Cugini (malati) di Montagna: Daniela e Marco, Chiara e Roberto
Prendiamo la funivia da Moggio (Valsassina, LC) e saliamo ai Piani di
Artavaggio.
Arrivati ai Piani, seguiamo la segnaletica per “Rifugio
Nicola”.
Si supera sulla sinistra il Rifugio
Sassi Castelli e la Cappella Bettini da poco restaurata e si procede in falsopiano fino alla chiesetta.
Rifugio Sassi Castelli |
Cappella Bettini |
Interno della Chiesa di Maria Santissima Madre della Chiesa |
Da qui inizia la salita che, in parte su
gippabile in parte su traccia nel pascolo, ci porta fino al Rifugio Nicola a quota 1900 m.
La complessa struttura del Monte Sodadura,
con il
sovrascorrimento sommitale (klippe) del Calcare di Angolo sulla serie
dolomitica norica.
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I Piani di Artavaggio rappresentano la prosecuzione verso SE
dei Piani di Bobbio. Dal punto di vista geologico, presentano una struttura caratterizzata, nella
parte dei Piani, dall’affioramento della “Serie Autoctona” della Dolomia
Principale (Norico inferiore-medio; Triassico Superiore, 225 Ma) e del
Gruppo dell’Aralalta e della successiva Argillite di Riva di Solto (Norico
superiore; Triassico Superiore, 210 Ma), con giacitura sempre suborizzontale,
sulla quale è sovrascorsa la “Serie Alloctona” più antica, qui rappresentata da
una scaglia fortemente tettonizzata di Dolomia Principale sormontata dal Calcare
di Angolo (Anisico inferiore-medio; Triassico medio, 245 Ma), a dare origine al klippe dell’inconfondibile piramide del Monte Sodadura.
Lungo questo primo tratto sono notevoli le fioriture di Primula glaucescens Moretti soprattutto nella forra tra il sentiero e il vecchio Rifugio Aurora.
Primula glaucescens Moretti
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Primula glaucescens Moretti
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Primula glaucescens Moretti
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Primula glaucescens Moretti
Primula di Lombardia
Pianta perenne erbacea, cespitosa, con corto e spesso
rizoma, presente allo stato spontaneo solo nel territorio italiano (specie
endemica delle Prealpi e Alpi Lombarde).
Le foglie sono riunite in rosetta basale, sessili o
attenuate in un corto picciolo, lanceolato-spatolate, intere, acute coriacee,
glabre e lucide, con margine cartilagineo e finemente dentellato ± revoluto. Lo
scapo fiorale, più lungo delle foglie, porta all’apice un’ombrella multiflora
compatta, generalmente composta da 2-5 elementi. I fiori, su peduncoli, hanno
calice tuboloso-campanulato con denti acuti, lunghi quanto il tubo; la corolla
è imbutiforme, di colore da rosa purpureo a violetto con fauce bianca. Il tubo
corollino è lungo 12-13mm; il lembo è formato da 5 lobi talvolta irregolarmente
dentati, bilobati, divisi su 1/3. Brattee da lineari a lanceolate,
frequentemente rossastre, più corte dei peduncoli. Il frutto è una capsula
polisperma, deiscente per 5 denti, lunga ± quanto il tubo calicino, sorpassata
completamente dai lunghi denti.
Antesi: Maggio-Luglio
Habitat: rupi e pietraie umide, sfasciumi rocciosi calcarei,
luoghi lungamente innevati, anche zone erbose fino a 2.400 m.
Primula glaucescens Moretti
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Helleborus niger L.
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Helleborus viridis L.
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Primula elatior (L.) Hill
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Rifugio Nicola, 1900 m |
Dopo un caffè al volo e un saluto all'amico Walter, dal Rifugio Nicola ci portiamo a destra verso una
sella presso la quale troviamo il sentiero 101 delle Orobie. Lo seguiamo verso
E per pochi minuti fin dove i segnavia indicano la ben visibile traccia che
porta al Monte Sodadura.
Le Grigne e i rifugi Nicola e Cazzaniga Merlini |
La salita è un po’ impegnativa e non va sottovalutata:
in alcuni tratti ci si aiuta con le mani arrampicandosi sulle rocce.
Fioriture di Primula glaucescens Moretti verso la cima del Sodadura |
... immancabile Primula glaucescens Moretti! |
all'estrema sinistra la Cima di Piazzo (2057 m) e in secondo piano il Pizzo dei tre Signori |
in ombra, a destra, lo Zucco Campelli |
Una volta
in cima (2010 m), al cospetto della croce e della statua dorata della Madonna
col bambino, la vista è magnifica: in giornate particolarmente limpide sono
riconoscibili Monviso, Monte Rosa, Leone in Ossola, Legnone, Disgrazia,
Bernina e le cime orobiche bergamasche. Rimanendo in Valsassina, in primo piano
abbiamo Resegone, Grigne, Zucco Campelli e Pizzo dei tre Signori.
Lo scopo della nostra escursione era anche quello di verificare
la segnalazione del Consonni (1997) che cita il Sodadura ai Piani di Artavaggio
come unica stazione di crescita di Fritillaria tubaeformis Gren. & Godr. per il territorio lecchese: le foto ne sono l’emozionante conferma!
Fritillaria tubaeformis Gren. & Godr.
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Fritillaria tubaeformis Gren. & Godr.
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Fritillaria tubaeformis Gren. & Godr.
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Fritillaria tubaeformis Gren. & Godr.
Liliacea bulbosa, di taglia modesta (in genere 15-30 cm di
altezza, raramente di più) con bulbo piriforme (diametro massimo 20 mm),
biancastro e privo di tuniche, scapi fiorali cilindrici, di colore verde-glauco
scuro, con piccolissime macchie chiare tondeggianti; foglie glaucescenti, tutte
caulinari e concentrate nella sola metà superiore dello scapo, lamina
lineare-scanalata, lunga fino a 10 cm, fiore unico, nutante, portato da un
peduncolo incurvato posto all’apice dello scapo e lungo 15-40 mm, tepali
strettamente ellittici (10-15x30-50 mm), di colore violaceo con reticolatura
scura e chiazze di colore più chiaro, stilo trifido recante 3 stimmi (2 mm),
antere gialle (giallo-bruno ad antesi avanzata); frutto a capsula loculicida (3
logge) di forma ± clavata, lunga circa 25 mm.
Entità presente soprattutto nell’area italiana, ma con
limitati sconfinamenti in territori vicini.
Antesi: maggio-giugmo.
Distribuzione in Italia: endemita delle Alpi occidentali e
centrali a distribuzione interessante, in quanto sembra mancare nelle aree
coperte dall’inlandis glaciale quaternario e si concentra nelle Alpi
sud-occidentali (Liguri, Marittime e Cozie meridionali) e nelle Prealpi
bergamasche e bresciane, aree di rifugio per molte specie montane di origine
tardo-terziaria.
Habitat: pascoli e prati nel piano montano, subalpino e
(raramente) alpino, in genere su substrati neutri o a reazione basica tra i
1400 e i 2100 m di quota.
Fritillaria tubaeformis Gren. & Godr.
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Discesa come per la salita (è anche possibile e remunerativo
scendere lungo la cresta E per evidenti tracce fino a ricollegarsi col sentiero
101 all’altezza del Passo di Sodadura e da lì rientrare ai Piani di Artavaggio
in pochi minuti di sentiero panoramico).
Crocus albiflorus Kit.
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Crocus albiflorus Kit.
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Draba aizoides L.
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Draba aizoides L.
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Gentiana clusii E.P. Perrier & Songeon
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Gentiana clusii E.P. Perrier & Songeon
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Erica carnea L.
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Ranunculus thora L.
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Ranunculus thora L.
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Soldanella alpina L.
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Scilla bifolia L.
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Gentiana verna L.
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Rientrati al Rifugio Nicola ci attende Walter, il papà
Angelo in cucina, e tutto il gentile, ospitale e premuroso “staff” per il
consueto pranzo, dove non possono mai mancare i pizzoccheri, le torte fatte in
casa e le sublimi birre artigianali!
pizzoccheri ... |
... e strudel!! |
Dopo pranzo ci incamminiamo verso il Rifugio Cazzaniga
Merlini e a metà strada dal Nicola ci dirigiamo a valle (nostra sinistra)
passando proprio sotto la bastionata che sorregge il rifugio (fare attenzione perché l'inizio del sentiero non è sempre ben visibile).
Rifugio Cazzaniga Merlini |
In breve tempo, attraversando
un ambiente tipicamente carsico caratterizzato da numerose doline, raggiungiamo
Casera Campelli col suo laghetto (depressione carsica impermeabilizzata da
argille e depositi superficiali), che in estate ospita la mandria in alpeggio.
Casera Canpelli |
Casera Campelli |
Al bivio lasciamo a destra il “Sentiero degli Stradini” che
conduce ai Piani di Bobbio e ci dirigiamo a sinistra lungo la gippabile che ci
riporta ad Artavaggio e quindi alla stazione a monte della funivia.
Veratrum album L. a sinistra e Gentiana lutea L. subsp. lutea a confronto
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Veratrum album L.: ATTENZIONE, PIANTA VELENOSA!!
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Gentiana lutea L. subsp. lutea
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Saxifraga cotyledon L. con lo scapo fiorale dell'anno scorso
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Saxifraga cotyledon L.
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Cardamine heptaphylla (Vill.) O.E. Schulz
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Un'ultima piacevole sorpresa: ecco in un anfratto roccioso la rara Saxifraga vandellii Stern., degna conclusione di un'escursione assai remunerativa!!
Saxifraga vandellii Stern.
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Saxifraga vandellii Stern.
Presente principalmente nelle fessure delle rocce calcaree da
1100 a 2600 metri, è una rara specie endemica dell’Insubria ad areale ristretto
compreso tra i monti a oriente del Lago di Como e le Valli Giudicarie. Le
regioni interessate sono pertanto la Lombardia e l’estremità sud occidentale
del Trentino. Forma popolazioni consistenti ma isolate fra loro. Tra i
principali gruppi montuosi in cui è osservabile ricordiamo, non lontano dal
Lago di Como, i Corni di Canzo, Resegone, Artavaggio e Grigne. Più a oriente
interessa le Alpi Orobie, la zona della Presolana e della Concarena quindi la
Corna Bianca in Val Cadino nel Gruppo dell’Adamello.
Periodo di fioritura: da maggio a luglio; è in generale pianta
precoce nel suo sviluppo.
Pianta erbacea perenne alta da 4 a 20 cm; forma densi
pulvini compatti e pungenti che aderiscono solidamente alla roccia calcarea. Le
foglie sono basali, molto coriacee, di forma lanceolata e assai pungenti con
lunghezza compresa tra 6 e 8 mm. Il fusto fiorifero è gracile ed eretto,
densamente ghiandoloso. I fiori, raggruppati in gruppi di 3-7 elementi presentano
5 petali bianchi spatolati lunghi 2-3 mm; gli stami sono normalmente in numero
di 10 con calice più o meno globoso.
Ogni anno produce nuovi fiori e foglie mentre i residui
dell’anno precedente restano intrappolati nel pulvino procedendo nella
decomposizione. In questo modo il cuscino cresce lentamente sfruttando un
substrato nutritivo in parte autoprodotto dalla pianta.
bellissimo e interessantissimo post....bravo Roby....!!!
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