Punto d'appoggio per questi quattro giorni l'accogliente rifugio Campo Base
Malati di Montagna: Silvio, Lorenzo, Pg, Danilo e l'homo selvadego
L'anello del Colle Greguri - Tour della Rocca Provenzale e Rocca Castello
Il massiccio Provenzale/Castello presenta quattro punte. Da sud a nord la prima che si incontra è la Rocca Provenzale (2402 m). Qui la cresta diventa più frastagliata, e si abbassa fino alla Punta Figari (2345 m). Successivamente si incontra Torre Castello (2448 m), la punta che presenta le maggiori difficoltà alpinistiche, separata da una profonda spaccatura verticale dalla Rocca Castello (2452 m), massima elevazione della montagna.
Chiappera dall'alto
verso il colle Greguri
profili della Rocca Provenzale e Rocca Castello
bunker del Vallo Alpino
Scendendo dal Colle Greguri
Cappella di San Francesco nei pressi della Grange Rivero
Il Gruppo Castello Provenzale: da sinistra Rocca Castello, Torre Castello, Punta Figari e Rocca Provenzale
Martedì 23 agosto
Sentiero Pier Giorgio Frassati
Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il 6 aprile 1901 da Adelaide Ametis e da Alfredo Frassati, di stirpe biellese, fondatore e proprietario del giornale "La Stampa", che sarà senatore del Regno ed ambasciatore a Berlino. Pier Giorgio è secondogenito, ma la sorellina Elda morì a soli otto mesi, prima della sua nascita. Nel settembre del 1902 nasce la sorella Luciana che nella gioventù gli sarà saggia consigliera e prezioso appoggio e che nel 1925 andrà in sposa a Jas Gawronski. Pier Giorgio all'età di diciassette anni si iscrisse alle Sezioni di Torino sia del Club Alpino Italiano che della Giovane Montagna perché amava profondamente la montagna che sentiva come una cosa grande, un mezzo di elevazione dello spirito, una palestra dove si tempra l'anima e il corpo. Pier Giorgio Frassati muore il 4 luglio 1925 a causa di una poliomielite fulminante quasi certamente contratta, come affermò Guido Piovene, "assistendo un altro malato povero, a insaputa dei suoi, e forse lo vide morire". Per l'alto valore della sua vita terrena il 20 maggio 1990 fu dichiarato beato da Giovanni Paolo II. Pier Giorgio era un giovane virtuoso che, pur avendo una vita normalissima, ha saputo esprimere la sua santità soprattutto aiutando i poveri. Nonostante sia un grande personaggio, lo sentiamo vicino a ciascuno di noi perché è un santo imitabile e questo fatto ci infonde coraggio.
Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il 6 aprile 1901 da Adelaide Ametis e da Alfredo Frassati, di stirpe biellese, fondatore e proprietario del giornale "La Stampa", che sarà senatore del Regno ed ambasciatore a Berlino. Pier Giorgio è secondogenito, ma la sorellina Elda morì a soli otto mesi, prima della sua nascita. Nel settembre del 1902 nasce la sorella Luciana che nella gioventù gli sarà saggia consigliera e prezioso appoggio e che nel 1925 andrà in sposa a Jas Gawronski. Pier Giorgio all'età di diciassette anni si iscrisse alle Sezioni di Torino sia del Club Alpino Italiano che della Giovane Montagna perché amava profondamente la montagna che sentiva come una cosa grande, un mezzo di elevazione dello spirito, una palestra dove si tempra l'anima e il corpo. Pier Giorgio Frassati muore il 4 luglio 1925 a causa di una poliomielite fulminante quasi certamente contratta, come affermò Guido Piovene, "assistendo un altro malato povero, a insaputa dei suoi, e forse lo vide morire". Per l'alto valore della sua vita terrena il 20 maggio 1990 fu dichiarato beato da Giovanni Paolo II. Pier Giorgio era un giovane virtuoso che, pur avendo una vita normalissima, ha saputo esprimere la sua santità soprattutto aiutando i poveri. Nonostante sia un grande personaggio, lo sentiamo vicino a ciascuno di noi perché è un santo imitabile e questo fatto ci infonde coraggio.
spunta la luna dal monte...
...e il sole gioca a nascondino
il vallone che si deve aggirare a sinistra
l'ambiente è così grandioso che stentiamo a sentire la fatica...
Bivacco Roberto Bonelli 2323 m
La struttura in legno, inaugurata nel 1987, sorge nella suggestiva conca del lago Apozoi.
uno sguardo verso la Francia dal Colle delle Munie 2542 m
panorama dal Colle della Cavalla 2539 m
Il Centro 5 e il Centro 4 del Vallo Alpino
Sul colle sono ubicate tre cisterne per l'approvvigionamento idrico ed un piccolo osservatorio. Nei pressi si trovano anche i resti del Centro 5 della Cavalla, il cui ingresso è posizionato poco sopra la casermetta e i cui due blocchi d'armi sono stati distrutti al termine del secondo conflitto mondiale, a seguito del Trattato di Parigi del 1947. Assieme al vicino Centro 4, aveva il compito di sbarrare gli accessi provenienti dal Colle delle Munie sia con armi anticarro che con mitragliatrici. La presenza di filo spinato sparso un po' ovunque è una ulteriore testimonianza dell'importanza strategica che rivestiva il colle e, con esso, l'intera dorsale compresa tra il Colle del Sautron e il Colle delle Munie.
Strade e sentieri del Vallo Alpino
non manca proprio niente...
strada ex militare
Mercoledì 24 agosto
Anello M. Baueria e Colle della Portiola
Itinerario ad anello che si snoda tra montagne che spesso superano i 3000 m, in un ambiente che muta costantemente durante tutto il percorso. Si segue all'inizio il sentiero dedicato a "Dino Icardi", alpinista e figlio di questa valle, prematuramente scomparso nel 1988 per malattia. Proseguendo poi su un tratto del sentiero dedicato a "Roberto Cavallero", alpinista morto il 30 giugno 1991 nei pressi del Colle della Forcellina, sconsigliato in caso di nebbia!
Sentiero scavato nella roccia ad opera del Battaglione Alpini Valcamonica 1939-40
rifugio Stroppia 2260 m
Dalla montagna mi sono sentito compreso, ascoltato, degnato di attenzione.
Mauro Corona, Nel legno e nella pietra
le lunghe ombre delle montagne si distendono lungo la valle...
salendo al colle della Portiola ecco spuntare il re di pietra il Monviso
verso il Colle della Portiola 2899 m
Giovedì 25 agosto
Dronero e la Riserva Naturale Ciciu del Villar
Il Mulino della riviera di Dronero
Il mulino risale al XV secolo e fu oggetto di numerosi e successivi ampliamenti, testimoniati dalle differenti fasi costruttive leggibili nell'architettura dell'edificio.
Oggi, dopo un lungo e meticoloso restauro a cura dei titolari del biscottificio "Forneria Artigiana Cavanna" di Villar San Costanzo, il Mulino riavvia le macine.
Il mulino si trova lungo il canale Comella nella zona di Dronero detta La Riviera.
È dotato di due ruote metalliche verticali, azionate a cascata, collegate a due coppie di macine. L'acqua è convogliata sulle pale mediante un canale in legno e un sistema di chiuse metalliche. L'apparato tecnico e l'attrezzatura sono completi: vagli, buratto, coperchi, tramogge, madie, elevatore a tazze.
La leggenda del ponte del Diavolo di Dronero
Gli abitanti del paese di Dronero avevano deciso di costruire un ponte per poter attraversare senza difficoltà il torrente Maira. Nonostante i loro sforzi, però, nessun ponte era abbastanza robusto da resistere alle piene dell'impetuoso torrente. Ogni volta che un ponte veniva costruito, la pioggia gonfiava le acque del torrente e la corrente trascinava via con sé il fragile lavoro degli uomini. Il sindaco di Dronero, non sapendo più cosa fare, decise di chiedere aiuto al diavolo: "Diavolo, puoi costruire per noi un ponte che le acque del torrente non si portino via?" "Certo, lo posso fare, ma voglio in cambio la prima anima che attraverserà il ponte!" Il sindaco accettò il patto e il diavolo costruì un ponte talmente robusto da poter resistere anche ai peggiori temporali, quando le acque del torrente si scagliavano furibonde contro tutto quello che incontravano sul loro cammino. Quando il ponte fu pronto, il sindaco prese un pezzo di pane e lo lanciò sul ponte. Un cane randagio che gironzolava lì intorno vide il pane e si precipitò a prenderlo, scappando poi velocemente dall'altra parte del torrente. La prima anima aveva attraversato il ponte! Il diavolo, che non sapeva che farsene dell'anima di un cane, scappò via infuriato e da quel giorno il ponte prese il nome di Ponte del Diavolo.
I Ciciu del Villar o "pupazzi di Pietra"
Formazioni geologiche antichissime, gambo in terriccio argilloso sovrastato da un cappello di pietra, somiglianti a giganteschi funghi: i "Ciciu", che in dialetto popolare significa "pupazzo", hanno origine circa quindicimila anni fa, al termine dell'ultima glaciazione: un progressivo movimento del terreno e l'erosione hanno regalato queste fantasiose sculture naturali che, seppur lentamente, continuano il loro processo di mutazione. Situati sulle pendici della costa Pragamonti, in un'area complessiva di quarantadue ettari di Riserva Naturale, I Ciciu rappresentano una performance romantica ed artistica della natura, nel suo genere davvero unica al mondo!
Il Mulino della riviera di Dronero
Il mulino risale al XV secolo e fu oggetto di numerosi e successivi ampliamenti, testimoniati dalle differenti fasi costruttive leggibili nell'architettura dell'edificio.
Oggi, dopo un lungo e meticoloso restauro a cura dei titolari del biscottificio "Forneria Artigiana Cavanna" di Villar San Costanzo, il Mulino riavvia le macine.
È dotato di due ruote metalliche verticali, azionate a cascata, collegate a due coppie di macine. L'acqua è convogliata sulle pale mediante un canale in legno e un sistema di chiuse metalliche. L'apparato tecnico e l'attrezzatura sono completi: vagli, buratto, coperchi, tramogge, madie, elevatore a tazze.
Gli abitanti del paese di Dronero avevano deciso di costruire un ponte per poter attraversare senza difficoltà il torrente Maira. Nonostante i loro sforzi, però, nessun ponte era abbastanza robusto da resistere alle piene dell'impetuoso torrente. Ogni volta che un ponte veniva costruito, la pioggia gonfiava le acque del torrente e la corrente trascinava via con sé il fragile lavoro degli uomini. Il sindaco di Dronero, non sapendo più cosa fare, decise di chiedere aiuto al diavolo: "Diavolo, puoi costruire per noi un ponte che le acque del torrente non si portino via?" "Certo, lo posso fare, ma voglio in cambio la prima anima che attraverserà il ponte!" Il sindaco accettò il patto e il diavolo costruì un ponte talmente robusto da poter resistere anche ai peggiori temporali, quando le acque del torrente si scagliavano furibonde contro tutto quello che incontravano sul loro cammino. Quando il ponte fu pronto, il sindaco prese un pezzo di pane e lo lanciò sul ponte. Un cane randagio che gironzolava lì intorno vide il pane e si precipitò a prenderlo, scappando poi velocemente dall'altra parte del torrente. La prima anima aveva attraversato il ponte! Il diavolo, che non sapeva che farsene dell'anima di un cane, scappò via infuriato e da quel giorno il ponte prese il nome di Ponte del Diavolo.
Formazioni geologiche antichissime, gambo in terriccio argilloso sovrastato da un cappello di pietra, somiglianti a giganteschi funghi: i "Ciciu", che in dialetto popolare significa "pupazzo", hanno origine circa quindicimila anni fa, al termine dell'ultima glaciazione: un progressivo movimento del terreno e l'erosione hanno regalato queste fantasiose sculture naturali che, seppur lentamente, continuano il loro processo di mutazione. Situati sulle pendici della costa Pragamonti, in un'area complessiva di quarantadue ettari di Riserva Naturale, I Ciciu rappresentano una performance romantica ed artistica della natura, nel suo genere davvero unica al mondo!