Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

lunedì 8 ottobre 2012

sulla strada del ferro al rifugio Casera Vecchia di Varrone

L'escursione descritta segue integralmente la parte superiore dell’antica “strada del ferro” o di Maria Teresa perché il suo miglioramento è legato all’illuminato intervento dell’imperatrice d’Austria che nel XVIII secolo decise di dare nuovo impulso all’attività estrattiva del ferro che si conduceva da secoli in Valsassina e Val Varrone.

Abbandoniamo la statale 36 in prossimità del ponte sull’Adda a Lecco, per proseguire sulla nuova SS36 che sale verso la Valsassina. Dopo l’ultima galleria, alla rotonda di Ballabio, proseguiamo diritti seguendo la provinciale 62 fino a Taceno, da dove continuiamo a destra seguendo le indicazioni per Premana fino al ponte che precede la salita verso il paese. Qui vi sono due possibilità o svoltare a sinistra prima del ponte oppure dopo il ponte a destra, in entrambi i casi si perviene alla zona industriale di Premana. La macchina la lasciamo nel parcheggio nei pressi di un cartello con una cartina della zona, accanto c’è anche una fresca fontanella 765 m, ci incamminiamo lungo la strada asfalta passando sul lato destro della ditta Premax.
Dopo pochi minuti attraversiamo il torrente Varrone su un vecchio ponte in pietra giungendo ad un bivio, tralasciate le indicazioni per la val Marcia proseguiamo a sinistra lungo la carrareccia che risale fedelmente la valle, costeggiando sulla destra il torrente. Purtroppo il primo tratto dell’antico percorso è scomparso, e al suo posto vi sono tratti sterrati alteranti da altri col fondo in cemento,
In leggera salita passiamo accanto ad alcune baite e dopo un tratto in falsopiano arriviamo all’agriturismo Giabi, con una delle innumerevoli fontane che si incontrano durante il tragitto. Attraversato un’altro ponte in pietra iniziamo a salire in un bosco di castagni e faggi, dopo alcuni tornanti arriviamo a Gabbio 875 m, dalla palina segnavia ci addentriamo tra le baite tralasciando la mulattiera a sinistra per Premana dalla quale faremo ritorno. Oltrepassiamo il lavatoio e al termine delle abitazioni riprendiamo la strada, dopo alcuni saliscendi giungiamo a una cappella dedicata a Sant’Antonio. Dopo pochi minuti oltrepassiamo su un ponticello il torrente che scende dalla Val Fraina, e con alcuni tornanti giungiamo alla chiesetta del "Pignadur" posta su un dosso. Proseguendo quasi in piano dopo un bel crocifisso in legno arriviamo alla cappella dedicata a S. Uberto, patrono dei cacciatori. Penetriamo sempre di più nella valle fino ad incontrare i borghi dell'alpe Forni di Sopra 1105 m e a poca distanza sul lato opposto della valle l’Alpe Casarsa 1183 m, proseguendo in breve giungiamo a Vegessa e oltrepassate le ultime case troviamo un cartello che parla della “strada del ferro”.
In leggera salita entriamo in un bosco di larici e continuando in falsopiano arriviamo ad un  bivio, tralasciando le indicazioni a destra per Artino, continuiamo per l'alpe Varrone, seguendo sempre l’antica via lastricata.
Con arditi tornanti guadagniamo quota fiancheggiando il torrente che scorre più impetuoso, creando cascatelle e ricami d’acqua. Ci portiamo sul lato opposto della valle attraversando il Ponte del Dente, subito dopo tralasciamo il sentiero a sinistra (punto panoramico sulla cascata) che useremo al ritorno e proseguiamo sempre sulla strada lastricata che ripidamente ci fa guadagnare quota.
All'altezza di un tornante ci fermiamo per qualche minuto, ammirando il panorama che si può godere da un vero balcone naturale, oltre a un pannello informativo vi sono anche alcune panche e tavoli in legno. Riprendiamo il cammino e con un’ulteriore serie di tornanti raggiungiamo i pascoli dell’alpe Varrone, dove dinanzi a noi si apre, come per incanto, un meraviglioso scenario, ampio e delimitato alla testata della valle dal Pizzo Varrone.
Poco prima di attraversare un ponticello su una palina segnavia troviamo indicato a destra il sentiero per le miniere di ferro, continuiamo in leggera salita per alcuni minuti, per poi deviare a sinistra verso il rifugio Casera Vecchia di Varrone 1675 m.  Decidiamo di fermarci a pranzo ma essendo presto e vista la splendida giornata decidiamo di andare a vedere le miniere e così ritornati alla palina segnavia proseguiamo sull'ampia mulattiera. Guadagniamo quota velocemente e tralasciando le deviazioni a destra per il rifugio Santa Rita arriviamo a una palina segnavia con l'indicazione per la miniera che raggiungiamo dopo un breve tratto di discesa.
Questa miniera, era già esistente ai tempi dell’impero Austro-Ungarico (1750) e fu abbandonata come le altre attorno al 1820. Durante il periodo di “autarchia” (1930-1940), quando cioè l’Italia venne isolata dal resto delle Nazioni, furono ripresi i lavori di ricerca e in parte di coltivazione del minerale ferroso in quest’area. Questa miniera fu restaurata ed ampliata dall’Accieieria e Ferriera del Caleotto, un’industria siderurgica lecchese che ha cessato la sua attività solo alla fine degli anni ‘80.
La fame inizia a farsi sentire e così di corsa ci rechiamo nuovamente al rifugio dove ci aspetta un bel piatto di pizzoccheri. Per il ritorno ripercorriamo il medesimo percorso fatto all'andata fino a Gabbio da dove seguiamo l'ardita mulattiera per Premana. Incastonato nella sua montagna, quasi aggrappato per non cadere a Valle, compare questo originale agglomerato di case, tutte costruite l'una a ridosso dell'altra, questa è l'impressione che abbiamo avuto camminando lungo la strada asfalta verso valle. Dopo alcuni minuti deviamo a sinistra seguendo un cartello per alpe Chiarino - Piz d'Alben, collocato sul lato di una casa. Dopo pochi metri deviamo a destra scendendo lungo una scala per poi proseguire su un sentiero che all'inizio passa accanto ad alcune vecchie abitazioni per poi deviare a sinistra. Entrati nel bosco iniziamo la ripida discesa fino alle baite a ridosso della zona industriale dove abbiamo lasciato l'auto.
Malati di Montagna: Danilo e Fabio

Alpe Casarsa


panorama...


rifugio Casera Vecchia di Varrone


luogo idilliaco...


inizio della mulattiera per Premana


Miniera Caleotto

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