Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

sabato 29 agosto 2015

Un'accoppiata straordinaria...Pizzo Diei e Monte Cistella

Anche se meno rinomato del Cistella, il Pizzo Diei è la cima più alta del gruppo montuoso che scende a sud-est dalle grandi montagne delle Lepontine occidentali. Il Monte Cistella di poco più basso è però il più famoso e anche una delle montagne più belle dell'Ossola, celebrata da poeti e scrittori, meta molto frequentata dagli amanti delle terre alte.

La Val Divedro è facilmente raggiungibile percorrendo l'autostrada A26 fino a Gravellona Toce, per poi proseguire sulla superstrada/statale S33/E62 del Sempione. Oltrepassata l'uscita di Crodo in pochi minuti si arriva a Varzo. Entrati in paese poco prima d'arrivare alla stazione ferroviaria si sale a destra seguendo le indicazioni per San Domenico, che si raggiunge dopo circa 11 km. Parcheggiata l'auto nell'ampio piazzale, in breve si raggiungo gli impianti di risalita. Il biglietto con arrivo a il Dosso costa 15 euro A/R, informarsi sull'apertura degli impianti consultando il sito www.sandomenicoski.com.
All'arrivo della seggiovia, si prosegue in piano per un breve tratto su strada sterrata, al termine della quale abbiamo due possibilità per ricollegarci al sentiero proveniente dal colle di Ciamporino (F16). La prima consiste nel seguire un sentiero all'inizio poco evidente che perde quota, fino ad arrivare alla base del canale che si deve risalire (consigliata). La seconda è riservata solo a chi ha già una buona esperienza in montagna, bisogna risale sulla destra la cresta, per poi tagliare a mezza costa tra grossi massi instabili, fino a incrociare il sentiero più in alto.
In entrambi i casi si prosegue seguendo gli evidenti segni di vernice bianco/rossi per stretti tornanti il ripido fianco del canalone, fino al bivio indicato da una scritta su un masso in basso a destra. Tralasciato il sentiero per il Cistella, si continua a salire a sinistra arrivando alla base di un ripido canalino franoso. Risalito si arriva a una cupola tondeggiante, ricoperta da detrito fine, seguendo alcuni omini di pietra in breve si raggiunge il segnale di vetta 2906 m. Splendido il panorama su tutte le cime circostanti con il Monte Leone in primo piano.
Per il ritorno scelgo di ripercorrere il medesimo sentiero, subito dopo aver ridisceso, con un minimo d'attenzione il canalino, tralasciato il sentiero da dove sono salito, seguo il sentiero a sinistra che scende fino a incrociare nuovamente il sentiero per il Cistella (F16) Alcuni cartelli segnavia indicano le varie destinazioni da seguire, con i relativi tempi di percorrenza. Con alcuni saliscendi si prosegue con un lungo traverso su pietraie, sotto il versante sud-ovest del Pizzo Diei.
Alla fine del traverso, dopo aver superato alcuni canaloni, il sentiero piega decisamente a sinistra risalendo l'ultimo tratto ripido di pochi metri, oltre il quale si sbuca in un suggestivo e affascinante altopiano. Il Pizzo Diei è ormai alle nostre spalle, mentre davanti all’estremità opposta del pianoro, è ben visibile l'inconfondibile corno del Cistella. Si inizia a scendere seguendo i segnavia e gli innumerevoli omini di pietra, verso il bivacco Leoni costruito alla base del corno. Attraversando l'altipiano, dove carsismo e fenomeni crionivali hanno prodotto fenditure e crepacci in un'alternanza di piani detritici, si ha l'impressione di essere in un luogo lunare...
Arrivati al bivacco a 2803 m, seguendo le indicazioni sulla palina segnavia, si inizia a salire a destra dell'edificio su alcune rampe di roccia. Raggiunto un canalino ripido e franoso, attrezzato con alcune catene, lo si risale con una certa attenzione, arrivando in breve alla croce del Cistella 2880 m. In giornate limpide lo sguardo spazia su quasi tutto l'arco alpino.
Per il ritorno ripercorro interamente il sentiero F16, scendendo fino alla base del canalone. Da qui abbandono il sentiero per il Colle di Ciamporino e piegando a sinistra in breve arrivo nuovamente all'impianto di risalita.
Malati di Montagna: l'Homo Selvadego

la giornata all'inizio devo ammettere non è niente male!
(arrivo seggiovia)




Pizzo Diei 2906 m



le nuvole iniziano a salire verso il Cistella...


...ma arrivato in cima al Cistella a 2880 m le nuvole si diradano,
regalandomi un bellissimo colpo d'occhio verso l'alpe Devero



la suggestiva cresta del Cistella






martedì 25 agosto 2015

Cinque giorni tra le suggestive montagne della Carnia

La gente che mi piace
di Mario Benedetti

Mi piace la gente che vibra,
che non devi continuamente sollecitare
e alla quale non c'è bisogno di dire cosa fare
perché sa quello che bisogna fare
e lo fa in meno tempo di quanto sperato.
Mi piace la gente che sa misurare
le conseguenze delle proprie azioni,
la gente che non lascia le soluzioni al caso.
Mi piace la gente giusta e rigorosa,
sia con gli altri che con se stessa,
purché non perda di vista che siamo umani
e che possiamo sbagliare.
Mi piace la gente che pensa
che il lavoro in equipe, fra amici,
è più produttivo dei caotici sforzi individuali.
Mi piace la gente che conosce
l'importanza dell'allegria.
Mi piace la gente sincera e franca,
capace di opporsi con argomenti sereni e ragionevoli.
Mi piace la gente di buon senso,
quella che non manda giù tutto,
quella che non si vergogna di riconoscere
che non sa qualcosa o si è sbagliata.
Mi piace la gente che, nell'accettare i suoi errori,
si sforza genuinamente di non ripeterli.
Mi piace la gente capace di criticarmi
costruttivamente e a viso aperto:
questi li chiamo "i miei amici".
Mi piace la gente fedele e caparbia,
che non si scoraggia quando si tratta
di perseguire traguardi e idee.
Mi piace la gente che lavora per dei risultati.
Con gente come questa mi impegno a qualsiasi impresa,
giacché per il solo fatto di averla al mio fianco
mi considero ben ricompensato.

Dedicata a tutte le persone che abbiamo incontrato durante queste indimenticabili giornate.
Malati di Montagna: Danilo e l'Homo Selvadego

21.08.2015
Dal Rifugio Edoardo Tolazzi Al Plan Val di Bos al Rifugio Giovanni e Olinto Marinelli

ambiente alpino


il bello e il brutto delle terre alte...




22.08.2015
Dal Rifugio Giovanni e Olinto Marinelli al Monte Coglians 2780 m (la montagna più alta del Friuli Venezia Giulia, di cui quest'anno si celebra il 150° anniversario della prima ascensione)
Dal rifugio al Monte Floriz 2184 m e al Monte Crostis 2250 m

rifugio Marinelli...splendido balcone sulla Carnia...


la salita


ci siamo quasi...


Monte Coglians 2780 m


siamo sul tetto del Friuli




23.08.2015
Dal Rifugio Giovanni e Olinto Marinelli al Passo di Monte Croce Carnico e relativa salita al Pal Piccolo 1866 m (uno dei punti più combattuti della "Zona Carnia" durante la Grande Guerra, sulle sue pendici è stato allestito un museo all'aperto in cui sono ancora visibili le strutture militari italiane ed austro-ungariche)

risvegliarsi in un rifugio non ha prezzo...!!!


se poi il rifugio è il Marinelli è ancora più bello...!!!


cogliere l'attimo...!!!


Museo all'aperto del Pal Piccolo



Pal Piccolo 1866 m




24.08.2015
Dal Passo di Monte Croce Carnico al Rifugio Lambertenghi Romanin per la Valentin Torl 2138 m

Plökenhaus 1244 m


Cellonsee, delizioso laghetto nei pressi della Plökenhaus


Valentintörl 2138 m




25.08.2015
Dal Rifugio Lambertenghi Romanin al Rifugio Edoardo Tolazzi

Rifugio Lambertenghi Romanin






lunedì 17 agosto 2015

In solitaria al Chalberhòre...con neve (Corno Vitello 3057 m)

Splendida cima rocciosa, caratterizzata da una forma distinguibile anche a grande distanza. Il Corno Vitello o Chalberhòre sorge lungo la cresta di confine tra la Val d'Ayas e la Valle di Gressoney, la salita in condizioni normali è riservata ad escursionisti esperti e allenati, soprattutto l'ultimo tratto in cui il percorso sale su roccia e detriti instabili. In quest'estate che verrà ricordata come una delle più calde in assoluto, con sorpresa  nell'ultimo tratto ho trovato la neve, caduta nei giorni precedenti, che a reso il percorso decisamente molto più impegnativo!
Per il ritorno affronto la lunga cresta fino al Col Palasinaz, con la salita all'omonima cima 2783 m (EE).

Dall'autostrada A5 usciti al casello di Verrès si risale per circa 15 km la Valle d'Ayas fino a Brusson 1338 m. Poco prima d'uscire dal paese si segue la strada a destra per Estoul/Fenilliaz/La Croix. Dopo circa 1 km da Estoul si raggiunge un grande parcheggio sulla sinistra dove poter lasciare l'auto 1880 m. All'entrata del parcheggio una palina segnavia indica le varie destinazioni che si possono raggiungere e la relativa numerazione dei sentieri (rifugio Arp 5 - laghi Valfredda 5A). Si prosegue lungo la strada sterrata in leggera salita seguendo le indicazioni per il rifugio Arp, tralasciando le varie diramazioni che si incontrano. Entrati nel bosco in breve si arriva a un bivio, si abbandona la strada sterrata e si segue il sentiero a destra che sale ripidamente al limitare del bosco. Tralasciato a circa metà salita il sentiero a destra per i Laghi di Estoul si prosegue fino a incrociare la strada sterrata che si segue verso sinistra, arrivando in pochi minuti al bivio presso le baite di Chanlossère 2004 m. Si continua a salire verso destra seguendo la strada sterrata, un evidente sentiero a sinistra permette d'accorciare il cammino. Proseguendo verso sinistra si passa sotto alla seggiovia che sale da Estoul e in breve si raggiungono le baite di Palasina 2094 m. La strada sterrata prosegue a mezza costa entrando nella valle percorsa dal torrente Mesonere. Lasciata a destra la deviazione per il Lago Literan, si prosegue a mezza costa per un lungo tratto per poi scendere leggermente arrivando all'imbocco di una conca erbosa. Abbandonata la strada sterrata che sale a sinistra verso i laghi Palasina e il Corno Bussola, si svolta a desta seguendo le indicazioni sulla palina segnavia per il rifugio Arp (5F). Attraversata la bucolica conca, si riprende a salire ripidamente su strada sterrata, fino a raggiungere il rifugio 2440 m.
Tralasciata una prima palina segnavia per la Punta Valfredda (5C) e la Punta Valnera (5), alla successiva si inizia a seguire a destra il sentiero 5B per il Corno Vitello, il primo tratto è in comune con il percorso del giardino botanico. Attraversato un piccolo ponticello in legno si inizia a salire moderatamente arrivando in prossimità del Lago di Valfredda inferiore 2541 m, che si lascia sulla destra per proseguire agevolmente fino a raggiungere in breve la conca dove è adagiato il lago di Valfredda superiore 2580 m.
Attraversato l'emissario dopo alcuni tornanti il sentiero prosegue con un lungo tratto a mezza costa, per poi riprendere a salire ripidamente raggiungendo la cresta che divide il Vallone di Palasina dall'altipiano terminale di Mascognaz.. Lasciato a sinistra il sentiero 3D che si seguirà poi al ritorno, si prosegue sulla dorsale erbosa e pietrosa, alternando alcuni saliscendi, fino a un grande omino in pietra. Tralasciato il sentiero per il Colle Valfredda (5A) si prosegue a sinistra tra rocce rotte e terreno instabile, da qui fino alla cima inizia il tratto più faticoso dell'escursione.
Perdendo leggermente quota si aggira sulla sinistra lo sperone sud del Corno Vitello, per poi proseguire in falsopiano fino alla base del ripido versante che conduce verso la cresta finale. Da qui si inizia a salire su terreno friabile, reso ancora più insidioso dalla recente nevicata dei giorni precedenti. Raggiunta finalmente la crestina la si percorre per pochi metri verso sinistra raggiungendo la cima del Corno Vitello 3063 m, con un ometto di pietra sormontato da una croce lignea. Anche se le nuvole compromettono in parte il panorama, si distinguo comunque il Corno Bussola a ovest, il Testa Grigia a nord e la Punta Valfredda a sud.
Dopo aver ridisceso con attenzione il Corno Vitello si ritorna al bivio con il sentiero 3D. Si prosegue lungo la panoramicissima cresta e oltrepassata una prima elevazione, si continua per un breve tratto sulla destra, per poi passare sull'altro versante attraversando un intaglio attrezzato con alcuni corrimano metallici. Raggiunto un colletto si percorre un breve tratto esposto passando a destra di una grande roccia, una corda fissa aiuta nel caso il terreno fosse ghiacciato. Al di là di questo passaggio si taglia il pendio erboso arrivando contro la parete rocciosa, da qui con alcuni stretti tornanti si guadagna quota ripidamente e dopo un'ultimo breve tratto attrezzato ci si riporta nuovamente in cresta raggiungendo un grande omino di pietra. Seguendo per pochi minuti l'ampia dorsale, poco prima che il sentiero prosegua verso sinistra, si piega a destra e con percorso libero si raggiunge la vicina Punta Palasina 2792 m. Ripreso il sentiero si aggira sulla sinistra il roccioso versante della cima perdendo leggermente quota, per poi proseguire verso un vicino gendarme roccioso, oltre il quale ritornati in cresta, si inizia a scendere verso il sottostante Col Palasinaz 2661 m. Dal grande omino in pietra si inizia a scendere verso sinistra seguendo le indicazioni per il rifugio Arp (105). Oltrepassato il vicino Lac du Couloir si perde velocemente quota arrivando tra gli splendidi laghi Verde e Battaglia. Superato un ponticello in legno si prosegue in falsopiano costeggiando il Lago Battaglia, fino ad arrivare nei pressi di un grazioso ponticello in pietra, al di del quale si inizia a scendere seguendo il sentiero a sinistra. Incrociata una strada sterrata si inizia a seguirla fino a raggiungere una palina segnavia nei pressi di una baita. Abbandonata la strada sterrata si segue a sinistra il sentiero, raggiungendo in pochi minuti il rifugio Arp, chiudendo così questo splendido anello. Per ritornare all'auto si ripercorre il medesimo itinerario fatto all'andata.
Malati di Montagna: l'Homo Selvadego

Chalberhòre o Corno Vitello 3057 m


Punta Palasinaz 2783 m
tra il vallone di Mascognaz e quello di Palasina


lo sperone sud e il versante occidentale
da dove sale la via normale



i miei tre compagni che sono saliti con me nell'ultimo tratto
Ludovica, Emanuele e Alex (spero che i nomi siano giusti)


gruppo al completo


Lago di Valfredda sup. 2575 m



la cresta che unisce il Corno Vitello al Colle Palasina
sullo sfondo la cima del Corno Bussola avvolta nelle nubi


ometto vicino alla Punta Palasina
la cresta percorsa, con il Corno Vitello sullo sfondo