Prima di partire per l'Oberland è bene
assicurarsi di non soffrire di agorafobia. Sì, certo, si è in
montagna ma gli spazi son così ampi da evocare quei racconti
giovanili di esploratori artici e vicende accadute agli estremi del
Pianeta.
Fieschersattel, quei pixel neri sono coloro che hanno preso il treno prima di noi a Grinfderwald mentre noi eravamo intenti a cercare di capire come fare a parcheggiare. |
La stagione ideale per recarsi da
queste parti è proprio questa, quando le giornate pian piano si
allungano e i crepacci sono ancora ben chiusi. Tutti i passi Svizzeri
sono ancora chiusi e noi, poveri milanesi, per giungere a Grindelwald
siamo obbligati a fare un giro lunghissimo passando da Lucerna e
transitando attraverso una bizzarra costellazione di paesini in cui
palazzi di aziende multinazionali in vetro e cemento convivono con
mucche al pascolo e alpeggi ormai non più isolati.
Dal Fieschersattel, guardando verso il Lotschenluke, dove termina l'Oberland. Spazi siderali. |
Parcheggiare l'alto a Grindenwald non è
cosa semplice: perdiamo un sacco di tempo prima di lasciare il nostro
mezzo; come d'abitudine gli svizzeri e la rete turistica costituitasi
negli anni han prediletto una mobilità basata su treni e pullman,
così che fatichiamo non poco prima di organizzarci per prendere il
trenino che ci porterà direttamente nel cuore pulsante di questa
rete di ghiacciai dove gironzoleremo per tre giorni.
Grosses Fiescherhorn visto dall'Hinter Fiescherhorn. |
Il primo impatto con il ghiacciaio mette
subito il fisico alla prova … pesa la quota, guadagnata senza
sforzo con il viaggio in treno fino alla Sphinx a 3.572 m; pesa lo
zaino, nel quale son riposti due litri di acqua; pesano le gambe, già
affaticate in previsione delle distanze che dovremo percorrere per
raggiungere ben due montagne alte più di 4.000 metri attraverso le
quali transiteremo che si chiamano Gross Fiescherhorn e Hinter
Fiescherhorn, i Gemelli dell'Oberland. La giornata non finisce qui;
dovremo scendere perdendo tantissimo dislivello faticosamente
guadagnato, altri chilometri in piano, ancora una breve risalita ed
eccoci alla Hutte dove dormiremo preparandoci alla grande salita sul
Finsterhaarhorn, il tetto dell'Oberland, programmata con desiderio
per il giorno a seguire.
Walliser Fiescherfirn., verso la Finsterhaarhorn Hutte. |
Il Finsterhaarhorn è una montagna
impressionante. Il suo lato più selvaggio lo rivolge proprio a noi
lombardi e lo possiamo ammirare comodamente dalla cima della nostra
amata Grignetta in quelle giornate limpide dal cielo terso che
permettono alla fantasia di sorvolare per buona parte dell'arco
alpino. La salita a questa montagna è avvolta, come spesso accade
per i giganti delle alpi, da misteri e da opinioni contrastanti: c'è
chi dice che i pendii siano ripidissimi e richiedano accortezze da
sciatori provetti; c'è chi ricorda con terrore crepacci mostruosi e
pronti ad inghiottire malcapitati scalatori distratti; c'è chi
descrive la cresta finale come una scalata impossibile … io ed
Andrea, consapevoli dei nostri limiti e desiderosi di far le cose
come si compiace a scalatori prudenti e rispettosi della Montagna;
decidiamo di partire prestissimo dal rifugio; salire con calma (ci
supereranno tantissime altre persone), goderci l'alba senza affanni
per essere all'attacco della cresta finale col sole già alto; così
da affrontare, una volta legati in cordata, il tratto più tecnico
della salita senza fretta; con calma e precisione.
Il momento magico in cui l'alba concede il colore Rosa e che dura solo pochi minuti. |
La vetta è meravigliosa, questa sarà
una di quelle giornate che non si dimenticano. Emozioni fortissime
guardando altre montagnoni già scalate da un punto di vista nuovo.
Senso di gratitudine e pensieri positivi scaturiscono evocati da
tanta bellezza. Uno di questi pensieri è per te, caro Franz, che ci
hai lasciato da poco a seguito di una caduta durante una salita di
allenamento nelle tue amate Orobie.
La mostruosa parete nord dell'Aletschhorn, altro gigante dell'Oberland. |
Guardo il mio compagno avventura
Andrea, ripenso a Franz, alle persone care. Ricordo la radice latina
propria del termine “Compagno”;“Cum panis” ovvero colui con
il quale divido il pane. Eccoci qui in cima insieme, su questa
montagna bellissima, una borraccia per due, una morso a testa della
medesima barretta energetica, una stretta di mano in Vetta e un
abbraccio al rifugio, una nuova storia da raccontare alla mia
bambina che mi aspetta a casa. Cosa desiderar di meglio?
Finsteraarhorn (4.274 m). |
Altre fotografie della salita al Finsteraarhorn le trovi qui.
emozionante racconto...
RispondiElimina