Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

domenica 31 marzo 2019

Giringiro al Monte Rena

Variegata escursione ad anello sul Monte Rena, con alcuni interessanti scorci panoramici sulla bassa e media Val Seriana. I sentieri sono tutti ottimamente segnalati e indicati, bisogna solo fare un po' d'attenzione nel risalire due piccole scalette metalliche e un semplice tratto roccioso facilitato con delle catene. Consigliato in primavera per le bellissime fioriture che si incontrano.

Dall’autostrada A4 si esce al casello Bergamo, per poi proseguire seguendo la SS671 della Val Seriana fino a alla deviazione per Albino. Oltrepassato il paese in pochi minuti si raggiunge Comenduno (355 m), dove si parcheggia nei pressi dell’antica Chiesa S. Maria del XIV sec., a poca distanza dalla chiesa parrocchiale. La partenza del sentiero 520 è indicato sulla palina segnavia, a lato della chiesa di S. Maria. Seguendo le indicazioni per Ganda, si attraversa il paese raggiungendo in breve la cappella degli Alpini, per poi proseguire seguendo sulla sinistra una strada bitumata. Tralasciato a destra il "Sentiero della Barchéssa - Antonio Manganoni", in breve si arriva a un bivio. Abbandonata momentaneamente la strada, si segue a destra il sentiero 538 che sale fino a incrociare nuovamente una strada bitumata, che si segue per pochi minuti, per poi imboccare sulla sinistra il sentiero che sale in maniera decisa in direzione della Madonna del Narcisio. Raggiunta la base di alcune suggestive pareti, con una breve deviazione sulla sinistra si raggiunge la lapide in memoria di Abele Marinelli. Il sentiero dopo un breve tratto in costa, riprende a salire ripidamente, fino a raggiungere un piccolo salto di roccia, che si supera agevolmente aiutati da due scalette fisse in ferro. Terminato il tratto ripido, si continua più agevolmente raggiungendo con un breve deviazione a sinistra la suggestiva “Corna Anesì”, un enorme masso in bilico sulla valle e poco dopo il balcone panoramico della “Madonnina del Narciso” (735 m), da qui la vista spazia su Albino e la media Val Seriana. Dalla palina segnavia si riprende a seguire il sentiero 520 verso ovest e dopo aver tralasciato dopo qualche minuto il sentiero che scende alla Madonna del Brendeni, si riprende a salire il versante meridionale del Monte Rena, seguendo per un tratto il "Sentiero Agostino Noris". Giunti in prossimità di una palina segnavia, si abbandona il "Sentiero Agostino Noris" che scende verso destra e si inizia a risalire la ripida dorsale erbosa in direzione di alcune antenne e ripetitori, oltre i quali si arriva al Monte Rena (1143 m). Anche se la cima e deturpata da una grossa antenna, il panorama verso la Val Seriana, il Pizzo Formico e il gruppo della Presolana è notevole. Dalla cima si scende con percorso libero lungo la dorsale opposta, fino a raggiungere la Trattoria Felicità (1100 m). Si segue la strada asfaltata per un breve tratto e dopo aver oltrepassato un roccolo usato come osservatorio ornitologico, si scende a destra seguendo una stradina sterrata. Raggiunte alcune abitazioni, si tralascia il sentiero a destra da cui poi faremo ritorno e con una breve salita si arriva alla piazzetta della frazione Ganda, dominata dalla graziosa Chiesa di S.Maria Assunta (1067 m). In questo punto si incrociano i sentieri 520, 521, 522 e 538. Si ripercorre il breve tratto fatto, e giunti nuovamente alle case si scende a sinistra lungo la Val Rovaro. Dopo alcuni minuti si tralascia il sentiero 538 che prosegue in piano verso destra e si continua a seguire il 520 che continua a scendere nel bosco. Oltrepassato una sorgente/abbeveratoio in pietra, si raggiunge una prima cascina e poco dopo un'altra perfettamente restaurata. Rimanendo sulla stradina sterrata a destra si scende fino alla conca prativa della località Merà (600 m). A valle delle case, accanto alla cappella, si inizia a seguire l'indicazione del "Sentiero Agostino Noris" che prosegue con lungo mezzacosta. Rimanendo sempre sul percorso principale, si inizia a scendere lungo un facile tratto roccioso denominato "La Scala", alcune catene posizionate come corrimano, ne facilitano la discesa. Il sentiero prosegue agevolmente, fino a giungere alla località denominata “Pé del diàol”, con un cartello che ne racconta la leggenda. In breve raggiunte le prime case di Comenduno, si abbandona il "Sentiero Agostino Noris" e si prosegue diritti, incrociando poco dopo Via degli Alpini, che si inizia a seguire fino a raggiungere nuovamente la chiesetta di Santa Maria.
Malati di Montagna: Renzo, Pg, Lorenzo, Danilo e Fabio

Chiesa di Cristo Re a Comenduno


si parte...


Cappella degli alpini, partenza della "Pè del diaol sprint"



Lapide in memoria di Abele Marinelli, vittima della sua passione per la montagna a soli 19 anni.


le scalette...




Corna Anesì
“Immobile, tra il piano e la montagna sto da secoli, muto. Ma racconto all’attento viaggiatore dei tempi antichi le fatiche dimenticate, e il coraggio cupo dei padri”.


Madonna del Narciso





in ripida salita verso il Monte Rena...






Ganda
Per il minuscolo borgo attraverso i secoli transitarono viandanti provenienti dalle Valli Seriana e Brembana. Al tramonto del 999 arrivarono alcune persone di Aviatico per scappare al grande terrore dell’anno Mille. Mancando sul posto l'acqua ed il necessario per l'alimentazione ci si dovette adattare ad un regime quasi selvaggio. Nel tempo l'esistenza migliorò; la piccola borgata progredì. Venne costruito un sentiero sino ad Orezzo ed ebbe inizio l'allevamento di capre e pecore. Ritornata la serenità sotto il governo della Repubblica di S. Marco di Venezia, l'esistenza nel villaggio riprese fiorente e venne eretta una Chiesa accanto ad un piccolo gruppo di case unite tra di loro. Durante la dominazione dei francesi prima e degli austriaci dopo, i residenti del villaggio non fecero alcuna opposizione, ma quando nel 1850 i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi liberarono la Lombardia i pochi abitanti di Ganda salutarono con grande gioia il felice evento. Si ebbe da allora un miglioramento in ogni campo, ma all’inizio del Novecento con l'apertura di alcuni stabilimenti nella Valle Seriana, i pochi uomini si orientarono verso nuove forme di lavoro allontanandosi dal villaggio all'alba del lunedì per far ritorno al sabato dopo il tramonto. Negli anni successivi i “pendolari” si stancarono di fare la spola ed ebbe inizio lo spopolamento del paese, in cui oggi abita permanentemente una sola famiglia con tre persone. In estate, invece, parecchi sono i villeggianti.



Roccolo-Osservatorio Ornitologico 'Anesa' di Ganda
Nel 1991 il roccolo di Ganda ha iniziato ad operare come Osservatorio Ornitologico, svolgendo attività di cattura ed inanellamento di specie ornitiche a scopo scientifico



sulla via del ritorno da Ganda





primavera






località Merà



Sentiero didattico intitolato ad "Agostino Noris"


tratto con catene...


La leggenda dei “Pe del Diaol”
Sul posto potete notare una grossa pietra rettangolare, sulla quale sono evidenti le impronte di due piedi bovini e quella di uno di quei caratteristici lumini metallici a olio usati in montagna per percorrere la strada di notte. Ebbene, dovete sapere che una volta nelle buone famiglie di lassu’ il ballo era condannato, ma nonostante la severa proibizione dei genitori, una giovane frivola e capricciosa, trovava modo la domenica sera di recarsi dalla localita’ Mera’ fino a Comenduno per ballare in una certa osteria. Una sera pero’, nel far ritorno a casa, fu accompagnata da un giovanotto a lei sconosciuto il quale, arrivati in questo punto, deposito’ il lume che aveva con se’ per rischiarare il cammino, invitando la fanciulla a fare sopra questa pietra un altro ballo. La disgraziata fu pronta ad annuire, se nonche’, dopo i primi passi, si accorse che il suo cavaliere aveva piedi e gambe bovini e guardandolo in faccia, si avvide dell’aspetto interamente mutato, di aver a che fare col diavolo in persona. Non fu in tempo ad emettere un urlo di spavento che la pietra si apri’ e inghiotti’ la ballerina ed il suo bellimbusto.



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