Magnifica escursione ad anello all'inizio della Valle di Gressoney, che permette d'attraversare gran parte dei caratteristici villaggi abbarbicati sulle pendici attorno al paese di Fontainemore. Un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, tra fitti boschi di latifoglie e una poderosa rete di mulattiere che permettevano l'attraversamento dei caratteristici villaggi, prima della costruzione delle strade.
Dall'autostrada A5 si esce al casello di Pont-Saint-Martin, per poi proseguire a destra seguendo le indicazioni per Gressoney. Entrati nell'abitato di Pont-Saint-Martin si svolta a destra iniziando a risalire la strada regionale della Valle di Gressoney. Dopo aver oltrepassato l'abitato di Lillianes, si arriva a Fontainemore, l'auto la si può lasciare nel comodo parcheggio a destra, a poco distanza dal Centro visitatori del Mont Mars (760 m).
Si scende a lato della cappella, per poi proseguire verso destra raggiungendo l'ardito ponte medioevale, oltre il quale si raggiunge la bella chiesa parrocchiale dedicata a Sant'Antonio. Dalla chiesa dopo pochi metri si raggiunge la palina segnavia, da dove si inizia a percorre la ripida ma bella mulattiera gradinata che sale a picco sul paese. Usciti dal bosco si arriva all'abitato di Borney (1014 m), tralasciato il segnavia n. 1 a sinistra, si inizia a scendere lungo la strada asfalta scarsamente frequenta, d'accesso al villaggio. Oltrepassate le case di Pariassa e di Corè superiore si arriva a incrociare la strada della Valle di Gressoney, che si segue verso sinistra per alcuni metri fino a raggiungere le indicazioni per l'Orrido di Guillemore. Si scende verso il bel ponte in pietra che sovrasta l'orrido, per poi riprende a salire seguendo la mulattiera. Incrociata una pista forestale si continua a salire seguendo le indicazioni per il villaggio di La Planaz che si raggiunge in poco tempo. Si segue la strada asfalta verso destra, per poi riprendere a salire a sinistra tra le abitazioni. seguendo le indicazioni sulla palina segnavia (sent. 4). Giunti alla cappella dedicata a San Tommaso di Canterbury, si svolta a destra iniziando a percorrere un lungo tratto, alterando tratti in piano ad altri in cui si sale a svolte. Oltrepassati i ruderi di Nova superiore, si attraversano alcuni terrazzamenti abbandonati, fino a raggiungere la spalla montuosa dove è arroccato in splendida posizione il villaggio di Faretta (1129 m). Si consiglia assolutamente di fermarsi per osservare alcune abitazione risalenti al XVII sec. e la bella chiesetta, da dove si può godere di un bel panorama sulla valle. Dalla palina segnavia si continua a seguire il segnavia del sent. 4, proseguendo lungo la stradina asfalta, verso il ponte sul torrente Pacoulla. Con due brevi deviazioni, si può ammirare l'antico forno e il mulino nella parte alta della frazione, recentemente restaurati.
VARIANTE: dal mulino si prosegue in piano seguendo un sentiero recentemente ripristinato, a lato del vecchio Ru Faretta, utilizzato un tempo per alimentare il mulino. Arrivati a un bivio si abbandona la mulattiera che continua a salire e proseguendo in piano in breve si arriva al torrente Pacoulla. Il torrente formato dalle acque del lago Balma e del lago Vargno, è un torrente alpino dal fascino selvaggio, recentemente è utilizzato anche per attività acquatica come il canyoning in quanto considerato uno tra i più suggestivi dei torrenti valdostani. Per il ritorno tornati al bivio si può scendere a sinistra ritornando in pochi minuti sulla strada asfaltata (sentiero 1C).
Seguendo la strada asfaltata subito dopo aver attraversato il ponte si riprende a seguire il sentiero a sinistra indicato da una palina segnavia (sent. 4). Attraversato un torrentello su un ponte in legno si prosegue fino a raggiungere un bivio su una pista forestale. Si continua sulla sterrata a sinistra in leggera salita fino a raggiungere in breve una bella baita isolata con una fresca fontana. Il sentiero prosegue in piano per un breve tratto arrivando sotto alla cappella dedicata a San Francesco di Sales che si raggiunge seguendo la mulattiera che sale da Fontainemore. Continuando a salire si attraversa il villaggio di Pillaz, fino a raggiungere la strada asfaltata (1246 m), da dove si riprende a seguire le indicazioni sulla palina segnavia per Pra dou Sas (sent. 4). Lasciate le ultime case alle proprie spalle si attraversa un torrente e piegando verso sinistra si sale fino a raggiungere un tornante della strada che sale a Pian Coumarial. Dopo aver seguito per alcuni minuti la strada asfalta in leggera salita, giunti nei pressi del villaggio di Challasc la si abbandona per seguire il sentiero a destra (palina segnavia). Attraversato un torrentello si prosegue all'interno di un bel bosco con un lungo traverso e aggirato un costone sotto alle baite di Verghedo, in breve si raggiunge Thea superiore e poco dopo Thea inferiore (1196 m). Si passa in mezzo alle abitazioni, per poi continuare fra i frassini seguendo la bella mulattiera scalinata fino raggiungere il villaggio di Chuchal, con la sua bella cappella dedicata a San Defendente. Dall'abitato in prossimità di un tornante sulla strada asfalta, si continua a perdere quota seguendo le indicazioni sulla palina segnavia per il Capoluogo e il Centro Visitatori Mont Mars (sent. 4). Tra muretti a secco, castagni e noccioli si passa accanto ad alcune baite abbandonate, raggiungendo in breve la prima casa di Bercé. Attraversata una stradina asfaltata si continua a seguire la mulattiera fino a un bivio, si svolta a destra e seguendo il sentiero in breve si arriva al Parco Avventura di Fontainemore. Dopo aver attraversato l'area attrezzata, si oltrepassata il torrente su un ponte, per poi scendere raggiungendo l'abitato di Fontainemore.
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La chiesa di Sant'Antonio a Fontainemore
La chiesa fu edificata nel 1494 ed è raggiungibile a piedi attraversando l'ardito ponte.
Il ponte medievale, con un'arcata di ben 22 m, fu costruito intorno al 1200,
Fontana dedicata al reverendo Joseph Creux,
originario di Fontainemore.
Al suono delle campane della cappella dedicata a San Francesco di Sales, ogni 5 anni gli abitanti della Valle del Lys attraversano le montagne per giungere ad Oropa al cospetto della Madonna Nera, creando un momento di forte coesione tra le due vallate. Quello di Fontainemore è un pellegrinaggio particolare: è un gesto che ha origine nella notte dei tempi, nel cuore degli uomini, che trova le sue radici in un sentimento antico. Storie di vita, di fatiche, di speranze, di fede, si intrecciano per un notte verso la stessa meta in una partecipazione corale. La processione non è un trekking notturno, è espressione di fede di un’intera comunità, che per tre giorni interrompe il ritmo della quotidianità, con modalità immutate da oltre 400 anni.
la segnaletica del "Tours des villages"
è sempre ben presente
mulattiera per Borney
panorama da Borney
Gouffre de Guillemore
Un profondissimo orrido scavato nella roccia dal torrente Lys, dove precipita con un suggestivo salto. Si tratta di un ambiente estremamente suggestivo, già citato nelle guide turistiche destinate ai viaggiatori inglesi dell’Ottocento.
l nome dell'orrido di Fontainemore, Guillemore, sembra sia dovuto alla morte di Guillaume proprietario insieme alla moglie di un albergo che sorgeva nelle vicinanze dell'orrido. Quest'uomo, grande come un gigante e cattivo come un demonio, si dice che depredasse i passanti per poi ucciderli gettandoli nell'orrido. Ma una sera, cinque uomini coraggiosi e armati, si introdussero nell'albergo con lo scopo di uccidere Guillaume e rendere il passaggio più sicuro. Sembra però, che Guillaume preferì gettarsi nel burrone piuttosto di venire giustiziato da quei mortali. Per i viandanti e gli abitanti dei paesi vicini fu un gran sollievo la scomparsa del malvagio. L'anima del cattivo si dice però che restò per anni a lamentarsi in fondo al burrone, e ogni tanto saliva fino alla chiesa a spaventare la gente. Lo spirito, chiamato infine "Der Bramm", fu fatto sparire per sempre dopo diversi giorni di preghiera degli abitanti del paese.
Villaggio di Farettaz
Rappresenta un tipico esempio di insediamento permanente rurale valdostano di “moyenne montagne”, con le caratteristiche strutture necessarie al sostentamento e alla vita della comunità, quali: il forno per la cottura del pane, il lavatoio, la cappella, la scuola e il mulino.
Il forno di Farettaz, collocato all’interno del villaggio, è un manufatto in pietra con l’orditura del tetto in legno e la copertura in lose. Esso è dotato di una bocca a forma triangolare nella quale venivano inseriti i pani impastati precedentemente nell’adiacente locale denominato “ pastino”. Recentemente è stato oggetto di un moderno restauro e ancora oggi, ogni anno, nel mese di settembre, il forno torna a funzionare in occasione della tradizionale festa “Ou Pon da Farotta”. Dopo la cottura del pane è distribuita la tradizionale merenda definita “sinoira” nel cuore della frazione.
Il mulino di Farettaz è localizzato in una zona vicina all’abitato, leggermente più a monte e nelle vicinanze del torrente Pacoulla, da cui attingeva l’acqua deviata da un apposito canale (Ru). Si tratta di un edificio rustico di piccole dimensioni a due piani, in muratura risalente al XV secolo: al piano inferiore si trova il locale di deposito per il grano, mentre nel vano superiore sono collocati la macina e i meccanismi originali che consentivano di macinare i cereali.
Variante sul Ru Farettaz
Si sviluppa per una lunghezza di circa 850 metri ed è alimentato dal torrente Pacoulla. Dai dati storici risulta avesse una portata di circa cento litri d’acqua e che irrigasse circa quindici ettari di terreno coltivabile.
I rus sono canali di irrigazione costruiti in Valle d’Aosta per rendere possibile la coltura e sono stati quasi tutti realizzati tra il XIII e il XVI secolo. La loro costruzione era un piccolo capolavoro di ingegneria idraulica: la pendenza non doveva mai essere troppo elevata, per impedire che l'acqua potesse erodere gli argini, e spesso venivano utilizzati per fornire energia idraulica a mulini e macine.
Villaggio di Pillaz
Cappella del 1687 dedicata a San Francesco di Sales
Chuchal
Cappella dedicata a San Defendente, costruita nel 1683
Secondo la tradizione, una delle campane di Chuchal, quella su cui stanno scritte le parole “Maria salva terram”, fuga il temporale e deve essere suonata in caso di tempesta o grandine.
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