Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 27 maggio 2012

La Valle dei "Tremendi"

Dall'autostrada A26 direzione Genova/Alessandria usciamo a Romagnano Sesia–Ghemme, proseguiamo seguendo la statale SS299 per Alagna, dopo Piode prima di arrivare a Campertogno svoltiamo a sinistra e attraversato il ponte sul fiume Sesia proseguiamo sulla carrozzabile arrivando a Rassa 917 m (in lingua walser Ratsa).
Giunti alle porte del paese pieghiamo a sinistra attraversando il torrente Sorba su di un ponte, in breve arriviamo ad un ampio parcheggio dove si può lasciare l'auto, volendo si può proseguire ancora per qualche centinaio di metri lasciandola nei pochi posti disponibili in uno spiazzo sulla sinistra. Ultimati i preparativi proseguiamo sulla strada cementata dove il traffico è consentito ai soli mezzi autorizzati, dopo circa 15/20 minuti la strada diventa sterrata e in breve termina in uno spiazzo. Proseguiamo ora sull'ampia mulattiera arrivando nella radura dell'alpe Campello 1095 m, dove sorge il bar/ristorante Heidi gestito dalla simpaticissima Ester che ci prepara un ottimo caffè, dal profumino che esce dalla cucina siamo quasi tentati di rimanere qui aspettando l'ora di pranzo, ma come si dice il dovere ci chiama e così proseguiamo, anche se qualcuno me lo rinfaccerà per tutto il giorno…!!! La mulattiera prosegue senza troppi strappi, inoltrandosi sempre di più nella val Sorba, dove si estende la “Grande Selva”, ricca di legname che per secoli ha garantito lavoro a boscaioli, carbonai e artigiani della calce, per questo motivo è stato istituito l'Ecomuseo del Legno e della Calce, un percorso didattico caratterizzato da quattro filoni tematici: il bosco, l'acqua, la roccia, il fuoco.
Giunti alla grande croce dell'alpe Sorba "Sürba" 1151 m ci dissetiamo alla caratteristica fontana ricavata da un tronco, in breve arriviamo al ponte della Prabella 1180 m, dove elargisco consigli su un bellissimo giro ad anello che ho fatto qualche anno fa' salendo al Pizzo Bo Valsesia 2071 m e rientrando poi per l'alpe Sorbella, poco oltre possiamo sentire il fragore della cascata che si butta nella profonda Gula Taleintha 1270 m, ci fermiamo a osservare con quanta violenza il torrente in questo tratto scende, uno spettacolo mozzafiato!!!
Incrociata un paio di volte una strada sterrata di recente costruzione che dovrebbe essere un percorso ad anello per montain-bike, attraversiamo un bel bosco di faggi arrivando all’alpe il Dosso 1395 m. Dai segnavia posti su un muro deviamo a destra seguendo il sentiero 51c, dopo aver attraversato un prato iniziamo a salire entrando in un fitto bosco, il sentiero è sempre ben segnalato con segni di vernice bianco/rossi, l'unica difficoltà è il fogliame che rende scivoloso alcuni tratti. Usciti dal bosco proseguiamo con un lungo traverso verso sinistra, attraversato alcuni torrentelli riprendiamo a salire, avendo come punto di riferimento un grosso ometto in alto sulla sinistra. Attraversato il torrente Artorta stando attenti a non fare un bagno fuori programma in breve eccoci all'alpe dell'Artorto 1959 m. Peccato che il panorama sia rovinato dalle nuvole ma oggi ci può anche stare, visto che comunque fino ad ora non abbiamo preso nemmeno una goccia di pioggia, l'ambiente è comunque molto bello, ci accomodiamo accanto a una graziosa chiesetta riposandoci e mangiando qualcosa. Per il rientro optiamo per un sentiero segnalato da una grossa freccia su un sasso, da subito notiamo che il sentiero non è altro che una traccia e che se non fosse per qualche segno sbiadito di vernice a forma di cerchio sarebbe anche difficile continuare, dopo aver perso quota molto velocemente e compiuto un traverso giungiamo ai margini di un ripido canalino dal qualche però non riusciamo a vedere che cosa ci sia oltre, dopo un'attenta valutazione decidiamo che non ci sono le condizioni di sicurezza tali da proseguire. Ritornati all'alpe dell'Artorto ripercorriamo il medesimo sentiero fatto all'andata, arrivati al ristorante Heidi come da previsioni inizia a piovere, Ester gentilmente ci invita a entrare dato che ormai la sala da pranzo è quasi vuota, dopo aver bevuto un caffè e visto che fuori a smesso di diluviare facciamo ritorno all'auto, ma poco prima di arrivare ecco il secondo temporale, a conti fatti ci è andata ugualmente bene è stata comunque una bella giornata passata in ottima compagnia nella valle dei Tremendi…!!!
Malati di Montagna: Paolo, Piergiorgio, Simeone, Aldo, Franco e Fabio

chi non ha mai sognato di andare a mangiare da Heidi by Simeone


un'allegra compagnia by Simeone


sempre avanti...dove non si sa...?!? by Simeone


chissà cosa starà spiegando...?!? by Simeone


speriamo che regga...?!? by Simeone


la "Grande Selva" by Simeone


escursionista fai da te....by Simeone


i due fratelli by Simeone


personaggi strani si aggirano in val Sorba by Simeone


si pompa... by Simeone


pirati in montagna....?!? by Simeone


PG il nostro esperto botanico by Simeone


ma proprio là dovevano costruire le baite...?!? by Simeone 


la bellissima chiesetta dell'alpe Artorto 1905 m by Simeone


uno sprazzo di sereno...by Simeone


fontana all'alpe Sorba


torrente Sorba


durante la salita...


Gula Taleintha


nei pressi dell'alpe Artorto


alpe dell'Artorto


Madonnina all'alpe dell'Artorto


si inizia a scendere...


L'icona scelta per rappresentare l'Ecomuseo del legno di Rassa 
è la firma dell'ignoto maestro lapicida che realizzò nel 1500 pregevoli opere 
d'arte religiosa con il pregiato marmo del Massucco.
Così pregiato da essere persino richiesto dalla Fabbrica del Duomo di Milano 
all’avvio dei lavori: tuttavia, il trasporto troppo costoso e la possibilità 
di poter portare avanti il lavoro di estrazione del prezioso materiale 
solo nei mesi estivi hanno costretto ad abbandonare l’idea.



sabato 19 maggio 2012


La pace della natura entrerà
in te come i raggi del sole
penetrano le fronde degli alberi.
I venti ti soffieranno dentro 
la loro freschezza
e i temporali la loro energia,
mentre le preoccupazioni
cadranno come foglie d'autunno.

John Muir, Our National Parks, 1901

domenica 13 maggio 2012

Testa del Mater a cavallo tra due mondi

Mentre salivo sul crinale da solo, con l'aria gelida che mi colpiva il volto mi son chiesto...ma cosa mi spinge ad alzarmi alle 6.00 di domenica con un cielo plumbeo e camminare facendo fatica per ore...credetemi la risposta me l'ha data proprie lei la MONTAGNA...giornata che ricorderò...

Dall’autostrada A26 si prosegue lungo la superstrada per il Sempione (SS33) fino all’uscita di Masera/Val Vigezzo, seguendo ora la strada della Val Vigezzo (SS337) e oltrepassata Santa Maria Maggiore in breve si raggiunge Malesco. Lasciata la strada principale, che svolta a sinistra per Re e per la Svizzera, si entra in paese e seguendo le indicazioni per Finero e la Val Cannobina dopo circa 3 km si arriva al Passo Scopello 965 m, l'auto la si può lasciare nei pochi posti disponibili a lato della strada, alcuni pannelli dittatrici illustrano l'ambiente circostante.
Per il momento le previsioni meteo sono a dir poco ottime, dal passo torno indietro lungo la strada asfaltata raggiungendo l’inizio di una stradina sterrata che si stacca sulla sinistra, su una palina segnavia vengono indicati le varie destinazioni con i tempi per raggiungerle (M16). Dopo pochi minuti eccomi ad un bivio, tralascio la stradina sulla sinistra per Testa Durone/Monte Oro e subito dopo arrivo ad un ponticello con una sbarra, un cartello avvisa che la strada è ad esclusivo uso agro-silvo-pastorale, un cancello permette comunque a chi è a piedi di proseguire. La strada sale con lunghi tornanti arrivando alle baite dell'alpe Laurenzo. Dopo circa 30/40 raggiunte le ultime baite dove la strada sterrata termina risalgo il pendio erboso a destra su un'esile traccia, raggiungendo alcune baite diroccate poste poco più in alto, oltrepassate le costruzioni sulla sinistra riprendo il sentiero. Dopo un breve tratto nel bosco esco in un radura con alcune baite diroccate a poche decine di metri in alto sulla destra, entrato nuovamente nel bosco il sentiero inizia decisamente a salire, alcuni segni di vernice bianco/rossi sulle rocce e qualche bollo in metallo sugli alberi consentono di rimanere sul giusto percorso. Dopo un breve tratto in falsopiano poco prima di attraversare un torrente, tralascio la traccia che prosegue diritta e che conduce dopo pochi minuti in una radura con delle baite diroccate e svoltando decisamente a destra seguo il sentiero che si innalza ripidamente. Uscito dal bosco mi fermo qualche istante per rinfrescarmi ad una fontana formata con tre tronchi di legno, proseguo a destra raggiungendo alcune baite ormai destinate solo come ricovero per animali, piegando a sinistra rientro nuovamente nel bosco e dopo un lungo traverso raggiungo la cappella del Group 1671 m, la vista sul Val Vigezzo e sulle montagne circostanti e splendida...       
Soffia un'aria gelida che mi costringe a coprirmi, dalla palina segnavia seguendo le indicazioni proseguo verso "La Cima", oltrepassato un breve tratto di bosco inizio a salire sull'evidente cresta, il percorso salendo gradatamente da la possibilità di poter ammirare il panorama attorno. Superato un tratto con un cavo di sicurezza in caso di neve o ghiaccio, in pochi minuti scendo alla conca del Pianzà, si tratta di un alpeggio da tempo abbandonato, un pannello didattico della Comunità del Parco Nazionale della Val Grande ne racconta la storia. Dalla palina segnavia caduta a terra e che rimetto in piedi prontamente assicurandomi che ci rimanga, inizio a risalire l'erto pendio arrivando ad un'ulteriore palina su qui viene segnalata "la Cima" 1810 m, ma che in realtà è a pochi minuti sulla destra contraddistinta da una grande croce e che per ora tralascio.  
Il sentiero prosegue con qualche saliscendi e con un'ultimo strappo in breve raggiungo la Testa del Mater 1846 m, mi siedo qualche istante, immagini straordinarie mi circondano, da una parte la Val Vigezzo, Valle dei Pittori, degli Spazzacamini, tanti i nomi per indicare questa terra di confine tra Italia e Svizzera, limite fra Alpi Occidentali e Centrali, passaggio tra le montagne del Sempione e quelle del Gottardo e dall'altra parte il Parco Nazionale della Val Grande l'area selvaggia più vasta d'Italia, una vallata unica, fuori dal mondo, dominata dal silenzio, dove la natura è regina. All'improvviso un colpo di vento gelido mi scuote, come se qualcuno mi dicesse che è ora di far ritorno, non faccio tempo a scendere il primo tratto che in pochi secondi vengo avvolto dalle nuvole, non si vede più niente.... Ritornando sui miei passi inizio a ripercorrere il tragitto fatto all'andata, l'unica deviazione che mi concedo è la breve salita alla croce della "Cima", durante tutta la giornata l'unico essere umano incontrato è stato un giovane straniero diretto al bivacco dell'alpe Scaredi, poche parole ma una vigorosa stretta di mano...
Malato di Montagna: Fabio

alpe Laurenzo


la Val Vigezzo dalla cappella del Group


parte della cresta da percorrere


il Pizzo Ragno...bellissimo ricordo...!!!


in cima alla Testa del Mater verso la Val Grande...


...e dal lato opposto verso la "Cima"


"Berzelesk"


Il Basilisco è un essere mitico che in Val Vigezzo trova i suoi estimatori e non manca chi racconta di aver conosciuto qualcuno che lo ha incontrato per davvero. E mentre il cugino maggiore, il drago, lo troviamo rappresentato appeso a testa in giù sulla facciata della parrocchiale di Santa Maria Maggiore, lui, il basilisco, il piccolo re, fa bella mostra sulla fontana nel centro di Malesco.

domenica 6 maggio 2012

Abbiamo preso le armi per la libertà di tutti

Ho deciso di intitolare il post scrivendo la frase che è riportata sul Sacrario ai Caduti del San Martino, è nostro dovere ricordare che uomini e donne hanno donato la loro vita per la nostra libertà, quella libertà che ancora in molti paesi del mondo non c'è...

Dall'autostrada A8 prendiamo l'uscita Azzate/Buguggiate e seguiamo la SP1 fino a Gemonio da dove proseguiamo sulla SS394, arrivati a Casalzuigno svoltiamo a sinistra per Arcumeggia che raggiungiamo dopo una lunga serie di tornanti.
Arcumeggia (570 m) è un piccolo borgo immerso nel cuore verdeggiante della Valcuvia, oltre ad essere il più noto paese dipinto in provincia di Varese, Arcumeggia è stata la prima esperienza di "Galleria all'aperto dell'affresco" in Italia.
È appena finito di piovere e le nuvole sembrano incollate alle montagne, ma siamo rincuorati dalle previsioni meteo che prevedono un miglioramento già a metà giornata. Seguendo i segni di vernice giallo/verde della 3V (Via Verde Varesina e dell'Anulare Valcuviano) passiamo accanto al lavatoio e in breve giungiamo ad un bivio con alcuni cartelli, seguiamo la mulattiera erbosa a sinistra che sale ripidamente in un bosco di castagni, il silenzio è interrotto solo dal gocciolare dell'acqua che scende dagli alberi, attraversiamo un torrente che nel suo scorrere verso valle forma alcune suggestive cascatelle, in questo ambiente fiabesco non potevano mancare due caprioli che appena ci sentono scompaiono come fantasmi nel fitto bosco. Raggiunte un gruppo di baite ristrutturate pieghiamo a sinistra raggiungendo in breve l'alpe Perino 750 m, da qui in poi continuiamo sulla carrareccia militare fin quasi sulla cima del M. San Martino. Guadagniamo quota lentamente con alcuni tornanti in un bosco più o meno fitto di querce, castagni,  faggi, betulle, noccioli e cornioli, senza accorgercene ci ritroviamo in mezzo alle nuvole che creano attorno a noi un'atmosfera quasi surreale. Dopo aver oltrepassato i tralicci di un elettrodotto abbandoniamo momentaneamente la sterrata per proseguire sulla sinistra, seguendo le indicazioni per San Michele (scritta bianca su un sasso), seguendo i segni di vernice bianco/rossi saliamo ripidamente nel bosco e arrivati alla base di alcune roccette proseguiamo sulla sinistra seguendo un'esile traccia che in pochi minuti ci conduce alla cima del Monte Colonna 1203 m. Purtroppo oggi i panorami non erano nemmeno auspicabili, ma la foto in vetta la facciamo comunque avendo come sfondo il bianco delle nuvole che ci circondano.
Ritornati sulla strada militare proseguiamo sulla sinistra seguendo le indicazioni per San Martino, incrociata la strada asfalta la seguiamo in salita raggiungendo in pochi minuti il Sacrario dei Caduti del San Martino.

LA BATTAGLIA DEL SAN MARTINO
L'8 settembre del 1943 il governo italiano sottoscrisse l'armistizio con gli anglo-americani, immediatamente Hitler ordinò alle sue truppe di occupare la penisola e di deportare in Germania quanti idonei alle armi non avessero accettato di arruolarsi nell'esercito della repubblica fascista costituita da Mussolini dopo che i tedeschi l'ebbero liberato dalla prigionia sul Gran Sasso. I più ardimentosi scelsero allora la ribellione per resistere al tracotante straniero e ai suoi alleati in camicia nera e diedero inizio alla guerra di liberazione.
Su questo monte San Martino si raccolsero duecento giovani in maggioranza militari sbandatisi dopo l'armistizio richiamati da un magnifico comandante il colonnello Carlo Croce che assunse il nome di battaglia giustizia e battezzò la sua formazione Gruppo Cinque Giornate, le popolazioni delle città e dei paesi vicini aiutarono i partigiani fornendo loro armi, munizioni, viveri raccolti e trasportati con il rischio di essere sorpresi dai nazifascisti e di subire gravi persecuzioni. Il colonnello Croce avrebbe voluto fare della montagna una fortezza inespugnabile in grado di resistere per lungo tempo agli assalti nemici. Il piano era ambizioso e coraggioso ma difficilmente realizzabile, invano superiori militari e rappresentanti del comitato di liberazione nazionale invitarono i ribelli del San Martino a scegliere una strategia meno rigida e rischiosa. Il previsto attacco tedesco ebbe inizio il 13 e si concluse il 15 novembre 1943 con la sconfitta del Gruppo Cinque Giornate, furono gli aerei a preparare con un nutrito bombardamento l'azione dei soldati germanici che i partigiani contrastarono eroicamente finché non furono sopraffatti dalla preponderante forza del nemico. L'esistenza di un sistema di gallerie costruite durante la prima guerra mondiale, consentì alla maggior parte dei combattenti italiani di riparare in territorio elvetico, ma due partigiani caddero durante il combattimento e altri catturati durante lo scontro armato, furono fucilati dai tedeschi. Duecento soldati germanici sarebbero caduti, secondo fonti ufficiali durante il combattimento. Il colonnello Croce entrato per ultimo nelle gallerie, riusci a riparare in Svizzera ma rientrato poco tempo dopo in Italia per riprendere il suo posto nella guerra di liberazione fu arrestato dai tedeschi e massacrato. Il combattimento del San Martino fu il primo fatto d'arme della resistenza italiana, se il suo risultato fu dal punto di vista militare a causa anche della mancanza di esperienza della guerra per bande, sfortunato esso ebbe un valore altissimo sul piano morale e convinse molti dubbiosi a contribuire la lotta contro i nazifascisti.

Un sentiero sul lato opposto da dove siamo entrati in breve ci conduce sulla cima del Monte San Martino 1087 m con l'omonimo oratorio del sec. XI, dedicato a Martino vescovo di Tours. All'alba del 15 novembre 1943, dieci partigiani della formazione - Esercito Italiano Gruppo "Cinque Giornate" Monte San Martino - guidati dal Ten. Alfio Manciaghi (Folco) spianano le loro armi contro il gruppo d'assalto tedesco proveniente da Arcumeggia, composto da circa 80 uomini del Reggimento di Polizia e contro il plotone della Guardia di Frontiera e i gruppi di polizia in arrivo da San Michele. Secondo il piano predisposto dal Comandante del Gruppo Partigiano, Ten. Col. Carlo Croce, l'azione del San Martino deve costituire motivo di disturbo nei confronti dei tedeschi al fine di rallentare la loro discesa verso le postazioni fortificate di Vallalta. Verso le ore 12, dopo un bombardamento aereo che non arreca danni né agli uomini né all'edificio sacro, i tedeschi attaccano la vetta. Nonostante l'eroica resistenza, i partigiani vengono sopraffatti e sei di loro catturati. I prigionieri saranno fucilati il mattino successivo insieme ai compagni rastrellati durante la battaglia, dopo aver subito sevizie e torture. L'Oratorio di San Martino, Monumento Nazionale, verrà completamente distrutto dai nazifascisti, senza alcuna giustificazione, nel pomeriggio di  giovedì 18 novembre 1943, per poi essere ricostruito fedelmente dopo la guerra.
Dopo aver bevuto un buon caffè nel vicino ristoro "San Martino" di proprietà della Provincia di Varese, aperto tutti i weekend e festivi, da marzo a novembre (cell. 338.9523480), riprendiamo il cammino ripercorrendo la strada asfaltata, arrivati nuovamente alla palina segnavia continuiamo a seguire la strada per poche decine di metri per poi svoltare sulla destra seguendo il sentiero contrassegnato dai segni di vernice bianco/rossi. Incrociata nuovamente la strada la seguiamo arrivando in breve ad uno slargo con una stradina sterrata sulla destra che seguiamo. In pochi minuti giungiamo all'alpe di Duno in località Cantonaccio 811 m. Dalla palina segnavia tralasciamo le varie indicazioni e scendiamo leggermente rimanendo sul lato destro del pascolo con alcuni cavalli e capre, attraversiamo un torrente su un ponte in pietra e seguendo la sterrata arriviamo in località Bisio 785 m con una baita ristrutturata. Dalla palina segnavia seguiamo le indicazioni per Arcumeggia, iniziamo a scendere ripidamente su una mulattiera costruita in un ambiente molto suggestivo, su un masso è incisa la data 1873, l'ambiente che attraversiamo a nostro avviso è semplicemente straordinario.
Oltrepassata una baita in breve arriviamo in località Croce 578 m alle porte di Duno, dalla palina segnavia seguiamo il "Sentiero degli innamorati", non fatevi illusioni, il percorso non è affatto semplice e oltre a essere prevalentemente in salita, in alcuni tratti bisogna porre un po' di attenzione. Giunti ad un bivio tralasciamo il sentiero a sinistra per continuare in salita seguendo le indicazioni per Arcumeggia, arrivati in località "le Cascine" 650 m con un alcune baite ben ristrutturate, ci fermiamo qualche istante ammirando finalmente il panorama che fino ad ora ci era stato negato. Dalla palina segnavia seguendo le indicazioni arriviamo  alle prime case di Arcumeggia, attraversiamo il suggestivo borgo caratterizzato dai dipinti collocati sulle pareti esterne delle abitazioni, consigliamo di non aver fretta in modo tale da poter osservare ogni suo angolo nascosto, in breve arriviamo al parcheggio dove abbiamo lasciato la macchina.
Malati di Montagna: Simeone, Danilo e Fabio

“il bocc” costituisce il simbolo di Arcumeggia 
e come tale è effigiato in più punti del paese


Art gallery "mother nature"




angoli suggestivi...by Simeone


manutenzione ordinaria...by Simeone


chissà cosa starà pensando...by Simeone


Danilo un vero malato di montagna...by Simeone


in cima al Monte Colonna...tra le nuvole...


giovedì 3 maggio 2012

People Have The Power - Patti Smith

La Gente Ha Il Potere - Patti Smith

Ero immersa nei miei sogni
di una apparenza brillante e corretta
e il mio sonno è stato interrotto
ma il mio sogno rimaneva chiaro
sotto forma di vallate luminose
dove si sente l'aria limpida
ed i miei sensi si sono riaperti
Mi svegliai (sentendo) l'urlo
che la gente ha il potere
di redimere l'opera dei pazzi
fino alla mitezza, alla pioggia della grazia
è stabilito, è la gente che guida

La gente ha il potere
La gente ha il potere
La gente ha il potere
La gente ha il potere

Gli atteggiamenti vendicativi diventano sospetti
e rannichiarsi come per ascoltare
con le braccia protese in avanti
perché la gente ha le orecchie
e i custodi e i soldati
giace sotto le stelle
scambiando ideali
e abbassando le braccia
per disperdere nella polvere
per diventare come vallate splendenti
dove l'aria pura si percepisce
e i miei sensi (sono) di nuovo aperti (al mondo)
Mi sono svegliata piangendo

Dove c'erano deserti
ho visto fontane
l'acqua sgorgava come crema
e noi andavamo a spasso là assieme
e non c'era nulla di cui ridere o da criticare
e il leopardo
e l'agnello
dormivano assieme realmente abbracciati
io speravo nella mia speranza
di riuscire a ricordare quello che avevo trovato
io sognavo nei miei sogni
Dio sa cosa una visione ancora più pura
fino a che non ho ceduto al sonno
Affido il mio sogno a te

Il potere di sognare di dettare le regole
di lottare per cacciare dal mondo i folli
è promulgata la legge della gente
è promulgata la legge della gente
Ascolta:
Io credo che tutto quello che sogniamo
può arrivare e può farci arrivare alla nostra unione
noi possiamo rivoltare il mondo
noi possiamo dare il via alla rivoluzione sulla terra
noi abbiamo il potere
La gente ha il potere ...