Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Voi ammirate l'uomo che si spinge avanti, verso la cima, in ogni campo della vita, mentre noi ammiriamo l'uomo che abbandona il suo ego.
Sette anni in Tibet

domenica 2 agosto 2009

Sentiero Bruno Tempo nel Parco Nazionale Gran Paradiso

Eravamo partiti con l'intento di andare in fase esplorativa nella zona del Nivolé all'interno del Parco Nazionale Gran Paradiso, sotto a Punta Fura, partiamo presto in modo tale da poter arrivare entro le ore 9.00 al Lago Serrù, dopo quest'ora nel periodo estivo viene chiusa la strada e bisogna usare la navetta. Ma appena usciti al casello di Ivrea ci accorgiamo che il tempo non è affatto bello, prima di arrivare a Noasca inizia a piovere, arrivati a Ceresole Reale ci dirigiamo verso il campeggio Piccolo Paradiso, dove ci aspettano Giuseppe e Patrizia. Scesi dalla macchina la pioggia aumenta di intensità accompagnata da tuoni e fulmini, andiamo verso la tenda dei nostri amici con cui concordiamo che per oggi conviene decisamente cambiare programma. Mentre sono seduto sotto alla veranda della tenda aspettando il caffè che gentilmente Patrizia ci sta preparando mi vengono in mente le tante estati passati assieme, i dieci anni trascorsi in tenda in questo campeggio sono costellati di tanti ricordi piacevoli che non si cancelleranno mai dalla memoria.
Decidiamo visto il brutto tempo di andare a mangiare la polenta nel ristorante "la Baita" a pochi metri di distanza, con Danilo aspettando l'ora di pranzo andiamo a vedere il centro visitori collocato nello storico complesso del Grand Hotel, recentemente restaurato, di cui una parte dell'edificio è stata acquistata dall'ente parco per ospitare al suo interno la sede operativa e una sezione dedicata interamente allo stambecco simbolo del parco. Lasciamo l'auto nel parcheggio accanto al comune, dato che la pioggia è diminuita decidiamo di farci una camminata verso la diga del lago, per poi scendere al posto tappa GTA "le Fonti e percorrendo un tratto di strada asfaltata raggiungere l'hotel. Home et ibex è così che prende il nome la sala del museo dedicata al re incontrastato del parco, un itinerario ben strutturato dove si riesce a capire come questo animale che rischiava l'estinzione sia stato importante per l'uomo fin dai tempi remoti.
Finalmente si mangia, la polenta concia è davvero ottima, come del resto il cinghiale, lo spezzatino e le salsicce che l'accompagnano, buono anche il vino bianco nella caraffa, per dolce io e Danilo abbiamo provato la torta 900 specialità di Ivrea, creata alla fine del 1800 da un famoso pasticcere del luogo, in onore del nuovo secolo. Quando usciamo non possiamo credere ai nostri occhi, le nuvole sono quasi totalmente scomparse e il sole è tornato a splendere, data l'ora si decide di andare a fare una breve escursione. Mentre saliamo verso il Nivole notiamo i disastri delle valanghe che quest'inverno hanno colpito duramente la valle dell'Orco, lasciamo la macchina nella piazzola sulla destra poco dopo un ponticello, prima che iniziano i tornanti che portano alla diga del Serrù. Un cartello accanto alla piazzola indica la direzione da seguire, ci si abbassa di qualche metro e attraversato il torrente su un ponte, iniziamo a salire percorrendo una delle tante mulattiere reale usati dal re durante le sue battute di caccia e ancora in buono stato conservativo. In breve si arriva a un bivio dove una palina segnavia indica le varie destinazioni, tralasciamo sulla destra il sentiero Chabod per continuare a salire sulla sinistra in un susseguirsi di panorami su tutta la valle dell'Orco. Avevo già percorso questo itinerario qualche anno fa, ma rifarlo è davvero stata una bella idea, ci accorgiamo che verso il vallone del Carro le cime sono state imbiancate, da non crederci con il caldo che faceva in questi giorni!!! Decine di cascatelle scendono dal versante della montagna, alcune cadono direttamente dalla roccia e ci rinfrescano al nostro passaggio, alzando la testa verso sinistra si vede Punta Furà con il suo caratteristico foro nella roccia e il Colle della Terra da dove si può raggiungere a mio parere uno dei laghi alpini più belli della zona il Lago Lillet. Arrivati all'alpe Moncial 2200 m incontriamo una palina segnavia, seguiamo il sentiero contrassegnato in bianco/rosso, arrivando in breve all'alpe Ramus 2250 m, da qui il percorso sale con più decisione, vista l'ora decidiamo di fermaci, siamo a circa 2400 m e vista l'ora decidiamo di fermarci. Giuseppe armato di binocolo inizia a perlustrare la zona, immediatamente riesce ad avvistare un camoscio, ma non sarà l'unico!!! Per il ritorno seguiamo il percorso dell'andata, mentre si scende si può osservare il lago Serrù e più in alto seguendo il sentiero internazionale raggiungere il passo della Losa a 2971 m da cui si può scendere verso la Francia. Escursione molto bella sia dal punto di vista paesaggistico, che naturalistico, esiste anche la possibilità di estenderla verso il colle della Terra, o di scendere seguendo il sentiero Videsot a Chiapili di sopra, in questo caso servono due auto.
Malati di montagna: Giuseppe, Patrizia, Danilo e Fabio







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