Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Voi ammirate l'uomo che si spinge avanti, verso la cima, in ogni campo della vita, mentre noi ammiriamo l'uomo che abbandona il suo ego.
Sette anni in Tibet

sabato 1 aprile 2017

Sull'Alta Via del Caffaro, alla Cima Breda e Forte di Cima Ora

L’essere umano vive in città, mangia senza fame e beve senza sete, si stanca senza che il corpo fatichi, ricorre il proprio tempo senza raggiungerlo mai. È un essere imprigionato, una prigione senza confini da cui è quasi impossibile fuggire. Alcuni esseri umani però a volte, hanno bisogno di riprendersi le proprie vite, di ritrovare una strada maestra. Non tutti ci provano, in pochi ci riescono. (Walter Bonatti)

Dall’uscita di Brescia Est lungo l'autostrada A4, si prosegue sulla SS45 bis in direzione di Salò e in seguito sulla SS237 verso Madonna di Campiglio. Arrivati al Lago d’Idro, si prosegue lungo la sponda occidentale del lago, seguendo la comoda provinciale. Oltrepassato l'abitato di Anfo, poco prima di raggiungere Ponte Caffaro, alla rotonda si svolta a sinistra verso Bagolino e Passo Croce Domini, abbandonando la provinciale che procede in direzione di Tione di Trento e Madonna di Campiglio. Dopo aver oltrepassato il Sacrario militare di Monte Suello, si prosegue ancora per alcuni minuti fino a raggiungere una grande condotta forzata, dove una palina segnavia indica l’inizio del sentiero (630 m). Le possibilità di parcheggio sono molto scarse, volendo si può lasciare l'auto poco prima in un slargo sulla sinistra, oppure prima ancora in uno grande spiazzo sterrato sulla destra. Si inizia a salire la ripida scala in cemento a lato della condotta forzata, seguendo il sentiero 404/405. Raggiunta l'entrata della centrale, si attraversa la sterrata e si imbocca sulla sinistra il sentiero che si inoltra fin da subito in un fitto bosco, guadagnando quota ripidamente. Oltrepassata una piccola costruzione bianca con ripetitore, il sentiero diventa meno ripido e in pochi minuti si arriva nella bella radura della Cascina Pozza (960 m). Si scende leggermente, per poi proseguire in falsopiano attraversando alcune piccole vallette, portandosi a ridosso della cresta del Monte Suello. Teatro nel 1866 della battaglia vinta dai garibaldini contro gli austriaci, nella quale rimase ferito lo stesso Garibaldi. Raggiunta la palina segnavia in località Roccolo delle Pozze, si tralascia a destra il sentiero 405 per Ponte Romanterra, da cui poi faremo ritorno e seguendo i segnavia 432-404 si inizia a risalire con pendenza più sostenuta il Dosso Tondo. Seguendo ora il filo di cresta si raggiunge la Piana dei Bandi, splendido balcone naturale sul lago d'Idro. Si attraversano i prati aggirando sulla sinistra il crinale, per poi continuare in falsopiano poco al di sotto della cresta, seguendo la linea della trincea usata durante la prima guerra mondiale, da notare alcune grotte artificiali. In questo suggestivo tratto il panorama è davvero molto bello e permette di poter ammirare le Piccole Dolomiti Bresciane con il Dosso Alto massima elevazione del gruppo (2065 m). Arrivati a poca distanza dalla cima il sentiero diventa sempre più ripido, per poi spianare e in breve raggiungere sulla destra la piccola croce in legno del Monte Breda (1503 m). Per raggiungere il Forte di cima Ora si scende sul versante opposto fino a raggiungere un'abitazione privata. Seguendo le indicazioni sulla palina segnavia (432-404), si scende fino a raggiungere la sottostante strada sterrata che si inizia a seguire sulla sinistra aggirando la proprietà. Dopo un breve tratto in salita si continua in piano sulla strada sterrata fino a raggiungere una successiva palina segnavia. Abbandonata la sterrata si segue il sentiero a sinistra per il Rif. Baremone e il F.te fi Cima Ora. In breve si arriva a un suggestivo passaggio fra le rocce, per chi lo desidera sulla destra inizia una piccola ferratina con una scala in ferro priva di cavo di sicurezza, con la quale è possibile raggiungere in minor tempo la cima. Continuando a seguire il sentiero si attraversata una galleria scavata nella roccia attrezzata con una cavo d'acciaio e in breve si incrocia la strada sterrata d'accesso al forte. La si segue in leggera salita passando accanto ai primi edifici e in pochi minuti si arriva allo splendido punto panoramico di Forte di Cima Ora (1539 m). Per il ritorno si ripercorre l'ex strada militare arrivando dopo pochi minuti a un bivio con un pannello didattico. Tralasciata a destra una stradina sterrata, si continua a scendere seguendo la strada d'accesso al forte (404-427), che compie un lunghissimo semicerchio verso destra. Ignorati un paio di bivi a sinistra, si prosegue per un lungo tratto nel bosco fino a raggiungere la sbarra che vieta l'accesso alla strada sterrata. Prima d'arrivare sulla strada asfalta, si segue il sentiero a destra in direzione di Ponte di Romanterra/Bagolino (404-427-402var). Perdendo dolcemente quota si inizia a scendere lungo la bucolica Valle Lunga e dopo un breve tratto nel bosco, si esce in una valle molto ampia che si attraversa raggiungendo la palina segnavia sul lato opposto. Tralasciato il sentiero a sinistra per P.so Berga/Dosso Alto/P.so Maniva (427-402var-3V), si continua a seguire il sentiero 404 per Ponte di Romanterra, iniziando a percorrere per alcuni minuti un tratto in falsopiano, fino a raggiungere una bacheca in legno. Si inizia a scendere ripidamente verso destra in un fitto bosco, a poca distanza da alcune ripide pareti e guglie di calcaree, in un ambiente selvaggio e molto suggestivo. Raggiunto il torrente in secca lo si attraversa un paio di volte e prima che il torrente precipiti, si riprende a salire a destra fino a raggiungere una palina segnavia. Tralasciata la variante 404bis, si inizia a scendere fino a raggiungere nuovamente il torrente, che si inizia a costeggiare sul lato destro fino a un'area attrezza con una bacheca. Proseguendo il sentiero si trasforma in un pista forestale e in breve si raggiunge una baita con vicino un cartello che ci avvisa che siamo all'interno della Foresta Anfo Val Caffaro. Attraversato nuovamente il torrente, poco prima di raggiungere la radura con le baite di Caré, si abbandona il tratturo e si segue il sentiero a destra indicato da una palina segnavia per il Portico Montesuello (405). Dopo un primo tratto dove si guadagna quota con alcuni lunghi tornanti, il sentiero prosegue in leggera salita con un lungo mezza costa fino a ritornare sul crinale, chiudendo l'anello. Da qui si ripercorre il medesimo itinerario fatto al mattino.
Malati di Montagna: Lorenzo, Danilo e l'homo selvadego

sul crinale verso il Monte Breda
il primo tratto in un bel bosco di pino silvestre


poi un ripido...anzi ripidissimo tratto...


grotta artificiale sul sentiero costruito durante la prima guerra mondiale





Monte Breda 1503 m


verso il Forte di Cima Ora


breve tratto scavato nella roccia con cavo di sicurezza


Forte di Cima Ora 1548 m
Il forte dalla sua panoramica posizione domina Bagolino e l’Alta valle de Caffaro. All’epoca della sua costruzione (fu ultimato alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia) il suo vero obbiettivo però era battere la valle del Chiese, il confine del Caffaro e limitare un’avanzata nemica verso Brescia. Come il forte di Valledrane , si tratta di una classica batteria di tipo “Rocchi”, facente parte dei 42 forti di tipo moderno che avrebbero dovuto difendere i confini settentrionali del regno d’Italia e essere ultimati nel 1913. Come si è visto, gli austroungarici si ritirarono immediatamente dopo l’inizio delle ostilità, e lo Sbarramento Giudicarie si trovò su posizioni troppo arretrate. Quindi anche il forte di Cima dell’Ora, perno occidentale del sistema difensivo, ormai inutile in funzione offensiva venne disarmato dei suoi 4 cannoni da 149A su affusto Armstrong . Nelle vicinanze (monte Breda, passo del Marè, Valcaelli) vennero posizionate varie batterie d’artiglieria a difesa della zona. L’imponente struttura (circa 52 mt per 26, su tre piani) è arrivata fino ai nostri giorni mostrando i segni del tempo e dei recuperanti locali, che nel primo dopoguerra spogliarono lo stabile di ogni parte riutilizzabile o riciclabile. La strada che porta al forte, compie alcuni tornanti ormai sommersi dalla vegetazione, fino ad arrivare ai pilastri che sostenevano il pesante cancello d’Ingresso e da li al forte vero e proprio, anticipato da strutture accessorie al forte, realizzate in muratura o scavate in roccia. 
La visita degli interni è al momento vietata, causa l’instabilità della struttura.




sulla via del ritorno percorrendo l'affascinante Valle Lunga



si inizia a scendere verso il fondo del vallone tra pinnacoli....


....e ripide pareti


Foresta Val Caffaro (Foreste di Lombardia)


c'è da fidarsi? meglio non verificare....!!!




Alta Via del Caffaro
Un viaggio su un alta via permette di poter riscoprire un rapporto con la natura che al giorno d’oggi troppo spesso è stato dimenticato. Ovviamente non è un distacco completo dal mondo moderno ma ci consente di allontanarci in modo sostanziale dal caos di tutti i giorni. Tra le varie alte vie più o meno conosciute e frequentate è nata la Alta Via del Caffaro creata dal Cai di Bagolino attorno al bacino idrografico del fiume omonimo che nasce dal Monte Blumone per finire la sua corsa nel Fiume Chiese.


Un percorso storico-escursionistico che si sviluppa lungo le fortificazioni sorte a difesa del lago d'Idro nel periodo della prima Guerra Mondiale.



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