Escursione ad anello sulla Costiera dei Cech, su sentieri e mulattiere di montagna discretamente segnalate, consigliata in inverno grazie all'ottima esposizione a sud. Bellissimi i panorami sulle Orobie Valtellinesi, sull'onnipresente Legnone e sulla bassa Valtellina.
il selvadego
Si parte da Traona, uno dei più bei paesi della Costiera dei Cech, il nome sembra derivi dall’espressione “Terra buona”.
il Vallone di San Giovanni solcato dal torrente Vallone
il Legnone la sentinella ovest delle Orobie
Il torrione di Demofole..., con mura formate da conci di granito di varia grandezza, ha una finestra a sesto acuto. Si pensa: "Qui si affacciò Adelaide, la prossima sposa di Ottone II". Prima di lei, secondo la tradizione, Demofole, bel castello, aveva accolto la longobarda Teodolinda; in pompa di regina e in umiltà di cristiana. Cristiana fervorosa che, narra la leggenda, convertì alla fede gli abitanti della nostra valle. Tutti, meno quelli detti poi "cech": ciechi alla fede. Fu lei che mandò a cercare, per devolvere a nostre opere di bene, l'oro, nelle montagne Orobie (così dette per quella gran ricchezza di prezioso metallo).
Lina Rini-Lombardini "In Valtellina, colori di leggende e tradizioni"
Una leggenda popolare assai diffusa racconta che una regina è stata ingiustamente rinchiusa fra queste austere mura. Una regina che neppure dopo la morte ha potuto trovare pace per la calunnia che l’ha colpita. Una regina che, nelle chiare notti estive, torna a visitare il luogo delle sue sofferenze, vestita del colore dell’innocenza, cioè di bianco. Sembra che si aggiri, senza pace, nei sotterranei, ma talvolta esce all’aperto, forse a guardare il cielo. La si può scorgere, passando nei pressi del castello nel cuore della notte. Si può vedere una figura diàfana, la figura di una dama bianca, che si staglia contro il cielo, incerta e pallida come un riflesso della luna, alta, in cima alle mura diroccate, come una candida torre d’avorio, silenziosa, come il cuore di una notte senza vento. Una figura che ispira pietà più che paura.
Tempietto di S. Antonio, sulla cui facciata è posta la lapide che ricorda i partigiani caduti nella battaglia di Mello o di S. Antonio, del 1 ottobre 1944
La Chiesa prepositurale di S. Giovanni di Bioggio, è senz'altro uno dei luoghi più caratteristici dell’intera Costiera dei Cech. Posta in un’incantevole radura sulla cima di un bel poggio boscoso, a monte di Traona e ad occidente del profondo Vallone di S. Giovanni, che la divide da Mello.
Strada sterrata per Bioggio
Chiesa Santa Maria in Bioggio
bellissimo borgo montano
sulla storica mulattiera di Bioggio
alcune fontanelle permettono di dissetarsi
Pianezzo
Si scende sulla larga mulattiera...
...tra suggestivi panorami...
...e splendidi terrazzamenti di vigneti, che per il particolarissimo microclima mediterraneo che caratterizza la Costiera dei Cech, danno un ottimo vino
L’attuale chiesa di S. Alessandro, ricostruita all’inizio del secolo XVII e consacrata nel 1690, sostituisce una costruzione quattrocentesca più piccola, di cui rimane l’elegante porticato, il tozzo campanile e l’antica abside, inglobata nel fabbricato alla destra dell’edificio. Lo stesso fabbricato ospita al primo piano l’appartamento (costituito da corridoio, cucina, saletta-studio, camera da letto, con mobili e suppellettili del tempo) in cui don Luigi Guanella abitò. Nella camera da letto una finestrella si apre sulla chiesa: una soluzione simile fu realizzata anche nella sua stanza di Como. Don Guanella, rientrato in diocesi dopo l’esperienza con don Bosco, nel settembre 1878 fu destinato a Traona come coadiutore. Da subito si prodigò senza riserve per i suoi parrocchiani, ottenendone stima ed affetto. Questo periodo però fu molto difficile per lui. «A Traona don Guanella trovò tutte le difficoltà che avrebbero scoraggiato molti cuori di buona volontà, ma egli non si disperò mai». L’anziano arciprete lo aveva accolto con freddezza, perché mal sopportava che il giovane sacerdote «attirasse a sé nei giorni feriali e festivi parecchi fanciulli e giovani per l’insegnamento del catechismo nell’Oratorio e che aprisse nella propria casa scuole feriali quotidiane, diurne e serali e festive». A questo si erano aggiunte difficoltà nei rapporti con il Prefetto di Sondrio, che faceva di tutto per «cogliere in fallo e condannare l’avverso sacerdote, il quale era venuto con progetti oscurantisti dalla scuola di don Bosco e avrebbe riempita la provincia di frati e monache abborriti» (L. Guanella, Le vie della Provvidenza, 1913-1914).