Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Voi ammirate l'uomo che si spinge avanti, verso la cima, in ogni campo della vita, mentre noi ammiriamo l'uomo che abbandona il suo ego.
Sette anni in Tibet

sabato 9 settembre 2023

Val Fabiolo, la valle dei misteri

La Val Fabiolo la definirei una valle nascosta per chi la osserva dal fondovalle, solitaria e misteriosa, tanto da conquistarsi la fama di valle degli spiriti. La Val Fabiolo è poco conosciuta, rispetto alla vicina Val Tartano, ma chi la risale per la prima volta l'erta e stretta valle, ha la sensazione di entrare in un mondo dove le lancette dell'orologio si sono fermate. Il giro proposto è consigliato ha chi ha già un buon allenamento nel camminare in montagna. Si percorrono mulattiere e sentieri, quasi sempre ben segnalati da paline escursionistiche e segni di vernice, utile avere una traccia gps. Fare attenzione ad alcuni tratti esposti protetti da un cavo d'acciaio e il tratto particolarmente ripido che dalla Cúlmen scende a Sostila. I miei complimenti a coloro che hanno progettato e realizzato la "Via del Sole", un percorso caratteristico che sale verso la Cúlmen. Esistono valli che per un motivo o per l'altro ci ritorni a distanza di molti anni e non sai nemmeno il motivo, ci vai solo perché ne sei attratto. Ho la fortuna di vivere nel paese più bello del mondo, con le montagne e le valli più belle del mondo, fossilizzarsi in un solo luogo non fa al caso mio...
il selvadego

Chiesa parrochiale di San Giuseppe e la sua imponente cupola


Latteria Sociale, uno degli ultimi esempi valtellinesi di latteria a gestione diretta da parte dei soci, che ogni giorno confluiscono qui il latte dalle stalle del territorio comunale.


inizialmente la mulattiera costeggia la falesia ovest della Caurga




Lavisolo 461 m




un viaggio silenzioso....su vecchie mulattiere e muretti a secco...


Ganda 557 m


tutto a un perché...canale per l'acqua...


via per Foppa 692 m


baite ben curate, segno di un forte attaccamento al territorio


segni di fede...


...momenti magici...


Alfaedo 803 m
Alfaedo (in dialetto, "faìi") è un toponimo assai diffuso in Valtellina, e deriva dal latino "fagus", che significa "faggio". Chi, dalla piana della Selvetta, guardi in direzione dell'ampio versante orobico che scende al fondovalle dalla cima della Zocca, non può non notarlo: le sue caratteristiche chiese di San Gottardo risalente al 1700 e la precedente più piccola del 1400, si staccano, con il loro colore bianco, dalla policromia dei boschi,







si guadagna quota con una serie di stretti tornanti protetti da un cavo d'acciaio, raggiungendo la pas de la Mùta o passo della Motta

Narra una leggenda che questo stretto passaggio fosse, in tempi lontani, presidiato da un temibile basalèsk, un essere indefinito, un po’ lucertola, un po’ drago, un po’ gallo, che paralizzava i viandanti con il suo terribile fischio Ma da tempo non lo si sente più: non è sopravvissuto, forse, al disincanto del mondo contemporaneo.


fuori dal bosco si arriva a "Pràa Pamusìi" 1070 m


Cà Redunda
Una torretta, parrebbe, forse un’antica torretta di avvistamento ristrutturata. In realtà la casa fu progettata così da Giuseppe Toccalli, nel secondo dopoguerra. Dicono che fosse un tipo originale, che detestava i luoghi comuni, uno un po’ “matematico”, come si dice ancora oggi di una persona dalla quale non sai mai cosa ti puoi aspettare. Si domandò: ma perché tutti fanno le case quadrate? Se lo fanno, dovrebbe esserci un motivo. Ma non si capisce quale sia. Quindi non c’è. Quindi perché fare una casa quadrata? Detto fatto, coniugò magia e matematica: un connubio difficile, che però è lì, davanti ai nostri occhi, nell’affascinante ed elegante Casa Rotonda.


dall'altra parte della valle ecco Sostila


Motta 934 m



si scende nella Val Fabiolo per poi riprendere a salire verso le case di Somvalle


si scende...


...si sale sull'acciottolata mulattiera che percorre la val Fabiolo


Gisoeul de la Sponda
in fase di restauro conservativo grazie al consorzio Püstarèsc



si inizia a percorrere "La Via del Sole"


bella vista sulla Val Tartano



sentiero




Crúus 1282 m
collocata poco sotto la cima


Culmine di Campo 1301 m
il guardiano della Val di Tartano


panorami...


una bella area di sosta attrezzata dove riposarsi....


Nano il tibetano per i piccoli montanari.... fratello minore del Ponte del Cielo


da qui inizia la ripida discesa lungo tutta la cresta della Culmine


bel punto panoramico sulla  Bassa Valtellina


termine della ripida discesa...


uno sguardo dall'altra parte della valle verso Cà Redunda e Motta 


Aret


Sostìla (sustìla) 821 m - Luogo del Cuore FAI
È un po’ il cuore, un cuore antico, dell’intero microcosmo di Forcola. Una leggenda narra che il paesino venne fondato da alcuni soldati tedeschi in fuga. Non sappiamo se vi sia un fondamento storico, e dove collocarlo. La sua origine si colloca probabilmente nel Medioevo, ma non sappiamo esattamente quando.


La bella chiesetta dedicata alla Madonna della Neve, restaurata nel 1930 e decorata nel 1947, in una piazzetta che ospita anche un ossario. L’ossario è decorato con un dipinto che rappresenta l’amaro calice che Gesù si appresta a bere nel Getzemani e la pietà, cioè Cristo morto fra le braccia della Madonna.


tra le strette viuzze che trasudano di storia


Fino al 1930 aveva un centinaio di abitanti, fino al 1961 la scuola, mentre la chiesa era regolarmente officiata




si ritorna in Val Fabiolo...


...raggiungendo la località Bures o Bòres 650 m...


Si racconta che, dopo il tramonto, chi passi di qui può sentire il misterioso tintinnìo di uno “zampugnìi”, il campanello che si lega al collo delle capre per individuarne la posizione. Ma si vedono, talvolta, addirittura misteriose figure che ballano tenendo in mano una fiaccola. La spiegazione di questi eventi prodigiosi è ricondotta ad un’antica frana che, alla Sponda, seppellì un gruppo di persone intente a gozzovigliare. Ma non tutti credevano agli spiriti festaioli: così una volta un tal Beroldo, credendo che fosse tutto uno scherzo, si avvicinò ad una delle figure, per unirsi nel ballo, ed udì queste parola: “O pian Beroldo che i mort i gan poca forza.” Da allora gli scettici furono confutati e, si dice, gli abitanti di Campo, presi da gran paura, smisero di uscire dopo il tramonto, standosene chiusi a chiave in casa fino al mattino.


si passa da un versante all'altro grazie a qualche bel ponte in pietra...






siamo oramai alla conclusione di questo bellissimo viaggio nel passato...


Nessun commento:

Posta un commento