"I verdi balzi e i pascoli ridenti,
reduce pellegrino, ho riveduto;
ai ghiacciai eterni, ai fiumi ed ai torrenti
ho ridato dal cuore il mio saluto"
Enrico Panzacchi
Seguiamo la statale 36 del Lago di Como e dello Spluga e, arrivati in prossimità del ponte sull'Adda, a Lecco, usciamo a destra seguendo la nuova SS36 dir che sale in Valsassina. Alla rotonda, dopo l'ultima galleria, svoltiamo a destra continuando diritti sulla provinciale 62 (Introbio/Taceno/Barzio). Giunti al Colle del Balisio tralasciamo la prima deviazione a destra per Barzio e proseguiamo ancora per circa 2 km fino a trovare la seconda deviazione, che ci conduce a Barzio. All'inizio del paese seguiamo a sinistra Via Milano (centro) e proseguiamo fino ad una rotonda dove giriamo nuovamente a sinistra, da qui in poi basta seguire i cartelli marroni con la scritta funivia, lasciamo l'auto nel grande parcheggio a pagamento (3 euro tutto il giorno). Sfruttando l'impianto (7 euro solo andata) saliamo in pochi istanti ai Piani di Bobbio 1640 m, evitando così gli 800 m circa di dislivello. Seguiamo a sinistra la stradina con il fondo in cemento, raggiungendo in breve la statua raffigurante Paolo VI, sul lato opposto una palina segnavia indica le possibili mete che si possono raggiungere (rif. Grassi/rif. Buzzoni sent. 101 - Anello dei Campelli). Tralasciata una prima deviazione a destra per il rif. Ratti e una seconda per il rif. Sora, arrivati ad un incrocio proseguiamo a sinistra seguendo la sterrata in falsopiano verso la Valtorta. Dopo qualche minuto seguiamo a sinistra il sentiero indicato da una palina segnavia, posta accanto a un pannello didattico del Sentiero delle Orobie Occidentali (Passo Gandazzo/Passo del Toro/rifugio Grassi - 101). In leggera salita attraversiamo i prati e raggiunta una ulteriore palina segnavia pieghiamo a sinistra entrando nel bosco. Il sentiero prosegue con vari saliscendi, per poi uscire dal bosco al Passo del Cedrino 1661 m, dopo aver costeggiata a sinistra una bellissima fioritura di Botton d'oro (Trollius europaeus), rientriamo nuovamente nel bosco. Oltrepassata una vecchia frana, alzando lo sguardo possiamo già intravedere il percorso che dovremmo affrontare per salire al Passo del Toro. In breve, usciti definitivamente dal bosco, raggiungiamo il Passo del Gandazzo 1651 m. e, tralasciato il sentiero a sinistra per il rifugio Buzzoni all'alpe Motta che utilizzeremo poi al ritorno, dalla palina segnavia continuiamo a seguire il sentiero 101. Questo è il tratto più faticoso dell'intero percorso, che con una ripida salita a tornanti stretti e tratti su roccia, ci conduce alla sommità dello Zucco del Corvo e del vicino Passo del Toro. Dopo una prima parte dove guadagniamo quota ripidamente, con un traverso arriviamo nei pressi di una sorgente dove ci fermiamo per dissetarci. Riprendiamo nuovamente a salire e in pochi minuti arriviamo al Passo del Toro 1980 m, splendido punto d'osservazione verso il Pizzo. Scendiamo per una stretta cengia rocciosa alquanto esposta sul versante orientale, alcune catene facilitano il passaggio in caso di ghiaccio o neve. Dopo un'ulteriore, ma breve salita, abbandonato il sentiero, iniziamo a seguire sulla sinistra alcune labili tracce che risalgono l'erboso crinale spartiacque. Oltrepassata una prima cimetta, perdiamo leggermente quota, per poi risalire fino alla cima del Monte Foppabona 2082 m, vasto il panorama sulla Valssasina, le Grigne e il Pizzo dei Tre Signori. Scendiamo lungo il crinale opposto da dove siamo saliti incrociando nuovamente il sentiero che avevamo abbandonato. Proseguiamo per un tratto a mezza costa, portandoci sul versante della Valsassina, fino a raggiungere la Bocchetta di Foppabona 1964 m, poca sopra l'omonima casera. Lasciato a sinistra il sentiero 27, proveniente da Introbio, iniziamo a scendere a destra sul versante della Valtorta. Costeggiato a sinistra lo Zuc di Cam e lo Zuc di Valbona, con un'ultima breve salita arriviamo all'ingresso della Conca di Camisolo. Dopo un lungo traverso tra i rododendri raggiungiamo finalmente il rifugio Grassi 1987 m, consigliamo una sosta per assaporare le delizie che offre il rifugio e non solo… Per il rientro seguiamo il medesimo itinerario fatto all'andata fino al Passo del Gandazzo, con l'unica variante del tratto attrezzato con catene che sale sulla sommità dello Zucco del Corvo per poi scendere nuovamente al Passo del Toro, questo percorso di solito è utilizzato nel caso che il passo fosse innevato. Dal passo del Gandazzo seguiamo a destra il sentiero 19-25 che scende verso il rifugio Buzzoni. Oltrepassato il rifugio, continuiamo a perdere quota all'interno del bosco, attraversato un torrente saliamo fino a raggiungere l'ampio crinale che percorriamo per un breve tratto fino a raggiungere una palina segnavia. Tralasciamo il sentiero 25 che prosegue diritto verso Introbio e svoltando a sinistra iniziamo a perdere quota ripidamente con lunghi tornanti all'interno di un fiabesco bosco di faggi. Attraversato un torrente, proseguiamo fino a raggiungere la baita Piancagianni 983 m, ormai ridotta a un rudere, oltre la quale in breve raggiungiamo una palina segnavia. Continuiamo a sinistra, percorrendo il tratto successivo con attenzione, il sentiero corre lungo una stretta cengia, per agevolare il passaggio sono state posizionate alcune catene e dei tronchi nei punti in cui il sentiero è disagevole. Guadato il torrente proseguiamo per alcuni minuti in falsopiano per poi scendere nuovamente verso una profonda e buia gola, scavata dal torrente Acquaduro, un tratto scalinato con alcune catene ne facilitano la discesa. Raggiunto il torrente con gradita sorpresa notiamo che a posto del vecchio e precario ponticello formato da vecchi tronchi, ne è stato realizzato uno nuovo, più solido e sicuro. Sul lato opposto alcune catene aiutano a superare un breve tratto ripido su terreno instabile e umido, alla fine del quale il sentiero prosegue più agevolmente fino ai prati dove sorgono le baite di Nava 918 m. Continuiamo ora su una bella stradina sterrata e raggiunta una palina segnavia, tralasciamo a destra il sentiero 14 che scende a Introbio e proseguendo in leggera salita raggiungiamo l’agriturismo “Al Pascolo”, oltre il quale in pochi minuti arriviamo a un bivio nei pressi di una cappella con un affresco raffigurante la Sacra Famiglia e una fontana. Continuiamo a scendere seguendo la stradina fino a raggiungere il parcheggio dove avevamo lasciato l'auto al mattino.
Malati di Montagna: Deborah, Pg, Danilo e l'Homo Selvadego
Botton d'oro (Trollius europaeus)
...senza parole...
tratto in salita dal Passo Gandazzo
uno sguardo verso la Valtorta
Passo del Toro
Dal Monte Foppabona 2082 m
uno sguardo verso il rifugio Grassi
Rifugio Grassi 1987 m
Considerato il più occidentale tra i rifugi delle Orobie, a pochi passi dal passo del Camisolo, è posto tappa del Sentiero delle Orobie Occidentali.
Inaugurato il 31 luglio 1921, in ricordo dei soci SEL caduti durante la Grande Guerra. Venne poi distrutto il 19 ottobre 1944, durante un rastrellamento tedesco, la Grassi fu subito ricostruita e da allora la struttura è rimasta pressoché identica.
Gli alpeggi attorno al rifugio sono noti per la produzione del “Formai de Mut” (formaggio di monte), mentre un tempo la zona era conosciuta solamente per la sua intensa attività estrattiva. Per anni il materiale ferroso veniva impiegato per la produzione di chiodi nelle numerose fucine presenti in Val Brembana. A testimonianza di quella dura attività rimangono oggi solamente le discariche delle miniere.
rifugio Buzzoni
Variante al Passo del Toro
Realizzata da Stefano Torriani per Comunità Montana Valle Brembana
Nessun commento:
Posta un commento