Dall'autostrada A8 esco a Como Nord e continuo per Menaggio sulla storica via "Regina" fino ad Argegno, da dove proseguo a sinistra seguendo le indicazioni per la Valle d'Intelvi, arrivando a Lanzo d'Intelvi. Continuo in direzione di Valmara / confine Svizzero fino all'incrocio con la strada che proviene da Pellio Intelvi a circa 500 m dalla dogana.
Brrrr…. oggi fa decisamente freddo, l'inverno è davvero alle porte, all'esterno la macchina mi indica -2, poco male vuol dire che camminando mi riscalderò. Lasciata l'auto in uno slargo sulla sinistra nei pressi dell'incrocio di Lanzo a circa 845 m, imbocco la mulattiera militare seguendo le indicazioni "Percorso delle Trincee" Luigi Mario Belloni, affronto il primo tratto che sale regolarmente nella faggeta della Valle dell'Inferno. Dopo poche decine di metri tralascio sulla sinistra il sentiero da cui farò ritorno e man mano che proseguo i suoni della civiltà si allontano, lasciandomi solo con i miei pensieri e con le mille voci che popolano il bosco.
Dopo circa 30 minuti arrivo in località Sasso Bove (o Bovè), zona di confine italo/svizzero, percorro alcune vecchie trincee che durante la prima guerra mondiale, avrebbero dovuto contrastare l'eventuale invasione austroungarica del lago di Lugano. Dalla palina segnavia proseguo a destra seguendo il "Sentiero dei Contrabbandieri", Alpe di Gotta, Foo di Parol, la pista forestale entra in piano nella Valle Bovè tra esemplari maestosi di faggio, tra cui il Foo di Parol "Fó di Parol", faggio delle parole 1070 m, così detto a causa delle tante incisioni (parole) sulla corteccia. Leggenda vuole che fossero i segni lasciati dai contrabbandieri per comunicare i carichi trasportati o le presenze indesiderate dei finanzieri. Sono ora nel cuore della foresta regionale, salgo dolcemente al riparo di faggi, frassini e aceri. Il sentiero si addentra nella valle, attraversando piccoli canaloni con ardite passerelle di legno, fino ad un bivio dove proseguo a sinistra seguendo il "Sentiero dei Contrabbandieri", guadagnando quota in 10 minuti arrivo ad un'altra pianta monumentale il Foo di Bait, faggio della baita, con una circonferenza di 5,70 m, un'altezza di 26 m e un'età di 250 anni…faccio una piccola pausa accanto a lui… Proseguo lungo la pista forestale fino all'alpeggio di Gotta 1246 m, con un'area di sosta e alcuni pannelli didattici. Riprendo la marcia salendo a destra sull'ampia carrareccia, giunto a un'ulteriore pannello mi fermo qualche istante ammirando il panorama sulla sottostante alpe di Gotta. Tralasciando il sentiero a destra per la Crocetta in breve arrivo al Barco dei Montoni 1346 m dove finalmente posso riscaldarmi sotto i raggi del sole. Dalla palina segnavia continuo seguendo le indicazioni per il M. Generoso, il sentiero entra nuovamente nel bosco e sale costantemente giungendo sul crinale in località Murelli 1499 m. Proseguo a destra seguendo i resti di un muretto a secco che demarca il confine tra la fitta pecceta demaniale, sulla destra e i verdi pascoli dell'alpe Pesciò alto, sulla sinistra. Prima di raggiungere la sella di Piancaccia salgo a destra sull'omonima cima 1594 m dove si trova un cippo di confine, il panorama e a dir poco strabiliante, un mare di nuvole con tutti i 4000 in bella evidenza. Scendo alla palina e proseguo sul sentiero in falsopiano attrezzato in alcuni tratti con delle catene in caso di ghiaccio. Oltrepassati i pinnacoli calcari del Baraghetto, in un crescendo di panorami sempre più vasti, arrivo al cartello rosso che indica il percorso alpinistico che sale da Rovio, da questo lato il Generoso fa proprio impressione, salgo verso destra verso la croce del Baraghetto che raggiungo in pochi minuti 1694 m, rimango qui qualche istante… Ridiscendo alla sella e proseguo diritto raggiungendo una recinzione, da qui piegando decisamente a destra salgo in cima al Monte Generoso 1704 m. Stranamente ci sono solo due persone, dopo aver scattato foto in ogni direzione mi concedo una breve pausa consultando il percorso che dovrò fare al ritorno. Ripercorro il medesimo itinerario tralasciando il sentiero da cui sono venuto e seguendo alcuni cartelli scendo verso gli edifici della stazione d'arrivo del treno a cremagliera che da Capolago nel Canton Ticino sale fin quassù. Dalla palina segnavia proseguo verso sinistra in piano seguendo le indicazioni per la "Caverna dell'Orso, lungo questo tratto di percorso si possono osservare alcuni pannelli didattici del vicino Osservatorio Astronomico pubblico, dotato del più potente e moderno telescopio di tutta la Svizzera. Giunto alla seguente palina segnavia, lascio la Svizzera alle mie spalle e scendo a sinistra seguendo la variante al "Sentiero basso" indicato dalla freccia per la Grotta dell'Orso. Giunto a un bivio scendo verso destra e in pochi minuti arrivo alla grotta, dove all'esterno si trovano alcuni pannelli didattici molto interessanti.
Proseguo seguendo il "Sentiero dell'Orso", dopo una breve discesa continuo in leggera salita raggiungendo un pianoro con una palina segnavia, scendo sul lato opposto da dove sono arrivato verso un ulteriore pannello. Continuo seguendo il sentiero e in breve raggiungo l'alpe Pesciò di mezzo, mirabile insediamento rurale in pietra a secco, un tempo qui vivevano nove famiglie con 400 capi di bestiame. Dalla palina segnavia in leggera discesa proseguo in direzione della bocchetta d'Orimento, dopo un ponticello tralascio la mulattiera che in breve arriva all'alpe Orimento e proseguo a sinistra seguendo le indicazioni per l'alpe di Gotta "Sentiero botanico-vegetazionale". Questo tratto è davvero molto affascinante e suggestivo, dopo aver costeggiato un torrente in secca, attraverso alcune radure e sempre in salita arrivo ad un piccolo laghetto quasi completamente ghiacciato. Seguendo le indicazioni della palina segnavia risalgo a un ulteriore palina dalla quale proseguo a sinistra per le "Baracche", "Sasso Bovè". La strada militare scende in maniera costante all'interno del bosco, poco dopo tralascio una deviazione a sinistra e proseguendo arrivo nel punto in cui si intersecano i vari sentieri e dove ero passato al mattino. Per non scendere subito decido di allungare il percorso proseguendo a sinistra seguendo le indicazioni per Pian delle Noci, Pellio Intelvi. In breve raggiungo la località Baracche, la "portineria" di questa importante linea di difesa che da Sasso Bovè sale fino al Barco dei Montoni. Qui i camion venivano identificati e fatti proseguire, oppure potevano scaricare il materiale che sarebbe stato distribuito nei vari depositi in un secondo tempo. La strada militare prosegue senza nessun tipo di problema nel silenzio del bosco, arrivato a un bivio con alcune paline segnavia, seguo a sinistra una traccia di sentiero non segnalato ma comunque facilmente individuabile, perdo quota costantemente all'interno di un avvallamento, per poi ricongiungermi con la mulattiera fatta al mattino, arrivando in breve all'auto. Escursione dallo sviluppo notevole per cui bisogna avere già un buon allenamento.
Brrrr…. oggi fa decisamente freddo, l'inverno è davvero alle porte, all'esterno la macchina mi indica -2, poco male vuol dire che camminando mi riscalderò. Lasciata l'auto in uno slargo sulla sinistra nei pressi dell'incrocio di Lanzo a circa 845 m, imbocco la mulattiera militare seguendo le indicazioni "Percorso delle Trincee" Luigi Mario Belloni, affronto il primo tratto che sale regolarmente nella faggeta della Valle dell'Inferno. Dopo poche decine di metri tralascio sulla sinistra il sentiero da cui farò ritorno e man mano che proseguo i suoni della civiltà si allontano, lasciandomi solo con i miei pensieri e con le mille voci che popolano il bosco.
Dopo circa 30 minuti arrivo in località Sasso Bove (o Bovè), zona di confine italo/svizzero, percorro alcune vecchie trincee che durante la prima guerra mondiale, avrebbero dovuto contrastare l'eventuale invasione austroungarica del lago di Lugano. Dalla palina segnavia proseguo a destra seguendo il "Sentiero dei Contrabbandieri", Alpe di Gotta, Foo di Parol, la pista forestale entra in piano nella Valle Bovè tra esemplari maestosi di faggio, tra cui il Foo di Parol "Fó di Parol", faggio delle parole 1070 m, così detto a causa delle tante incisioni (parole) sulla corteccia. Leggenda vuole che fossero i segni lasciati dai contrabbandieri per comunicare i carichi trasportati o le presenze indesiderate dei finanzieri. Sono ora nel cuore della foresta regionale, salgo dolcemente al riparo di faggi, frassini e aceri. Il sentiero si addentra nella valle, attraversando piccoli canaloni con ardite passerelle di legno, fino ad un bivio dove proseguo a sinistra seguendo il "Sentiero dei Contrabbandieri", guadagnando quota in 10 minuti arrivo ad un'altra pianta monumentale il Foo di Bait, faggio della baita, con una circonferenza di 5,70 m, un'altezza di 26 m e un'età di 250 anni…faccio una piccola pausa accanto a lui… Proseguo lungo la pista forestale fino all'alpeggio di Gotta 1246 m, con un'area di sosta e alcuni pannelli didattici. Riprendo la marcia salendo a destra sull'ampia carrareccia, giunto a un'ulteriore pannello mi fermo qualche istante ammirando il panorama sulla sottostante alpe di Gotta. Tralasciando il sentiero a destra per la Crocetta in breve arrivo al Barco dei Montoni 1346 m dove finalmente posso riscaldarmi sotto i raggi del sole. Dalla palina segnavia continuo seguendo le indicazioni per il M. Generoso, il sentiero entra nuovamente nel bosco e sale costantemente giungendo sul crinale in località Murelli 1499 m. Proseguo a destra seguendo i resti di un muretto a secco che demarca il confine tra la fitta pecceta demaniale, sulla destra e i verdi pascoli dell'alpe Pesciò alto, sulla sinistra. Prima di raggiungere la sella di Piancaccia salgo a destra sull'omonima cima 1594 m dove si trova un cippo di confine, il panorama e a dir poco strabiliante, un mare di nuvole con tutti i 4000 in bella evidenza. Scendo alla palina e proseguo sul sentiero in falsopiano attrezzato in alcuni tratti con delle catene in caso di ghiaccio. Oltrepassati i pinnacoli calcari del Baraghetto, in un crescendo di panorami sempre più vasti, arrivo al cartello rosso che indica il percorso alpinistico che sale da Rovio, da questo lato il Generoso fa proprio impressione, salgo verso destra verso la croce del Baraghetto che raggiungo in pochi minuti 1694 m, rimango qui qualche istante… Ridiscendo alla sella e proseguo diritto raggiungendo una recinzione, da qui piegando decisamente a destra salgo in cima al Monte Generoso 1704 m. Stranamente ci sono solo due persone, dopo aver scattato foto in ogni direzione mi concedo una breve pausa consultando il percorso che dovrò fare al ritorno. Ripercorro il medesimo itinerario tralasciando il sentiero da cui sono venuto e seguendo alcuni cartelli scendo verso gli edifici della stazione d'arrivo del treno a cremagliera che da Capolago nel Canton Ticino sale fin quassù. Dalla palina segnavia proseguo verso sinistra in piano seguendo le indicazioni per la "Caverna dell'Orso, lungo questo tratto di percorso si possono osservare alcuni pannelli didattici del vicino Osservatorio Astronomico pubblico, dotato del più potente e moderno telescopio di tutta la Svizzera. Giunto alla seguente palina segnavia, lascio la Svizzera alle mie spalle e scendo a sinistra seguendo la variante al "Sentiero basso" indicato dalla freccia per la Grotta dell'Orso. Giunto a un bivio scendo verso destra e in pochi minuti arrivo alla grotta, dove all'esterno si trovano alcuni pannelli didattici molto interessanti.
Proseguo seguendo il "Sentiero dell'Orso", dopo una breve discesa continuo in leggera salita raggiungendo un pianoro con una palina segnavia, scendo sul lato opposto da dove sono arrivato verso un ulteriore pannello. Continuo seguendo il sentiero e in breve raggiungo l'alpe Pesciò di mezzo, mirabile insediamento rurale in pietra a secco, un tempo qui vivevano nove famiglie con 400 capi di bestiame. Dalla palina segnavia in leggera discesa proseguo in direzione della bocchetta d'Orimento, dopo un ponticello tralascio la mulattiera che in breve arriva all'alpe Orimento e proseguo a sinistra seguendo le indicazioni per l'alpe di Gotta "Sentiero botanico-vegetazionale". Questo tratto è davvero molto affascinante e suggestivo, dopo aver costeggiato un torrente in secca, attraverso alcune radure e sempre in salita arrivo ad un piccolo laghetto quasi completamente ghiacciato. Seguendo le indicazioni della palina segnavia risalgo a un ulteriore palina dalla quale proseguo a sinistra per le "Baracche", "Sasso Bovè". La strada militare scende in maniera costante all'interno del bosco, poco dopo tralascio una deviazione a sinistra e proseguendo arrivo nel punto in cui si intersecano i vari sentieri e dove ero passato al mattino. Per non scendere subito decido di allungare il percorso proseguendo a sinistra seguendo le indicazioni per Pian delle Noci, Pellio Intelvi. In breve raggiungo la località Baracche, la "portineria" di questa importante linea di difesa che da Sasso Bovè sale fino al Barco dei Montoni. Qui i camion venivano identificati e fatti proseguire, oppure potevano scaricare il materiale che sarebbe stato distribuito nei vari depositi in un secondo tempo. La strada militare prosegue senza nessun tipo di problema nel silenzio del bosco, arrivato a un bivio con alcune paline segnavia, seguo a sinistra una traccia di sentiero non segnalato ma comunque facilmente individuabile, perdo quota costantemente all'interno di un avvallamento, per poi ricongiungermi con la mulattiera fatta al mattino, arrivando in breve all'auto. Escursione dallo sviluppo notevole per cui bisogna avere già un buon allenamento.
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