Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 29 marzo 2009

come un'aquila in volo sulle Alpi...

Una giornata dedicata alla scoperta delle Alpi e per capire un po' di più la MONTAGNA questo meraviglioso mondo da cui siamo fortemente attratti e dal quale non vorremo mai andarcene. Per raggiungere Bard è davvero molto semplice si segue l'autostrada A5 fino all'uscita di Pont Saint Martin, da qui dopo circa 5 kn si raggiunge il forte di Bard, lasciamo l'auto nel parcheggio sotterraneo (2 euro tutto il giorno). Data la sua posizione strategica la rocca di Bard fu fin dall'inizio fortificata a difesa del territorio, da alcuni documenti ritrovati si ritiene che le sue origini risalgano all'Alto Medioevo. L'episodio storico più rilevante fu il 18 maggio del 1800 quando 40.000 soldati dell'esercito di Napoleone assediarono per 14 giorni la fortezza, solo il 1 giugno dopo un'eroica resistenza il capitano Von Bernkopf firmo la resa, ottenendo l'onore delle armi.
Risaliamo al piano superiore verso la partenza del primo dei due ascensori inclinati, il terzo invece è normale e consente di arrivare all'ingresso del museo, essendo stati costruiti all'esterno delle mura, ed avendo ampie vetrate si ha la possibilità di godere del panorama attorno. Dopo aver fatto il biglietto (8 euro) entriamo nel museo, il percorso è suddiviso in quattro parti, la prima riguarda il paesaggio alpino, la seconda esamina i componenti umani e naturali dell'ambiente montano, la terza è dedicata alla civiltà alpina, mentre nell'ultima ci viene illustrata la trasformazione della montagna nel periodo della sua modernità. Un viaggio virtuale nel tempo e nello spazio alla scoperta dell'universo delle Alpi, accompagnati nelle 29 sale da brevi commenti video di esperti e testimoni, con musiche suggestive arricchite da luci e rumori che come per magia ci hanno trasportato a volo d'aquila lungo tutto l'arco alpino, chiaramente foto e i video sono severamente vietati, per cui non vi resta che venire a vedere di persona. Alla fine del percorso riprendiamo l'ascensore verticale e con la scusa di prendere le due tavolette di cioccolato in omaggio ci concediamo anche una breve vista nel negozio di cioccolato della Feletti. Per il ritorno decidiamo di scendere lungo la strada che serviva per accedere alla parte alta della fortezza, varcato l'arco di ingresso arriviamo alla chiesa di Maria Assunta davanti al municipio di Bard. Fin da tempi antichissimi la gola di Bard era un passaggio obbligato per accedere alla Valle d'Aosta, ancora oggi si possono osservare i resti della famosa Via delle Gallie costruita dai Romani. Il borgo considerato uno dei più belli d'Italia è nato a ridosso della strada, mentre camminiamo ci fermiamo a osservare angoli suggestivi da dove la pietra trasuda voci e rumori di mercanti che con i loro carri transitavano... Arriviamo alla Casa della Meridiana un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, consiglio di entrare da Andret dove Agnese vi accoglierà calorosamente offrendovi una delle sue tisane calde, ma la cosa che vi stupirà maggiormente sarà la "degustazione teatrale", pochi minuti dove sapori e sensazioni si fonderanno in un viaggio lontano dalla vita frenetica di tutti i giorni...GRAZIE Agnese
Vista l'ora e il brontolio dello stomaco di Paola decidiamo che è ora di mettere le gambe sotto il tavolo, ci rechiamo al ristorante Les Caves a Donnas in via Roma, un luogo che ricorda le vecchie osterie di una volta, non è molto grande ma si mangia bene e senza spendere tanto (15 euro menù fisso). Una giornata in montagna diversa dalle solite in compagnia di buoni amici, visitando una delle tante meraviglie del nostro paese tanto bello quanto prezioso.
Un'ultimo appunto per tutti coloro che leggono questo post, durante la visita al museo mi è capitata una cosa che ha dell'incredibile, ho visto un Dahù!!!! Entrando in una delle stanze ne ho visto uno imbalsamato, non ci credete, andate a vedere e poi mi saprete dire...!!!
Malati di Montagna: Deborah, Paola, Silvio, Danilo e Fabio

Forte di Bard

Borgo Medioevale di Bard

Casa della Meridiana "Adret"


domenica 22 marzo 2009

il “Dahù” al Bec d'Ovaga 1631 m...metà strada tra il mito e la burla!!!

Chi ha mai visto un dahù? Che cosa è un dahù? Il dahù il cui nome latino è "Dahucapra Rupidahu è un leggendario ungulato, vive nelle zone più impervie delle montagne, si sposta con grande agilità su ripidi pendii grazie alle sue due gambe più corte delle altre. Sono in pochi quelli che lo hanno incontrato, leggenda o verità, nessuno lo sa con precisione, ma se vi recate al rifugio Spanna a pochi metri sotto la cima del Bec d'Ovaga, ne saprete qualcosa di più sull'animale più mitico delle Alpi insieme all'unicorno!!!
Per raggiungere la Valsesia percorriamo l'autostrada A26, usciamo al casello di Romagnano Sesia/Ghemme e alla rotonda svoltiamo a sinistra seguendo la statale 299. Dopo Borgosesia prima del ponte sul fiume Sesia svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni Doccio/Crevola/Parone, la strada costeggia il Sesia alla sua destra orografica, fino a raggiungere Crevola. Dal paese seguiamo a sinistra le indicazioni per Parone, oltrepassata la località Le Piane svoltiamo a destra, in breve arriviamo al termine della strada in località Casavei 809 m.
Parcheggiata l'auto ci prepariamo per la salita, seguendo il consiglio di un signore che ha recentemente già fatto il percorso, lasciamo le ciaspole in auto. Seguiamo il sentiero sulla sinistra che si inoltra nel bosco, attraversato il torrente risaliamo tra antichi faggi fino a raggiungere una strada sterrata. La salita ora si fa più tranquilla, arrivati all'Alpe Campo 1070 m seguiamo il sentiero 605 indicato da alcuni cartelli. Da qui fino al rifugio il sentiero è ricoperto dalla neve, le temperature basse dei giorni precedenti hanno trasformato lunghi tratti in lastroni di ghiaccio, il mio consiglio è di portare nello zaino un paio di ramponi o ramponcini a 4 punte, soprattutto in questa stagione dove si possono trovare tratti ghiacciati. Arrivati alla cappella dell'alpe Pastore il sentiero prosegue con lunghi tornanti, sopra di noi vediamo ormai chiaramente sventolare la bandiera tricolore, usciti dal bosco con un ultimo sforzo risaliamo l'erto pendio arrivando davanti alla cappella del rifugio Spanna 1600 m (0163/54464), il rifugio rimane aperto nei fine settimana praticamente tutto l’anno e nell’intero mese di agosto. Costruito dalla sezione del C.A.I. di Varallo Sesia sul finire del secolo scorso, fu inaugurato 1894 col nome di "Capanna Orazio Spanna" in ricordo dell'alpinista. Distrutto dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, venne acquistato dalla Sezione A.N.A. di Varallo Sesia nel 1950, ricostruito e inaugurato nuovamente nel 1951. Al nome precedente venne aggiunto quello di Giusepppe Osella ufficiale alpino, trucidato dai nazisti. Dopo una breve sosta raggiungiamo la cima a circa 30 metri sopra la nostra testa, dove un'enorme croce ci da il benvenuto sulla cima della Bec d'Ovaga o Res 1631 m il panorama è fantastico, oltre all'eccezionale vista sulla Est del Monte Rosa, lo sguardo corre all'infinito verso la pianura del Vercellese e Novarese, lo sforzo è appagato ampiamente!!! Dopo la foto di rito gentilmente scattata da Simone di Quarona, per la sosta pranzo decidiamo di tornare al rifugio, nel frattempo sono arrivate diverse persone animando notevolmente il luogo. Dopo esserci riposati e gongolati sotto al caldo sole, riprendiamo la via del ritorno seguendo il medesimo percorso dell'andata.

Simeone, Flavio, Danilo, PG e Fabio

verso l'infinito...

la NOSTRA BANDIERA...

il rifugio Spanna

dalla cima del Bec d'Ovaga o Res 1631 m

domenica 15 marzo 2009

Nelle trincee, tra gallerie e feritoie tra il M. Orsa e il M. Pravello

La felicità e la Pace del cuore nascono dalla coscienza
di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso
e non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno.
Mahatma Gandhi

Arrivati a Porto Ceresio 280 m o "Porto di Arcisate" lasciamo l'auto poco distante da Piazza Bossi, dalla piazza imbocchiamo Via Garibaldi e seguendo i segnavia ci inoltriamo tra le vie del paese fino ad arrivare al pannello della Comunità Montana Valceresio, da dove inizia la bella mulattiera acciottolata che sale verso Ca' del Monte 500 m, raggiungibile anche in auto. Dopo circa mezz'ora arriviamo all'ingresso del paese, attraversato il ponte raggiungiamo in breve il lavatoio da dove seguiamo le indicazioni Cuasso al Monte. Saliamo tra le vie del grazioso paese, in breve riprendiamo il sentiero e seguendo i segnavia bianco-rosso-bianco ci inoltriamo nel bosco arrivando a un bivio dove accanto a una graziosa cappella seguiamo il sentiero di destra. Procediamo in falsopiano in un bel bosco di latifoglie, siamo sul confine svizzero anzi per un breve tratto siamo in territorio elvetico lo notiamo da un vistoso cartello e da i ceppi di confine, attraversato un torrente Danilo ci mostra le sue doti di acrobata camminando su un albero sospeso alcuni metri da terra. Arriviamo nelle vicinanze di una casa con enormi cataste di legna. al bivio svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Monte Casolo, il sentiero è talmente ricoperto dalle foglie che sembra di camminare su un soffice tappeto... La salita è gradevole ma oggi senza ombra di dubbio fa davvero caldo, che sia arrivata finalmente la primavera? Ad un crocevia di sentieri facciamo una breve pausa, seguiamo la sterrata che sale a sinistra, un cartello caduto a terra indica Monte Grumello. Da questo punto bisogna sicuramente avere una buona esperienza di montagna, dopo un tratto in salita scendiamo di qualche metro, attraversato un torrente in una gola davvero suggestiva, arriviamo a un bivio da dove seguiamo una vecchia strada militare sulla sinistra, passiamo accanto a una postazione di osservazione costruita su un albero e in breve siamo di nuovo sul confine. Qui abbiamo il piacere di conoscere Renato con il quale condividiamo un tratto del percorso, gentilmente ci da alcuni consigli per la via del ritorno, la salita ora si fa davvero tosta, incredibile siamo con un piede in Svizzera e uno in Italia. Arrivati su un ripiano il sentiero volge decisamente a destra, ora ci aspetta l'ultima ripida salita verso la cima, in alcuni tratti il sentiero è ancora ricoperto dalla neve per cui procediamo con attenzione, finalmente eccoci sul Monte Pravello o "Poncione d'Arzo" 1015 m. Grandioso il panorama sul lago di Lugano e sul vicino Monte San Giorgio, accanto alla croce c'è una diroccata e piccola costruzione utilizzata dalle guardie di confine fino a qualche decennio fa, sulla palina segnavia sono indicati i vari sentieri provenienti dal versante svizzero. Ci concediamo una meritata sosta, poi armati di pila decidiamo di affrontare il sentiero trincerato costruito nel 1915 verso il M. Orsa 993 m. Scendiamo attraverso la trincea visitando ogni caverna che ci si presenta durante il percorso, scendiamo alcune scale e dalle feritoie scrutiamo l'orizzonte, alla fine del percorso entriamo anche nella galleria fortificata sotto il M. Orsa, davvero notevoli le opere di ingegneria militare che si possono osservare. All'uscita della galleria dopo pochi metri raggiungiamo un'enorme palo in cemento, seguiamo la stradina asfaltata che in pochi minuti ci conduce sotto ai ripetitori, accanto a una costruzione un sentierino sale in cima al M. Orsa 993 m, dove ci fermiamo a mangiare. Ritorniamo verso il palo in cemento da dove seguiamo il sentiero per Viggiù (scorciatoia) indicato da una palina segnavia, scendiamo attraverso un bel bosco con varie latifoglie e conifere, arrivati sulla rotabile scendiamo lungo la strada passando accanto ad alcune ville, dopo circa 10/15 minuti sulla destra troviamo una palina con l'indicazione per Bernasca, il sentiero è ben segnato e ci conduce senza alcun problema su una strada sterrata che seguiamo fino a Besano, a pochi minuti dalla piazza dedicata ai caduti di Nassyria. Dopo circa 2 km arriviamo sul lungolago di Porto Ceresio da dove raggiungiamo in breve l'auto. Prima di tornare a casa ci concediamo una bella bevanda fresca, oggi ce la siamo ampiamente meritata!!!
Malati di montagna: Flavio, Danilo, Simeone e Fabio

Porto Ceresio

Monte Orsa 993 m

Sentiero trincerato

Monte Pravello 1015 m

Flavio, Fabio, Danilo e Simeone

sabato 14 marzo 2009

TOUR DEL MONVISO

Chi non ha mai visto da lontano la piramide del Monviso?
Nel 2006 abbiamo intrapreso un giro attorno a questo signore dal'aspetto severo... dall'Italia alla Francia in un susseguirsi di immagini che rimarranno impresse per sempre...
1 GIORNO: da Pontechianale al rifugio Quintino Sella
2 GIORNO: dal rifugio Quintino Sella al rifugio Viso per il "Sentiero del Postino" attraverso il Buco di Viso
3 GIORNO: dal rifugio Viso al rifugio Vallanta
4 GIORNO: dal rifugio Vallanta a Pontechianale

domenica 8 marzo 2009

Una perla sul lago di Como...la Val Perlana

Stretta è la via che conduce alla vita
pochi sono coloro che la percorrono
soltanto chi persevera sarà salvato
S. Benedetto

Oggi ci rechiamo in uno degli angoli delle prealpi lombarde più suggestivi, dove l'abbinamento tra natura e testimonianze religiose, artistiche e storiche si intrecciano in maniera indissolubile. Dall'autostrada A9 usciamo a Como-Nord e seguendo le indicazioni per Menaggio raggiungiamo Ossuccio, risaliamo verso la parte alta del paese, arrivati in prossimità della chiesa di S. Agata lasciamo l'auto in un parcheggio (300 m circa). Mentre ci prepariamo notiamo il fantastico panorama verso il lago di Como dove le cime innevate delle Grigne svettano alte verso il cielo. Seguendo le indicazioni dei vari cartelli ci alziamo all'interno del paese raggiungendo in breve la piazzetta di Garzola, da dove ha inizio l'ampia e ripida strada acciottolata che lambendo le cappelle sale verso il Santuario della Madonna del Soccorso. Le cappelle sono state realizzate tra il 1635 e il 1710, al loro interno si possono osservare scene della vita di Gesù e della Madonna, proposte secondo i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi del Rosario e rappresentante da statue a grandezza naturale. Arrivati al Santuario della Madonna del Soccorso 415 m , il panorama è a dir poco grandioso, sotto di noi la conca dell'olio o "zoca de l'oli", a Lenno è attivo l'ultimo frantoio superstite del Lario, dall'isola Comacina alla penisola di Balbianello, all'orizzonte il monte S. Primo, le Grigne fino alle prime cime delle Alpi. Dopo una breve sosta contemplativa, ci dirigiamo verso il portico dove sulla sinistra ha inizio una ripida mulattiera che risale il costone della montagna, dopo questa salita la pendenza si attenua e iniziamo a intravedere il campanile di S. Benedetto che si erge in fondo alla valle. Ci fermiamo a osservare lo spettacolare e profondissimo orrido del Tufo, che il torrente pazientemente ha tagliato nella montagna. Raggiunte le baite di Preda 520 m, tralasciamo il bivio sulla sinistra per il rifugio Boffalora e proseguiamo seguendo la mulattiera che passa accanto ad alcune baite. L'itinerario ora si fa più dolce rispetto al primo tratto, passiamo accanto alle baite di Garubio e di Pelenden le cui rovine mostrano tracce di antiche strutture, attraversiamo il torrente San Benedetto in una forra stretta e suggestiva, ora la salita si fa più decisa e dopo aver aggirato alcuni alberi caduti sul sentiero arriviamo al complesso romanico di S. Benedetto al Monte Oltirone 815 m, già documentato nel 1083 come antico nome del Monte Calbiga. Lasciate le fanciulle a riposare decidiamo di seguire un sentiero che si alza ripido su per la montagna con l'indicazione per il rifugio Boffalora, raggiunta una baita a circa 1000 m intravediamo il rifugio che è ancora molto lontano e la zona attorno ancora abbondantemente innevata, dopo un breve consulto decidiamo di far ritorno, non prima però di aver scattato una foto verso il lago dove si intravede il campanile del Santuario della Madonna del Soccorso. Scendiamo velocemente, riunendoci con Paola e Deborah per la pausa pranzo, l'atmosfera che si respira in questo luogo è davvero molto particolare, sarà forse per la sua posizione isolata nella Val Perlana o magari per il silenzio che regna in questo luogo, ma quello che ho provato è una sensazione di vera PACE...
Per il ritorno seguiamo la sponda sinistra della valle seguendo una mulattiera acciottolata che tocca antichi nuclei rurali di Pianas, Daie e Possa, arrivando infine all'abbazia dell'Acquafredda, il suo nome lo deve ad una fonte d'acqua freschissima ancora esistente, entriamo per una breve visita, dal piazzale antistante si gode una splendida vista su tutto il golfo di Lenno. Si segue la strada asfaltata fino al primo tornante, sulla destra un traccia passa in mezzo a due case, attraversa i prati e arriva in breve su un viottolo, si scende per alcuni metri per poi svoltare a destra raggiungendo quindi l'antico nucleo di Molgisio, dal quale si ammirano le cascate del Perlana che precipitano nei pressi del nucleo di Mulino, sede di antichi mulini che venivano azionati dalle acque del torrente. Attraversato il ponte risaliamo fino alla prima cappella, da dove poi seguendo la strada asfaltata ritorniamo al parcheggio dove abbiamo lasciato le auto. Bellissimo itinerario ad anello, con un dislivello di poco inferiore ai 600 m, le ore, i minuti e i secondi in questo luogo non dovete nemmeno contarli...lasciate a casa l'orologio per un giorno e godetevi una giornata di PACE....
Malati di montagna: Danilo, Paola, Deborah, Flavio, Kiran e Fabio

panorama sul lago di Como con le Grigne sullo sfondo

Santuario della Madonna del Soccorso

Viale delle Cappelle

Abbazia di S. Benedetto luogo di pace e silenzio...

Kiran, Deborah, Paola, Flavio e Danilo

domenica 1 marzo 2009

Il richiamo del bosco...

“Con passo lento e costante salivamo di quota,
entrando magicamente nel bosco del pino uncinato,
dove la vita stava lentamente riprendendo il suo ciclo naturale..."

Le più importanti foreste di pino uncinato "Pinus uncinata" di tutte le Alpi italiane sono qui...dove? Molti ne hanno sentito parlare, altri non sanno nemmeno dove sia, il Parco del Mont Avic è il primo parco naturale della regione Valle d'Aosta, istituito nell'ottobre 1989 al fine di conservare le risorse naturali presenti nella valle del torrente Chalamy.
Per raggiungere quest'angolo di paradiso, dall'autostrada A5 Torino-Aosta si esce al casello di Verrès, alla rotonda si gira a sinistra seguendo la statale 26 in direzione Aosta, dopo circa un paio di km sulla sinistra si attraversa il ponte sulla Dora Baltea. Raggiunto il capoluogo di Champdepraz, la strada sale con ripidi tornanti il versante della montagna, arrivati al villaggio di Veulla 1298 m, lasciamo l'auto nel parcheggio al termine della strada, poco dopo aver oltrepassato il centro visitatori del parco.
Il panorama verso la cima slanciata del Mont Avic 3007 m oggi ce lo possiamo scordare, siamo praticamente avvolti dalle nuvole, mi accorgo però che è stato messo un nuovo pannello del parco con tanto di cartina dettagliata, l'itinerario prende il via accanto alla palina segnavia, il sentiero da seguire è il 5C, risaliamo a monte della graziosa chiesetta, dopo circa 15 minuti arriviamo in località Crest, dove tralasciamo la deviazione a destra per il Mont Barbeston 2482 m segnavia 7, una cima di cui ho un ricordo davvero molto bello. Dopo circa 2 km arriviamo alla radura detta il Magazino dove deviamo a destra seguendo le indicazioni poste su una palina segnavia, sentiero 7a. Una buona traccia risale il versante della montagna, siamo all'interno di un bosco davvero inconsueto, dove il contrasto del bianco della neve si contrappone ai colori forti degli alberi, ci concediamo alcune soste per fotografare ma soprattutto per osservare le forme strane che i rami contorcendosi ci regalano, un vera galleria d'arte della natura...
Risaliamo a fatica l'ultimo pendio, sprofondando varie volte nella neve anche se abbiamo ai piedi le ciaspole, intravediamo sopra di noi i tetti delle baite che in breve raggiungiamo, siamo a Prà d'Orsie 1794 m soprannominato "alpeggio degli inglesi", in ricordo di una facoltosa famiglia britannica che a fine Ottocento risedette dietro consiglio del medico, per consentire al figlio gravemente malato una buona ossigenazione. Decidiamo di fermarci a pranzare accanto a una baita, che meraviglia sta anche nevischiando!!! Per il ritorno decidiamo di fare un percorso diverso dall'andata, scendiamo verso una palina segnavia, passando accanto a una stalla recentemente costruita, bisogna ammettere che qui le mucche sono davvero trattate con i guanti di velluto... Scendiamo seguendo il sentiero 7 che si inoltra nel fitto del bosco, scelta migliore non potevamo certamente farla, scendiamo senza fretta con la consapevolezza che stiamo attraversando un luogo davvero unico in fatto di bellezza...un vero museo della natura... Arriviamo al primo bivio incontrato alla mattina, soddisfatti della giornata trascorsa, in breve raggiungiamo il parcheggio che nel frattempo si è riempito di auto, la maggior parte sono del corpo forestale. Dopo aver lavato le ciaspole alla bella fontana in prossimità della chiesetta, decidiamo di andare a berci qualcosa nel bar dell'Hotel Parc Mont Avic aperto da circa due anni e perfettamente integrato nella cornice di quest'oasi di montagna, purtroppo il centro visitatori durante i mesi invernali rimane chiuso, ma si può comunque reperire alcuni opuscoli al suo esterno. Devo ammetterlo ormai è da molti anni che conosco questo luogo e i suoi sentieri li ho percorsi in lungo e in largo, ma è sempre un'emozione particolare ritornare....soprattutto d'inverno quando si è compagnia di buoni amici che condividono la medesima passione o forse MALATTIA!!!!
Malati di Montagna: Flavio, Danilo e Fabio

Danilo e Flavio...

sognando...

nel bosco...

opera d'arte...

benvenuti nel Parco Naturale Mont Avic
Fabio e Flavio

Pino uncinato