giunti a un bivio, seguiamo la strada sterrata a destra che ci conduce fino alla località Cucca 875 m. Proseguendo ignoriamo una stradina a destra che sale verso La Palazzina, una casa bianca con due torrette cilindriche e in breve arriviamo alle Cascine di Pezzolo 910 m. Passiamo sotto a una passerella che collega il piano alto di una casa con il prato e alternando tratti in leggera salita e tratti in piano raggiungiamo il passo del Giogo 940 m. Poco prima di raggiungere la strada asfaltata sulla destra c'è uno spiazzo sterrato, da qui inizia il sentiero che seguiremo per il M. Rodondone, una palina segnavia sulla sinistra nascosta parzialmente dalla vegetazione indica le varie destinazioni. Proseguendo diritti, oltrepassata la trattoria Santa Maria, saliamo lungo il sentiero che inizia con alcuni gradini in pietra e cemento e in pochi minuti raggiungiamo l'ampio piazzale sterrato antistante la quattrocentesca Chiesetta di S. Maria del Giogo 968 m, in fondo sulla destra possiamo vedere il Monumento ai Caduti con una bella statua della Madonna. Accanto alla chiesa sul lato a sud sorge il Rifugio Santa Maria del Giogo gestito dal Gruppo ANA di Polaveno (indicato in alcuni documenti fin dal 1367), dove i benedettini di S. Eufemia ospitavano i viandanti che percorrevano l'antica strada romana del lago.
Dopo aver ammirato alcuni splendidi scorci sul Sebino e Montisola, ridiscendiamo fino a raggiungere l'inizio del sentiero per il M. Rodondone. Il tratto di salita alla cima percorre una tappa del sentiero 3V (Sentiero delle Tre Valli) caratterizzato dal segnavia bianco-azzurro. In leggera salita ci dirigiamo verso un'abitazione e poco prima di arrivare al cancello svoltiamo a sinistra seguendo i segnavia. Saliamo lungo l'ampia cresta sud, con alcuni saliscendi, rimanendo sul filo di cresta o poco più sotto, passando accanto ad alcuni roccoli. Il percorso è caratterizzato da alcuni affioramenti rocciosi e da ampie vedute su ambedue i versanti. Dopo un ultimo tratto in ripida salita arriviamo in cima al M. Rodondone 1143 m. per poi scenderesul versante opposto entrando in una bella faggetta. Perdiamo quota velocemente fino a raggiungere Casa Spiedo 1025 m e successivamente Cà Brusada. Riprendiamo a salire per un breve tratto aggirando il Monte Eclinetto, per poi scendere alla forcella della casc. Folcione, dove ci fermiamo per una breve pausa ristoratrice. Riprendiamo il cammino e poco prima dell'edificio scendiamo a destra percorrendo un breve tratto ripido con il fondo in cemento, proseguiamo seguendo una stradina sterrata e giunti all'altezza di un tornante, l'abbandoniamo per continuare diritti sul sentiero. In pochi minuti arriviamo alla Croce di Pezzolo 937 m, da qui seguiamo la stradina a destra indicata sulla palina segnavia per la Valle di Gardone (sent. 312). Iniziamo a scendere alternando tratti sterrati a tratti cementati,  aggiriamo dopo poco un cancello con segnale di divieto di transito, ignoriamo i  primi due bivi e al terzo abbandoniamo la sterrata per seguire il sentiero a destra che scende piacevolmente all'interno del bosco. Arrivati all'acquedotto ci dissetiamo alla fontanella e attraversato il torrente su un ponticello in cemento in breve arriviamo a incrociare una strada sterrata in località Porto Bello. Proseguiamo diritti raggiungendo la strada asfalta (Via Giovanni Pascoli) che seguiamo verso destra, fino al parcheggio dove avevamo lasciato l'auto.
Malati di Montagna: Pg, Danilo e l'Homo Selvadego

I resti dell'antica mulattiera che saliva al Monte Giogo,fin dall'antichità rappresentava un'importante via di comunicazione fra la Val Trompia e la valle con i paesi del Sebino. Proprio per questa sua importanza, fin dall'alto Medio Evo, esisteva lassù un'ospizio per i viandanti. 


paesaggi bucolici


Verso il Monte Rodondone


Montisola l'isola lacustre più grande d'Italia


...


Lago d'Iseo



venerdì 17 aprile 2015

Le grandi prime dei Ragni di Lecco

Il film “Le grandi prime dei Ragni di Lecco” 
in edicola con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello sport

Il dvd dedicato alle imprese del celebre gruppo di alpinisti, 
che quest'anno compie 70 anni,
sarà disponibile da venerdì 3 a giovedì 9 aprile a 10,99 Euro


Le vie alpinistiche più estreme aperte da uno dei pool di alpinisti più famosi d'Italia, in continua evoluzione nonostante i settant'anni trascorsi dalla fondazione e che porta le sue sfide sulle pareti del mondo ai massimi livelli.
E' il film “Le grandi prime dei Ragni di Lecco” la settima uscita della collana di film e documentari dedicati alla montagna “Le leggende dell’alpinismo. Storie di uomini e montagne”, in edicola con La Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera a 10,99 Euro da venerdì 3 a giovedì 9 aprile.
La pellicola, della durata totale di circa 70 minuti, contiene due episodi: “Il gioco infinito”, che ripercorre la storia delle tre vie estreme aperte dai Ragni Fabio Palma e Matteo Della Bordella sul massiccio del Wenden, in Svizzera: Portami Via (2005), Coelophysis (2008) e Infinite Jest (2011).
Il film è un grande omaggio a uno dei templi dell’arrampicata mondiale e il racconto della particolare storia umana dei due Ragni protagonisti.
The Egger Project, ripercorre i tentativi compiuti da Matteo Bernasconi e Matteo Della Bordella per aprire una via, la prima in assoluto, sulla pericolosa Parete Ovest della Torre Egger, grande parete inviolata in Patagonia. Il filmato ripercorre un lungo viaggio, una sfida iniziata nel 2011 e conclusa nel 2013, con la partecipazione anche del giovanissimo Luca Schiera, in un rush finale definito “devastante” dai protagonisti dell’impresa. Oltre un’ora di immagini spettacolari e testimonianze dei protagonisti che riescono a trasmettere con successo l’adrenalina e le emozioni della scalata. 
Dopo “Le grandi prime dei Ragni di Lecco”, l'ottava uscita della collana sarà “Primi sull'Everest”, in edicola da venerdì 10 aprile.
Le avventure continueranno settimanalmente di dvd in dvd, alla scoperta delle imprese che hanno fatto la storia dell’alpinismo, fino alla 27^ e ultima uscita, “The Yukon Blues”, in calendario venerdì 21 agosto.

domenica 12 aprile 2015

Dalla Pietra Parcellara alla Pietra Perduca...tra misteri e leggende...

Escursione in ambiente strano, pervaso dal mistero e dalla magia. Emersa dalle viscere della terra, la Pietra Parcellara, conferisce al luogo circostante qualcosa di strano, quasi inquietante. Uno spettacolare roccione ofiolitico, di forma piramidale, circondato dal morbido declinare delle colline piacentine. Ma rendere l'ambiente ancor più misterioso e affascinante, c'è un'altra "pietra", si chiama Perduca. La si riconosce per la sua chiesetta abbarbicata, e per i misteriosi ‘letti dei Santi’, scavati nella roccia.

Da Milano seguiamo l'autostrada A1 verso Bologna, usciti al casello di Piacenza sud, proseguiamo sulla tangenziale sud verso Parma, per poi continuare sulla SS45 Genova/Bobbio.
Percorrendo la lunga strada curvilinea, subito dopo il paese di Travo, ecco apparire dalle morbide colline piacentine, la Pietra Parcellara, sembra uno scoglio emerso dal mare. Arrivati a Perino (208 m), subito dopo il ponte nuovo, svoltiamo a destra raggiungendo l'ampio parcheggio dove lasciamo l'auto.
Percorriamo la strada asfaltata che costeggia il fiume (Via Campo Giochi), arrivando in breve alla passerella pedonale, dove all'inizio troviamo un cartello segnavia con indicato il sentiero 167 e le possibili mete da raggiungere (P. Parcellara 2.00 ore - P.so Caldarola 2.45 ore).
Arrivati sulla sponda opposta percorriamo la stradina asfalta che passa accanto agli impianti sportivi e oltrepassata un'azienda vinicola, saliamo fino a incrociare un'ulteriore strada. Dopo aver oltrepassato le frazioni Donceto (270 m) e Ca' dei Re, il panorama si apre verso le colline argillose, interamente ricoperte da campi coltivati, in prevalenza vigneti, dalle quali emerge un roccione ofiolitico, il più spettacolare tra quelli dell'intera regione, la Pietra Parcellara.
Dopo circa 30 minuti da Perino, in prossimità di un'area di sosta sulla sinistra, abbandoniamo la strada asfaltata. Dal pannello della Comunità Montana Appennino Piacentino, sul quale si può osservare una cartina della zona, seguiamo un tratturo contrassegnato dai segnavia bianco/rossi. Fino a qui volendo si può anche arrivare in auto, considerare che non ci sono parcheggi e che bisogna lasciarla a lato della stretta strada asfaltata. Dopo alcuni tratti un po' ripidi, raggiunto un poggio panoramico, la sterrata prosegue in falsopiano. Oltrepassata un'ulteriore area di sosta, in breve incrociamo una sterrata più ampia che attraversiamo, per proseguire sull'ampio sentiero, seguendo le indicazioni sulla palina segnavia. Entriamo in un bel bosco e in leggera salita arriviamo a un bivio, svoltiamo decisamente a sinistra continuando a seguire il sentiero 167 (bollo giallo). In ripida ascesa, dapprima nel bosco e poi fra le rocce affioranti, giungiamo su di un balcone naturale. La salita ora si fa meno impegnativa e in pochi minuti arriviamo alla sella detta Passo di Pietra Marcia (670 m circa), per via della roccia che si sgretola sotto l’azione degli agenti atmosferici. Qui ci sono due possibilità per raggiungere la cima, continuare a seguire il 167, oppure come abbiamo fatto noi seguire il 169 (EE - difficile) arrivando in breve alla base della cresta sud. Per affrontare la salita è richiesta un’ottima esperienza escursionistica e naturalmente non bisogna soffrire di vertigini. In alcuni tratti si richiede il superamento di roccette con passaggi di 1° grado, nell'unico tratto attrezzato, una fune metallica aiuta a superare un lastrone inclinato abbastanza esposto. Arrivati sulla sommità della Pietra Parcellara a 836 m, grazie allo spiazzo completamente spoglio possiamo godere di un bellissimo panorama a 360°. A nord la vallata incisa dal torrente Dorba, con l'evidente Oratorio di Pietra Perduca, arroccato su di uno scuro roccione (la nostra prossima destinazione), poco più lontano la torre di Bobbiano, con la chiesa di San Michele, mentre a sud/ovest la cresta rocciosa appena risalita, la Pietra Marcia e oltre il fiume Trebbia fino a Bobbio. Accanto alla croce, troviamo adagiata una simpatica capretta, dopo una ricerca ho scoperto che esiste una strana leggenda legata ad essa! Dopo esserci rifocillati scendiamo seguendo il sentiero sassoso che prende avvio proprio sotto alla cima, anche in questo caso bisogna porre un minimo d'attenzione, soprattutto alle rocce talvolta scivolose, sia la salita che la discesa sono assolutamente da evitare in caso di cattivo tempo.
Raggiunto l'Oratorio della Parcellara 730 m, recentemente restaurato, scendiamo verso la sottostante palina segnavia e tralasciato il sentiero 167 che prosegue verso la Loc. Pietra/P.so Caldarola, svoltiamo a destra passando sotto i cavi di una recinzione. Iniziamo a scendere seguendo le indicazioni per la Pietra Perduca (sent. 185), dopo circa 10 minuti raggiungiamo due cancelli separati da una recinzione. Oltrepassato il più grande, abbandoniamo la sterrata che continua verso l’agriturismo “la Madre Pietra” e varcato l'altro proseguiamo in leggera discesa sull'ampio sentiero verso la Pietra Perduca.
Giunti a un primo bivio teniamo la destra seguendo i segnavia e dopo alcuni tratti fangosi, il sentiero si immette su una strada sterrata che scende verso destra. Al successivo bivio, abbandoniamo il percorso principale che prosegue verso l'abitato di Montà e continuando a seguire i segnavia scendiamo verso sinistra fino a raggiungere la scalinata alla base della Pietra Perduca, a destra ci sono alcuni tavoli e una fontanella.
Risaliamo la scalinata fino ad arrivare al quattrocentesco oratorio di S. Anna incastonato tra le rocce, probabilmente sul sito di un avamposto militare del sec. XII, appartenuto alla famiglia Perducca. Costeggiando l'oratorio sulla sinistra arriviamo alla prima vasca rettangolare, abitata da una colonia di simpatici tritoni crestati.
La natura di queste vasche non è del tutto chiara, qualcuno le ha chiamate "letti dei santi”, dove si pensa che riposassero fra un miracolo e l'altro, altri che si tratti semplicemente di contenitori per la raccolta dell'acqua piovana, una riserva per probabili insediamenti primitivi. Risalendo una scala scolpita nella roccia si può tranquillamente arrivare fino alla parte più elevata, dove oltre a un'altra vasca, si ha anche un bellissimo colpo d'occhio sulla Pietra Parcelllara.
Ridiscendiamo per poi ripercorrere a ritroso pochi metri della strada sterrata da cui eravamo arrivati, deviamo a sinistra imboccando un sentiero che in piano attraversa i  prati fino ad arrivare in prossimità di un pannello con indicate le vie di arrampicata che si possono effettuare sulla Pietra Perduca. Proseguiamo ora verso le case di Montà, seguendo a sinistra una strada sterrata, oltrepassate le poche abitazioni continuiamo su una stradina asfaltata, del tutto priva di traffico, accompagnati da belle vedute sul fondovalle del Trebbia.
Seguendo le ondulate colline arriviamo a Corbellino, lasciato l'abitato alle nostre spalle proseguiamo ancora per poche decine di metri e alla prima curva verso destra, abbandoniamo la strada, seguendo prima un'esile traccia sassosa che scende ripida verso un casotto e dopo costeggiando le siepi che delimitano i campi. Puntando ad alcune grossi bacini artificiali posti molto più in basso, arriviamo a incrociare la strada asfaltata che avevamo percorso al mattino. Da qui in poi ripercorriamo il medesimo itinerario fatto al mattino.
Malati di Montagna: Pg, Danilo e l'Homo Selvadego


contrasto tra le verdi colline piacentine e il "Cervino della Val Trebbia"


l'area cresta sud-est (difficoltà EE con passaggi di 1°)


Pietra Parcellara 836 m


La misteriosa Capra Parcellara è citata in antichi codici già nel VII sec. d.C. 
Si tratta di notizie riguardanti una mistica credenza sull’arrivo dallo spazio di esseri alieni dai lineamenti caprini, i quali, per nascondersi alle ira di un non precisato nemico assunsero, sin da quei tempi, sembianze di capre. La leggenda dice che da quel lontano tempo sia nata la razza caprina della Parcellara.


In un paesaggio collinare da forme tondeggianti, 
emerge la roccia ofiolitica della Pietra Perduca 
con l'Oratorio di S. Anna.
Le ofioliti sono rocce magmatiche trascinate in superfice
dallo spostamento di enormi movimenti della crosta oceanica
e formatesi sul fondo dell'antico "oceano ligure",
circa 150 milioni di anni fa,
quando l'Appennino non esisteva ancora.



by Danilo





lunedì 6 aprile 2015

Monte Tre Croci, Cima della Bonda dal "Sentiero Padre Gallino"


Padre Giovanni Gallino fu ordinato sacerdote ad Asti il 23 dicembre 1945. Nel 1952 conseguì la laurea in Lettere Classiche all'Università di Torino. Durante gli studi universitari inizia ad insegnare Lettere prima alla scuola media di Varallo, poi al liceo scientifico di Borgosesia. Viene nominato nel giugno 1952 Rettore della nuova casa di Sanremo e successivamente Rettore del Collegio d'Adda nel 1955. Lasciato l'insegnamento nel 1983, viene designato Superiore della Villa Orelli dove, dopo un appassionato lavoro con i giovani attraverso il GRIM (Gruppo Ragazzi in Montagna del CAI di Varallo), muore il 25 maggio 1986. Padre Gallino è la figura carismatica di questo gruppo giovanile, fondato nel 1971, molto attivo e caro ai valsesiani.

Giro ad anello che si svolge in gran parte nei boschi, della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Varallo, il più antico dei sacri monti piemontesi-lombardi. Per quasi tutto il percorso abbiamo seguito i segnavia SPG (Sentiero Padre Gallino della Sez. CAI di Varallo). Dalla Cima Tre Croci, punto culminate dell'escursione, abbiamo potuto ammirare verso ovest, un panorama di prim'ordine, con il Tagliaferro e il Gruppo del Rosa in bella mostra.

Percorriamo l'autostrada A26 Genova/Gravellona T., tralasciata la diramazione per Gravellona T., continuiamo verso Genova fino all'uscita di "Romagnano Sesia/Ghemme". Alla prima rotonda prendiamo la seconda uscita seguendo le indicazioni per Romagnano S. Dopo circa 30 km sulla SP299 arriviamo a Varallo, ignorate le prime due uscite, alla terza seguiamo le indicazioni per la funivia del Sacro Monte (Rimella/Fobello/Cervatto). Proseguendo verso la Val Mastallone, dopo l'Istituto Alberghiero di Stato G. Pastore, svoltiamo a destra, attraversando il ponte sul torrente Mastallone. In breve raggiungiamo gli ampi parcheggi, collocati a monte della Piazza Gaudenzio Ferrari e della vicina chiesa della Madonna delle Grazie (monumento nazionale).
Dal parcheggio ci dirigiamo verso la partenza della funivia, dove sulla sinistra possiamo osservare alcuni pannelli informativi sul Sacro Monte di Varallo e sul percorso che andremo a fare. Imbocchiamo a destra la stretta viuzza dedica a Fra Bernardino Caimi (Fondatore del S. Monte) e le indicazioni SpG (Sentiero Padre Gallino). Incrociata la strada asfalta la seguiamo verso sinistra per poche decine di metri, per poi seguire la via selciata a sinistra (palina segnavia). Oltrepassata una piccola cappella nella roccia, in breve arriviamo alla Chiesa della Madonna del Cuore, dalla quale si ha una bella vista sull'abitato di Varallo. Risaliamo la mulattiera a destra della chiesa, fino a raggiungere piazza Giovanni Testori con l’artistica fontana sormontata dalla statua del "Pescatorello", posta davanti all'arco d'ingresso del Sacro Monte. Davanti al Vecchio Albergo Sacro Monte, voluto sul finire del XVI secolo dal vescovo Carlo Bascapè per gli artisti e i pellegrini, seguiamo per un brevissimo tratto la strada selciata fino a raggiungere uno slargo con un cappella, da qui imbocchiamo il sentiero a destra che passa accanto ad un'area per picnic. Arrivati a un bivio, in prossimità di alcune abitazioni, tralasciamo le indicazioni per la chiesa del Cucco e continuiamo a salire verso sinistra incrociando la strada asfaltata, in località Case Sparse. Sul lato opposto riprendiamo il sentiero e oltrepassata una fontana continuiamo a mezza costa in moderata salita fino un bivio, abbandoniamo momentaneamente il sentiero a sinistra, per dirigerci verso la vicina chiesa del Cucco dedicata al culto di Santa Barbara (sec. XVII) e recentemente restaurata dagli alpini, splendido il panorama verso la pianura del biellese. Riprendiamo il sentiero che avevamo momentaneamente lasciato, seguendo alcune frecce in legno sugli alberi (Tre Croci). Saliamo all'interno di un bel bosco e dopo aver oltrepassato una vecchia abitazione, invasa ormai dalla vegetazione, in breve incrociamo una mulattiera, che seguiamo in falsopiano verso sinistra. Arrivati a un primo bivio, abbandoniamo la mulattiera e seguiamo a destra la via "diretta" per il M. Tre Croci. Al successivo bivio tralasciamo il sentiero a sinistra e continuando a salire, arriviamo sul crinale che unisce il M. Tre Croci con la Cima Bonda. In pochi minuti continuando verso sinistra arriviamo in cima, dove svettano le tre croci in legno 919 m, un pannello di orientamento riporta le principali vette, tra cui il gruppo del Monte Rosa. Per il ritorno ripercorriamo il crinale verso SE in un fitto bosco di larici, ripidamente arriviamo a un'ampia radura di faggi, per chi vuole abbreviare il percorso può seguire il sentiero SpG a sinistra. Noi decidiamo di continuare in cresta e dopo una breve salita raggiungiamo Cima Bonda 918 m. Qui ritroviamo un solitario segnavia SpG, per tutta la discesa fino alla stradina sterrata non ne troveremo più, da qui in avanti il percorso e contrassegnato da alcuni bolli rossi e da vecchi segnavia, all'inizio con la numerazione 616 e poi 625. Dopo una prima ripida discesa arriviamo in fondo a una valletta, svoltiamo a sinistra seguendo su un albero una grande faccia sorridente. Percorriamo la valletta in leggera discesa, per poi piegare decisamente a destra, iniziando nuovamente a scendere. Facendo sempre attenzione ai bolli rossi, dopo un lungo traverso a sinistra, il sentiero volge decisamente verso destra raggiungendo alcune caratteristiche baite, in parte abbandonate, che formano il nucleo della Cascine della Bonda (su una trave viene riporta la data 1842). Dopo un breve tratto umido, raggiunta l'ultima baita a valle, dal segnavia bianco/rosso continuiamo a scendere fino a raggiungere un bivio. Tralasciato il sentiero a destra, con un lungo traverso in falsopiano raggiungiamo la frazione di Verzimo. Attraversiamo il borgo con le sue vecchie case, arrivando davanti al sagrato della chiesa di Sant'Anna 736 m, dove decidiamo di fermaci per riposarci. Dalla fontana, sul lato destro della chiesa, proseguiamo verso la strada sterrata per pochi metri, per poi scendere a destra, riprendendo i segnavia del Sentiero Padre Gallino (SpG). Costeggiamo per un lungo tratto un torrentello, per poi piegare verso destra fino a incontrare un cancelletto di ferro che oltrepassiamo. Con una serie di tornanti perdiamo velocemente quota, raggiungendo i verdi pascoli di Caprello. Scendiamo verso destra seguendo alcuni bolli rossi, fino a incrociare una stradina sterrata che seguiamo verso sinistra. Proseguendo in piano dopo qualche minuto ritroviamo i segnavia SpG che ci accompagneranno fino a Varallo. Terminata la sterrata, proseguiamo lungo una strada asfaltata e oltrepassato un cancello che ne vieta il transito, in breve raggiungiamo alcune abitazioni. Tralasciata sulla destra la strada che attraversa il ponte sul torrente Mastallone, continuiamo sulla stradina asfalta, passando accanto ad alcune abitazioni della località Bullio. Al termine di questa rilassante passeggiata, riprendiamo a salire su una mulattiera giungendo a una cappelletta, dalla quale svoltiamo a sinistra arrivando alla vicina e purtroppo diroccata, chiesa di S, Pantaleone 530 m. Tralasciato il sentiero a sinistra, riprendiamo a scendere raggiungendo in pochi minuti l'oratorio della Madonna della Neve. Passiamo sotto il portico e seguendo l'ampia via in breve incrociamo la strada asfalta, che seguiamo per circa 300 metri verso sinistra fino al parcheggio dove avevamo lasciato l'auto. Prima di ritornare a casa consigliamo una visita alla chiesa della Madonna delle Grazie e alla vicina piazza Gaudenzio Ferrari.
Malati di Montagna: Silvio, Deborah e Homo Selvadego

Madonna del Cuore
A metà della dorsale rocciosa che unisce il Sacro Monte
alla Collegiata di San Gaudenzio.


Varallo


Il Cucco
La chiesetta dedicata a Santa Barbara, 
si erge su uno sperone di roccia, 
ed avvisa da lontano il viaggiatore di essere vicino a Varallo


Monte Tre Croci 919 m


panorama verso la pianura vercellese


Il complesso del Sacro Monte di Varallo


Verzimo 740 m
La più rustica frazione di Varallo


La chiesa di Verzimo dedicata a Sant'Anna




venerdì 3 aprile 2015

Buona Pasqua


Cominciate a fare ciò che è necessario, 
poi ciò che è possibile, e all'improvviso 
vi sorprenderete a fare l'impossibile.

San Francesco d'Assisi

mercoledì 1 aprile 2015

Le grandi prime dei Ragni di Lecco

Il film “Le grandi prime dei Ragni di Lecco” 
in edicola con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello sport

Il dvd dedicato alle imprese del celebre gruppo di alpinisti, 
che quest'anno compie 70 anni,
sarà disponibile da venerdì 3 a giovedì 9 aprile a 10,99 Euro


Le vie alpinistiche più estreme aperte da uno dei pool di alpinisti più famosi d'Italia, in continua evoluzione nonostante i settant'anni trascorsi dalla fondazione e che porta le sue sfide sulle pareti del mondo ai massimi livelli.
È il film “Le grandi prime dei Ragni di Lecco” la settima uscita della collana di film e documentari dedicati alla montagna “Le leggende dell’alpinismo. Storie di uomini e montagne”, in edicola con La Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera a 10,99 Euro da venerdì 3 a giovedì 9 aprile.
La pellicola, della durata totale di circa 70 minuti, contiene due episodi: “Il gioco infinito”, che ripercorre la storia delle tre vie estreme aperte dai Ragni Fabio Palma e Matteo Della Bordella sul massiccio del Wenden, in Svizzera: Portami Via (2005), Coelophysis (2008) e Infinite Jest (2011).
Il film è un grande omaggio a uno dei templi dell’arrampicata mondiale e il racconto della particolare storia umana dei due Ragni protagonisti.
The Egger Project, ripercorre i tentativi compiuti da Matteo Bernasconi e Matteo Della Bordella per aprire una via, la prima in assoluto, sulla pericolosa Parete Ovest della Torre Egger, grande parete inviolata in Patagonia. Il filmato ripercorre un lungo viaggio, una sfida iniziata nel 2011 e conclusa nel 2013, con la partecipazione anche del giovanissimo Luca Schiera, in un rush finale definito “devastante” dai protagonisti dell’impresa. Oltre un’ora di immagini spettacolari e testimonianze dei protagonisti che riescono a trasmettere con successo l’adrenalina e le emozioni della scalata. 
Dopo “Le grandi prime dei Ragni di Lecco”, l'ottava uscita della collana sarà “Primi sull'Everest”, in edicola da venerdì 10 aprile.
Le avventure continueranno settimanalmente di dvd in dvd, alla scoperta delle imprese che hanno fatto la storia dell’alpinismo, fino alla 27^ e ultima uscita, “The Yukon Blues”, in calendario venerdì 21 agosto.