Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 28 febbraio 2010

un giro in giro...

Oggi le previsioni non erano certo ottimistiche, ma per chi vive la montagna come il sottoscritto poca importa, con Danilo ormai diventato il mio inseparabile compagno di camminata, ci dirigiamo verso Champorcher con l'obiettivo di raggiungere il rifugio Dondena. Durante la notte ha nevicato lo capiamo subito quando ci apprestiamo a percorrere la deviazione per Petit Mont Blanc purtroppo la strada non è stata pulita e così decidiamo di andare fino a Chardonney, alla partenza della funivia gli sciatori hanno già invaso il parcheggio, troviamo posto lungo la strada, la temperatura è accettabile e per ora scende solo qualche fiocco di neve. Proseguiamo tra le case del paese fino al ponte sul torrente Ayasse che attraversiamo seguendo le indicazioni della palina segnavia, poco dopo alla seguente palina calziamo le ciaspole e seguiamo il sentiero n. 9 per Dondena che corrisponde anche all'Alta Via n. 2 della Valle d'Aosta, Danilo mi fa notare che nei tempi indicati c'è effettivamente qualcosa che non va, al ponte veniva indicato 3.30 ore al rifugio, ora invece 2.40 ore la cosa effettivamente è molto strana anche perché sono passati solo pochi minuti, boh!!! Iniziamo a salire tra muretti a secco sepolti dalla neve, si avanza a fatica e anche se abbiamo le ciaspole sprofondiamo quasi fino alle ginocchia, passiamo su un ponte per poi iniziare a salire sulla sinistra orografica del torrente in un bel bosco di abete rosso. Siamo solo noi e la montagna attorno il silenzio più totale, una meraviglia, il sentiero che stiamo percorrendo è anche chiamato "della scaletta", per superare alcuni tratti ripidi infatti sono state fatte alcune scalette, credetemi noi non le abbiamo viste, ma la fatica nel superare questi tratti si è sentita... Dopo aver superato a fatica un'albero caduto durante l'inverno, arriviamo in un canalone dove una slavina ha letteralmente sepolto il sentiero, dopo aver valutato con attenzione la situazione decidiamo di fare marcia indietro, troppo pericoloso proseguire!!! Il rifugio Dondena che ho visto tante volte d'estate ma che d'inverno non avevo mai avuto il piacere di salire dovrà aspettare, peccato mi ero già visto seduto con le gambe sotto al tavolo a mangiare un piatto di polenta... Ripercorriamo il sentiero battuto durante la salita, una piccola trincea, poca prima di arrivare in paese veniamo attirati da un iglù o igloo, Danilo non si fa scappare l'occasione e tolto lo zaino e le ciaspole entra dentro, nel frattempo il sole per pochi secondi appare ma subito scompare tra le nuvole. Arriviamo all'auto che sono circa le 11.30, vista l'ora decidiamo di andare a fare un giro al caseificio Cooperativa Evancon (Via Nazionale, 7 - Arnad), produce oltre alla famosa fontina valdostana, anche tome, robiole, scamorze...un tripudio di sapori e profumi!!! Sulla strada verso Pont-Saint-Martin veniamo attirati dal borgo di Donnas, reso famoso soprattutto perché conserva un tratto della via Consolare delle Gallie, la strada che da Roma arrivava fino ad Aosta, si tratta di circa duecento metri di strada che costeggia una roccia strapiombante, un'arco di 4 metri di altezza per 4 metri di spessore, con una distanza di circa 3 metri tra i due stipiti, ne ricorda l'importanza di questa antica via di comunicazione.
Anche oggi un gran bel giro in giro...
Malati di Montagna: Fabio e Danilo

non splende il sole...ma che favola!!!

a battere la pista ora tocca a Danilo!!!

chissà cosa mai avrà trovato nell'igloo...

la strada romana alle porte del borgo di Donnas



giovedì 25 febbraio 2010


Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni...
Però ciò che è importante non cambiare;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea d'arrivo c'è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c'è un'altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite... insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c'è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!

Madre Teresa di Calcutta

domenica 21 febbraio 2010

che giornata strana alla Quinseina...

La Quinseina è una delle cime più famose e frequentate del canavese, raccolto con piacere l'invito dagli amici di Ivrea ci apprestiamo a salirla con le ciaspole. Da Borgiallo in Valle Sacra, a pochi chilometri da Ivrea, si segue la tortuosa carrozzabile fino al piccolo parcheggio adiacente al Santuario di Santa Elisabetta 1211 m. Risaliamo la strada coperta parzialmente dalla neve, in estate si può proseguire in auto fino al dosso di Pian del Lupo a circa 1400 m. Abbandonata la strada nei pressi di una curva, iniziamo a salire con le ciaspole seguendo Walter che è già salito più volte in cima da più versanti e che quindi conosce molto bene il percorso da effettuare. La neve caduta abbondante nei giorni precedenti rende l'ambiente davvero molto suggestivo, intersechiamo la strada seguendola per un breve tratto, per poi abbandonarla e proseguire verso alcune baite. Arrivati ai piedi della montagna Walter sentendo un rumore provocato dal vuoto sottostante al manto nevoso creato dal passaggio di alcuni scialpinisti che ci precedono, decide di proseguire sulla destra, abbandonando così il percorso classico che si sviluppa in cresta. La salita ora si fa dura, nell'attraversare un traverso insidioso a circa 1900 m mi si rompe un bastoncino, cerco di proseguire ugualmente ma poco dopo scivolo e faccio fatica a rimettermi in piedi, tolgo immediatamente le ciaspole ma una mi scivola dalle mani, fortunatamente si ferma poco più sotto, decido che oggi probabilmente la Quinseina non vuole che vada fino in cima, poco male andrò un'altra volta, saluto gli amici che proseguono, anche Patrizia decide di fermarsi e poco dopo ci raggiunge anche Danilo, insieme scendiamo a mangiare alla baita sottostante. Il panorama è spettacolare, davanti a noi la pianura piemontese, riusciamo a vedere la collina dove sorge la Basilica di Superga e lontano ma ben evidente sua maestà il Monviso, da rimanere estasiati... Prima di riprendere la via del ritorno decidiamo di andare a farci un giretto tra i dolci pendii innevati, arriviamo nei pressi di una baita dove il tetto è talmente sommerso dalla neve che sembra far parte della montagna, continuiamo fino ad arrivare sulla cresta da dove possiamo osservare la sottostante Valle Soana e un po' più lontano la Valle dell'Orco. Con percorso libero raggiungiamo la traccia seguita al mattino, da cui scendiamo raggiungendo il parcheggio che nel frattempo si è riempito di auto, mentre aspettiamo gli amici di ritorno dalla cima andiamo a visitare il grazioso santuario. Gli ultimi 400 metri circa di dislivello che mancavano alla cima mi hanno raccontato che erano molto ripidi e che poco sotto alla croce di vetta bisognava stare attenti a dove poter passare, per la discesa hanno deciso di scendere lungo la cresta in direzione del traliccio dell'alta tensione, evitanto così il traverso insidioso. Le mie conclusioni sono che l'escursione con le ciaspole fino alle ultime baite è davvero molto bella e piacevole, il proseguimento alla cima è da valutare al momento e comunque da effettuare solo se si ha una buona esperienza, soprattutto in ambiente innevato!!!
Malati di montagna: Walter, Claudio, Patrizia, Giuseppe, Fabio, Kiran, Flavio, Danilo e Fabio.
la cresta sud della Quinseina

da dove si entra?!?

la pianura piemontese

tutti in fila indiana...

ed ecco finalmente la croce della Quinseina 2344 m

domenica 14 febbraio 2010

In Val d'Ayas tra antichi villaggi Walser

Lasciamo l'auto nel piccolo parcheggio accanto alla chiesa di St. Jacques alla testata della val d'Ayas, risaliamo la stradina asfaltata fino al ponte sul torrente Evancon, superatolo indossiamo le ciaspole e iniziamo a salire a destra. Dopo pochi minuti attraversiamo un successivo ponte, proseguiamo in salita nel bosco, i raggi del sole filtrano creando strani giochi di luce, arrivati alla palina segnavia facciamo una piccola deviazione a sinistra verso le case di Fiery, dov'è lo storico albergo Bellavista, da dietro la piccola chiesa seguiamo una traccia che in breve si ricongiunge con il percorso precedentemente abbandonato. Attraversiamo i pascoli di Beau Bois, con una piccola deviazione si può vedere un rascard del XVIII secolo. Ritorniamo a salire all'interno del bosco, volendo si può abbandonare il tracciato principale e seguire percorsi diversi, l'importante è non spingersi troppo a destra dove il torrente scorre in un profondo canyon, ed ecco apparire come una valle incanta il Pian di Verra inf. 2039 m, è la seconda volta che vengo qui durante l'inverno e provo sempre una forte emozione, alzo gli occhi ma purtroppo le nuvole coprono le cime, ma bastano pochi secondi, una folata di vento gelido ed ecco apparire il Polluce 4091 m e subito dopo il Breithorn, purtroppo l'unico a rimanere nascosto è il Castore 4221 m salito l'estate scorsa, ai loro piedi si riescono a intravedere le grandi lingue dei ghiacciai con il loro coloro vedere/azzurro, uno SPETTACOLO. Svoltiamo a destra attraversiamo un ponticello e seguiamo la pista a destra in leggera discesa fino alla palina segnavia da dove sulla sinistra iniziamo a salire con decisione nel bosco. Arriviamo a circa quota 2104 m, da qui il percorso inizia a scendere arrivando alle prime case del villaggio walser di Résy dove si trova il rifugio G.B. Ferraro (http://www.rifugioferraro.com/). Ad accoglierci c'è Fausta la padrona di casa famosa in tutta la valle per la sua ottima cucina, l'interno del rifugio è accogliente ci si sente a proprio agio, anzi direi in pace con se stessi, iniziamo il pranzo con un tagliere di affettati, tra cui dell'ottimo lardo, di seguito la "polenta dei vecchi", polenta con patate e fontina, una prelibatezza del palato, accompagnata con dello stufato ai funghi e del barbera per dissetarci, naturalmente non poteva mancare il formaggio e il doce, la cui scelta era tra la crostata e la torta di mele, per finire caffè e genepy (17 euro a persona). Il pensiero di dover scendere ci rattrista, anche perchè il sentiero che dobbiamo intraprendere è ripido e in alcuni tratti ricoperto dal ghiaccio, ma poco importa tra una risata e l'altra scendiamo e in men che non si dica eccoci di nuovo a St. Jacques, una gran bella giornata in montagna...
Malati di Montagna: Luisa, Franco, Danilo, Deborah e Fabio

Pian di Verra inf. 2039 m

rifugio Ferraro 2070 m

uno volta c'era lo steccato...!!!

Danilo - Deborah - Fabio - Franco - Luisa

anche in val d'Ayas ci sono i folletti!!!

domenica 7 febbraio 2010

a Salecchio per la festa della Candelora con tanti amici...

La Candelora è la festa della luce, un'antichissima tradizione popolare, con il chiarore delle candele si allontanano i rigori dell'inverno. Ogni anno il villaggio walser di Salecchio si anima per l'occasione, fondato nel XIII secolo era diviso in quattro frazioni, Salecchio Superiore, Salecchio Inferiore, Case Francoli e Morando, qui il tempo sembra essersi fermato lasciando inalterato luoghi e cose... Per la descrizione del percorso effettuato consultare il 4 febbraio 2008 o il 1 febbraio 2009 un grazie particolare per la loro amicizia a Flavio (http://www.cappef.com/), Claudio e Giorgio (www.escursionando.it/), Massimo, Franco e Nick
Malati di montagna: Cinzia, Francesco, Franco, Luisa, Flavio, Danilo, Deborah e Fabio

Salecchio Inf.

Salecchio Sup.

Case Francoli

Alpe Vova