Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

martedì 29 luglio 2008

Gli amici alberi...



«Noi siamo alberi
e gli alberi sono uomini»
Ai piromani, perché riflettano
da "Le voci del bosco" di
Mauro Corona

domenica 27 luglio 2008

Il lento ritiro del ghiacciaio...

Alta Valle Formazza un luogo veramente unico, dalla Cascata della Frua, alle praterie alpine, fino ai ghiacciai, dove l'Arbola, l'Hosandhorn, il Blinnenhorn e il Basondino fanno da cornice.
Parcheggiamo alla fine della strada sterrata sopra al lago di Morasco 1815 m, nei pressi della partenza della teleferica dell'ENEL, sono circa le 8.45 ore, anche se siamo quasi ad agosto la temperatura scesi dalla macchina è particolarmente pungente. Scendiamo di qualche metro, attraversato il rio Gries decidiamo di prendere il vecchio sentiero, sconsigliato da un cartello che ci avvisa del pericolo di caduta massi, ma comunque frequentato dalla maggior parte degli escursionisti, l'altro sentiero molto più lungo invece passa per l'alpe Bettelmatt. La salita si presenta molto ripida e in alcuni punti esposti bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi, arrivati al baitello di Zum Stock 2210 m, si trascura il sentiero di destra diretto al rifugio Città di Busto, si prosegue di qualche metro scendendo verso il rio Sabbione che si attraversa grazie a un ponte formato da grossi tubi. Il sentiero ora risale tra pietraie e dossi erbosi, passiamo accanto al rifugio Cesare Mores 2515 m e superate alcune costruzioni arriviamo sopra a un balcone naturale da dove il panorama è grandioso, sopra al lago del Sabbione si può ammirare la punta d'Arbola (3236 m), l'Hosandhorn (3182 m) e il Blinnenhorn (3374 m) la più alta delle Alpi Lepontine dopo il Monte Leone, purtroppo però mi accorgo che rispetto all'ultima volta il ghiacciaio del Sabbione si è ritirato notevolmente, la prima volta che ero venuto si vedeva il ghiacciaio terminare dentro nel lago, mentre ora si è allontanato notevolmente...un senso di tristezza mi pervade e mi chiedo se la colpa di ciò è il lento scorrere del tempo o se noi uomini con il nostro egoismo abbiamo contribuito alla sua lenta agonia. Dopo una breve sosta riprendiamo il cammino, scendiamo verso il muraglione della diga, lo attraversiamo fermandoci più volte a osservare la straordinaria bellezza di questa parte della valle Formazza, un angolo delle Alpi davvero unico. Arrivati dalla parte opposta ci dirigiamo a destra, il sentiero prosegue in costa, incontriamo un gruppo numeroso di ragazzi molto giovani, che bello vedere che anche se fanno fatica comunque sono entusiasti...a dire la verità alcuni chiedevano quanto mancava...dopo una breve discesa, risaliamo su una strada sterrata fino ad arrivare sull'estesa piana dei Camosci, poco prima di arrivare al rifugio si incontra un campo di calcio con tanto di porte...si davvero da non credere a 2500 m si gioca a calcio, sarebbe bello magari vedere un derby Milan-Inter giocato a quest'altitudine... Dopo una breve salita eccoci al rifugio Città di Busto 2480 m, dove mangiamo seduti su alcuni sassi, qualche goccia d'acqua sta scendendo per cui decidiamo che forse è meglio cominciare a prepararci per il ritorno. Per non rifare il sentiero dell'andata che in alcuni tratti è esposto, decido di allungare il percorso e quindi di scendere seguendo le indicazioni per Bettelmatt , scendendo mi accorgo di un vasto prato di fiori variopinti con accanto un piccolo torrente che passa tra due cumuli di neve, impossibile non fermarsi a fotografare tanta bellezza... Mentre scendiamo incontriamo un gruppo numeroso che sta salendo, probabilmente svizzeri, accompagnati da una guida, non posso non notare le scarpe indossate da alcune ragazze, una con sandali senza calze, due con scarpe modello ballerina ridotte a uno stato pietoso...ma la guida sa chi sta portando su per le montagne? Arriviamo all'alpeggio Bettelmatt uno dei pochi alpeggi dove vengono a pascolare le mucche che dal loro latte viene prodotto il famoso e costoso formaggio "Bettelmatt", raggiungiamo la strada sterrata che seguiamo, lasciandoci alle nostre spalle il sentiero che sale al passo del Griess, tra Italia e Svizzera.
Lungo la discesa notiamo come il lago di Morasco si mostra in tutta la sua bellezza, passando accanto a una cascata ci rinfreschiamo, arrivati all'ingresso di un'enorme galleria abbandoniamo la strada e scendiamo a sinistra su una buona traccia di sentiero. Passiamo vicino a delle mucche mentre stanno pascolando, noi le salutiamo e loro gentilmente a modo loro ci rispondono..., in breve arriviamo alla partenza della teleferica dell'ENEL, sono circa le 14.45 ore, prima di andare a casa facciamo quattro passi fino alla centrale elettrica dal lato opposto del lago di Morasco. Marmotte fischiettanti, ghiacciai, rifugi accoglienti un menù da veri intenditori.
Malati di Montagna

La Punta d'Arbola con il ghiacciaio e il lago del Sabbione



Piana dei Camosci



un tappeto di colori



Il torrente scivola attraverso l'ultima neve dell'inverno

domenica 20 luglio 2008

Lago Vercoche un vero esempio di Wilderness

Uno dei luoghi naturali più belli e interessanti non solo della regione Valle d'Aosta ma di tutto l'arco alpino è la valle dell'Alleigne (o della Legna). Dichiarata da poco dall'Unione europea come Sito di Interesse Comunitario, per la sua grande varietà litologica e climatica, per questo motivo la flora che vi cresce è estremamente varia e di grande valore.
Raggiungiamo gli amici Patrizia e Giuseppe a Ivrea, oggi siamo diretti nella Valle di Champorcher, la prima valle che si incontra sulla sinistra entrando in Valle d'Aosta, in macchina oltre a Deborah, ci sono anche Danilo, Silvio e Piergiorgio. La partenza dell'escursione e il villaggio di Outrelève 1230 m che si raggiunge tramite la carrozzabile Pontboset-Champorcher, deviando sulla sinistra all'altezza di un tornante. Lasciamo le auto nel parcheggio prima del paese, dopo poche decine di metri sulla destra inizia il sentiero, oltre alla classica segnaletica, ci sono anche due pannelli informativi sui sentieri della zona, sono le 9.15 ma il caldo si fa già sentire. L'inizio della salita è veramente piacevole, l'antica mulattiera è ancora in perfette condizioni, tanto da generare emozioni d'antan, alla cappella di Cret 1297 m, incontriamo alcune mucche impegnate a fare colazione... Arrivati all'alpe Porte 1344 m, facciamo una leggera deviazione andando a conoscere il vecchio frassino che con i suoi 250 anni è entrato a pieno diritto nell'elenco delle piante monumentali della Valle d'Aosta. Il sentiero prosegue tra muretti a secco e tratti lastricati, mentre in fondo al vallone scorre il torrente creando delle suggestive cascatelle che a loro volta formano delle pozze d'acqua, una gran voglia di andare a rinfrescarci ci assale, ma ligi al nostro dovere continuiamo... Arriviamo al bivio dove sulla sinistra si prosegue per la val de la Leigne, mentre sulla destra inizia il vallone di Vercoche, dopo pochi minuti arriviamo all'alpe Ourty 1525 m, dove all'ingresso c'è un grosso arco in legno con inciso sopra il nome dell'alpeggio. Qualche decina di metri prima si svolta decisamente a destra, risalendo il versante della montagna, dall'alto osserviamo come ancora l'alpeggio sia in piena attività. Il sentiero sale ripido nel bosco, mentre il torrente sprofonda in un orrido, all'altezza di un ponticello la valle si allarga in un idilliaco pianoro. Notiamo un gregge di pecore che a modo loro sembrano darci il benvenuto, camminiamo in direzione dell'alpe Vercoche a 1866 m, dove a salutarci c'è Floriano un simpatico pastore. Dopo i consueti saluti ricominciamo a salire proprio dietro all'alpeggio, il sentiero continua in falsopiano, attraversiamo il torrente su un ponte formato da grossi sassi, lentamente cominciamo a salire, arrivati quasi in fondo alla valle, il sentiero sale ora ripidamente sulla destra, ci chiedevamo quando cominciava la vera salita, ed ecco che la risposta è arrivata immediatamente...!!! Dopo una breve diagonale sulla sinistra giungiamo al crocevia con il sentiero proveniente dalla telecabina del Laris, ma il vero spettacolo e pochi metri più avanti, il lago Vercoche m 2216, adagiato in una conca selvaggia, dominato dal Becco Mollère e dalla Punta di Voréa. Oggi la fatica è stata largamente gratificata, sono le 12.30 e la fame si comincia a sentire, purtroppo il tempo sta cambiando e alcune nuvole cominciano a farsi minacciose, decido quindi di scendere fino alla casetta dei guardiani, dove una parte è stata adibita a ricovero per gli escursionisti. Attraversiamo la piccola diga che non arriva nemmeno ai 2 metri di altezza, in compenso il lago può raggiungere la portata di 1,1 milioni di metri cubi d'acqua (sommando anche la capacità del lago Piana), mentre la sua profondità è di ben 28 metri. Appena iniziamo a mangiare cominciano a cadere le prime gocce, decidiamo che è meglio rifugiarsi nel ricovero, all'interno oltre a noi sette arrivano anche altri quattro escursionisti, il locale è abbastanza grande, oltre al tavolo con le panche, ci sono anche quattro letti a castello, una stufa a legna e vari suppellettili. Rimaniamo all'interno circa una mezz'ora, nel frattempo Silvio riesce anche ha schiacciare un pisolino... Non piove quasi più, ne approfittiamo per iniziare a scendere, dopo la consueta foto di gruppo scattata gentilmente da una delle ragazze del gruppo che ci ha fatto compagnia nel ricovero. Il primo tratto di discesa lo affrontiamo con cautela, oltre alla notevole pendenza, ha ricominciato anche a piovere, per cui si rischia di scivolare, superato il tratto più rognoso ecco uscire il sole, ne approfittiamo subito per alleggerirci, durante la via del ritorno qualche goccia di pioggia cadrà ancora ma niente di veramente serio. Arriviamo all'alpe Vercoche dove Floriano con grande cortesia e simpatia ci invita a bere un caffè e non solo, ci offre anche dell'ottima grappa, noi naturalmente non possiamo fare altro che accettare e accomodarci. Ci racconta che lui proviene dalla provincia di Biella, gli è stato chiesto di sfruttare l'alpe gratuitamente, l'unica spesa da lui sostenuta è il trasporto delle pecore, naturalmente ha accettato, ma le sue montagne di casa gli mancano. Scopro anche che sua nonna e nata a Forni di Sopra, naturalmente mi fa molto piacere visto la mia discendenza friulana. Prima di salutarci ci mostra la struttura recentemente ristrutturata, con tanto di bagno con doccia, l'unica cosa che manca è l'allacciamento dell'acqua, gli chiedo se vuole fare una foto con noi e naturalmente Floriano accetta più che volentieri. Scendiamo euforici non so se per la grappa che abbiamo bevuto, o per aver trascorso una giornata davvero fantastica, la montagna come sostengo da sempre va vissuta in tutti i suoi aspetti, soprattuto quelli umani. Alcuni dati tecnici: 1000 metri di dislivello in salita in circa 3.00 ore, in discesa chi lo sa?!?...
Malati di Montagna

Insieme con Floriano



Lago Vercoche



Il pianoro dell'alpe Vercouche



...un momento di vero godimento...

domenica 13 luglio 2008

Rifugio Alpe Parpinasca - Il fascino del silenzio

"Qui ci si sente liberi...la porta del paradiso...faticosa ma ne vale sempre la pena...un miraggio finalmente raggiunto...un'immensità regalata, in cui misurare se stessi...una potente medicina per chi ha il coraggio di bersela...ci si allontana ha malincuore, lasciando parte della propria anima..."

Le citazioni sono tratte da un opuscolo del Parco Nazionale della Val Grande, ma credetemi è veramente la sensazione che ho provato oggi nel recarmi in questa zona del parco...
Lasciamo l'auto davanti al comune di Trontano (518 m), raggiungibile in circa un quarto d’ora da Domodossola. Seguiamo le indicazioni sui cartelli segnaletici, "Alpe Parpinasca 1 h 55", sul municipio ci soffermiamo a osservare la stupenda meridiana, con tanto di spiegazione. Risaliamo tra le vie del paese, lasciamo a sinistra il percorso "Antichi Mulini", arrivando in breve nei pressi di una fontana dove svoltiamo a sinistra tra vecchie case, notiamo subito un affresco sul muro ancora in buono stato. Nella notte ha piovuto molto per cui bisogna stare molto attenti a dove mettere i piedi per non scivolare, il sentiero fa parte di uno dei percorsi natura del parco dal titolo "Lungo il filo di una traccia", molto interessanti le bacheche i cui pannelli descrivono, con immagini e brevi testi, la vita e la presenza animale nei boschi del Parco. Il sentiero in alcuni punti incrocia la strada consortile di servizio agli alpeggi di Faievo e Parpinasca, si passa accanto ad alcuni castagni da frutto veramente grandi, nella faggeta il silenzio è rotto solo dal rumore di alcuni torrenti e dal verso dei vari abitanti del bosco. Poco prima delle baite dell'alpe Faievo ci dissetiamo a una fontana, da lontano vediamo già il rifugio, dopo circa 2.00 ore eccoci all'alpe Parpinasca 1210 m. Davanti al rifugio il panorama è stupendo anche se purtroppo la giornata non è delle migliori, entriamo nel rifugio dove la simpatica e accogliente signora Aurora ci da il benvenuto, ordiniamo da mangiare, polenta con tapelucco, salsiccia e gongorzola. Decidiamo di accomodarci fuori sui tavoli in legno, dove finalmente è uscito anche il sole, nel frattempo conosciamo anche il marito la guida alpina Giorgio, l'argomento principale è il meteo disastroso di quest'anno. Nel frattempo Paolo il figlio di soli 14 anni, che aiuta i genitori nei week end comincia ad apparecchiare, il pranzo è ottimo, Paolo ci consiglia i dolci, torta al cioccolato con marmellata di albicocche e torta alle nocciole, noi per non offendere la cuoca non possiamo fare altro che ordinarle...le fette sono talmente grandi che Deborah deve cedere...Bevo il caffè al bar, ci intratteniamo con Aurora che ci mostra tutto il rifugio, davvero una bella struttura, magari anche da passare qualche giorno, le escursioni qui non mancano sicuramente, tanto per citatarne una il Monte Tignolino, che Giorgio mi raccontava che anche se solo alto 2246 m, offre un panorama unico in tutta la zona. Purtroppo ha ricominciato a piovigginare per cui salutiamo i simpatici gestori e il figlio e cominciamo a scendere, dopo circa un'ora siamo di nuovo all'auto. Prima di ritornare a casa andiamo a salutare gli amici Daniele e Daniela e i figli Rebecca e Michele (di cui sono stato padrino al battesimo), a Orio frazione di Invorio, vicino ad Arona, dopo nemmeno cinque minuti il papà di Daniele ci comunica che sta per nascere un vitellino, un momento davvero emozionante..., giornata davvero eccezionale!!!
Malati di Montagna

Il Rifugio Alpe Parpinasca



l'inesorabile scorrere del tempo...



Tra il verde e l'azzurro



una goccia può creare un mare?

lunedì 7 luglio 2008

Il silenzio dell'alpe

...sta piovendo ma non importa, camminiamo con il sorriso, non siamo masochisti e nemmeno fuori di testa, siamo malati certo... si chiama mal di montagna...
Domenica 6 luglio, sabato in internet controllo le previsioni meteorologiche, variabile al mattino in peggioramento al pomeriggio con temporali su tutto il nord-ovest..., decido di andare al rifugio Andolla in valle Antrona, escursione con modesto dislivello, male che vada entriamo al rifugio....
Imbocchiamo l'autostrada alle ore 7.00 circa, con Danilo parliamo dell'escursione e decidiamo che forse è meglio andare all'alpe Devero, visto anche le nuvole nere che ricoprono il Monte Rosa. Consueta pausa caffè a Baceno, usciamo dal bar e comincia a piovere, riprendiamo le auto, svoltiamo al primo tornante a sinistra, prima della seconda galleria parcheggiamo l'auto nell'ampio spiazzo in località Cologno 1550 m, poche centinaia di metri dopo la sbarra dove bisogna pagare 5 euro per continuare fino al Devero. Non piove anzi ci sono anche alcune chiazze di azzurro, ma siamo convinti che l'acqua oggi la prendiamo sicuramente... Attraversiamo la strada e seguiamo la segnaletica per Crampiolo e la Forcoletta, il sentiero sale ripidamente il versante raggiungendo l'alpe Cologno 1634 m, al seguente cartello segnaletico seguiamo il sentiero sulla destra, apriamo l'ombrello ma quasi subito dopo lo richiudiamo sarà così per tutta la mattinata.... Entriamo in un bosco dove vecchi larici sembrano quasi che ci salutino, circondati da centinaia di rododendri in fiore e il silenzio rotto solo dal suono del torrente che ci scorre vicino. Arriviamo all'alpe Fontane 1910 m dove incontriamo il figlio della signora Fiorella (mitica cuoca dell'agriturismo alpe Crampiolo), sta caricando il mulo per poi scendere a Crampiolo, chiedo alcune indicazioni sul percorso da fare. Ricompattiamo il gruppo e saliamo dietro l'alpeggio seguendo l'indicazione alpe Sangiatto, la traccia del sentiero risale il pendio fino ai primi larici dove si biforca, proseguiamo a destra scoprendo un vero angolo di paradiso... Saranno le nuvole basse, o il silenzio rotto solo dal fischio delle marmotte, ma si ha davvero l'impressione di essere in un luogo davvero magico (come dice Paola mancano solo gli gnomi), raggiungiamo un piccolo laghetto dove è stata messa una palina segnaletica, seguendo il sentiero H12 in 1.05 ora si arriva al lago di Agàro, mentre a desta H10 si ritorna all'alpe Fontane, decido con Aldo di tornare indietro oggi non è giornata da escursioni troppo lunghe, ma mi riprometto di ritornare. In breve torniamo al bivio e seguiamo l'evidente traccia dovuta al passaggio di qualche mezzo agricolo, entriamo in un pianoro davvero molto suggestivo, all'improvviso ecco i primi tuoni accompagnati da una bella scrosciata d'acqua, a dire la verità la stavamo proprio aspettando. Arriviamo a uno dei laghi di Sangiatto, le due donne del gruppo sono completamente bagnate, Stefania si è dimenticata l'ombrello (grave errore!), mentre Paola anche se ha l'ombrello preferisce non usarlo, dice che deve testare il nuovo guscio della Montura e il cappellino della North Face, chi capisce le donne è veramente bravo... Costeggiamo il lago sulla destra, trascuriamo il sentiero sulla destra per la bocchetta di Scarpia e con grande felicità di tutti decido di andare all'agriturismo Alpe Crampiolo, seguiamo a sinistra il sentiero contrassegnato W (Tour dei Walser) che in pochi minuti arriva all'alpe Sangiatto 2010 m dove si produce il famoso Bettelmatt, formaggio grasso, il cui sapore e profumo deriva dalle erbe d'alta montagna in particolare dall'erba mottolina, scendiamo lungo l'ampia mulattiera, la pioggia sta ormai diminuendo di intensità, sotto di noi ecco apparire dalle nuvole un'altro lago,... Abbandoniamo la mulattiera, per proseguire sulla destra su un sentiero ben marcato, dopo qualche minuto vediamo da lontano la piana del Devero, la pioggia ha cessato e finalmente possiamo chiudere l'ombrello, arriviamo sopra Crampiolo, Paola non vede l'ora di arrivare... Dopo circa 3.30 ore di cammino eccoci all'agriturismo, la signora Fiorella ci comunica che è tutto pieno e che dobbiamo aspettare anche più di mezz'ora, le diciamo che non fa niente e che aspettiamo volentieri, ci suggerisce di andare sul retro cosi possiamo cambiarci e sederci sulle panche sotto al tendone, ci propone anche uno stuzzichino per far passare il tempo, pochi minuti dopo ecco che arriva con un piatto di salumi,il pane e il vino bianco, ma la grande sorpresa è la ricotta fresca che il figlio aveva appena portato giù dall'alpeggio, noi non possiamo fare altro che ringraziare... e per non offendere la padrona di casa pulire per bene tutti i piatti... Nel frattempo arriva anche il marito il signor Adolfo che ci racconta che quest'anno il sole si è fatto davvero vedere poco e che solo ora portano le mucche su all'alpeggio... Mangiamo nel locale adiacente dove siamo solo noi, il pranzo è da 10 e lode, la signora Fiorella è davvero unica (provare per credere). Ma purtroppo ci tocca ritornare a casa, fuori ha piovuto per quasi tutto il tempo in cui eravamo seduti a tavola, usciamo coperti con giacche, cappellini vari, ombrello in mano..., ma la montagna oggi ci vuole davvero far felici, ecco comparire il sole e il cielo diventa quasi completamente azzurro si possono vedere tutte le cime attorno, dal Pizzo Diei al Monte Cervandone... Danilo e Flavio sono talmente contenti che hanno deciso di fare anche gli acrobati sul bordo della ringhiera del ponte, con alcuni bambini che li hanno guardati a bocca aperta...
Per la discesa decido di seguire il sentiero per l'alpe Corte d'Ardui, per poi scendere alla piana del Devero. Durante il percorso ci soffermiamo varie volte, fotografando tutto quello che ci circonda (Kiran ma dove sei?), arrivati al Devero prima dell'ufficio turistico svoltiamo a sinistra, sulla destra accanto a un muretto inizia un sentiero poco segnato e utilizzato... A mio parere si dovrebbe valorizzare questo percorso, magari con qualche indicazione, dopo qualche minuto sulla destra si può vedere la Cascata del Devero davvero suggestiva, si sale per qualche decida di metri raggiungendo le prime baite dell'alpe Cologno, si passa sotto i dirupi rocciosi de Gli Orli raggiungendo dopo qualche istante il sentiero percorso in mattinata, raggiungiamo le auto che sono circa le 18.00, da Devero al parcheggio ci vogliono circa 30/40 minuti, ma si evita la galleria poco illuminata e percorsa dalle auto...
Malati di Montagna

Il gruppo...



Nel paradiso dei rododendri



Sopra le nuvole "uno dei laghi di Sangiatto)