Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

lunedì 6 luglio 2020

Tre giorni nel Parco Nazionale dello Stelvio

Emozionante trekking ad anello all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Punto culminante la Cima Collecchio, che con i suoi quasi 3000 metri offre panorami mozzafiato, a nord sul Gruppo dell'Ortles-Cevedale, a sud sul Gruppo Adamello-Brenta e a est verso le Maddalene. Per il pernottamento due rifugi accoglienti e ben gestiti, il Rifugio Stella Alpina Lago Corvo (privato) e il Rifugio "Silvio Dorigoni" (CAI-SAT) in Alta Val Saent. Un paradiso naturale con fitti boschi di larici, laghi alpini e impressionanti cascate, come le famose "Cascate di Saènt". Una gioia per lo sguardo e per le gambe.

Primo giorno - 03 luglio 2020 
Per oggi alle ore 6,00 è stata programmata da Fabio, Danilo e Franco la partenza per il nuovo mini trekking a cui pensiamo da tempo nel settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio, accedendo dalla Val di Rabbi. Ci vogliono 3 ore e 45 minuti di auto per giungere al parcheggio di Piazzola in Val di Rabbi, un viaggio abbastanza lungo che Fabio, proprietario dell’autovettura, cerca di deliziarci con delle algide se non terribili barzellette di un sito web molto diffuso che richiede coi comandi vocali. Sapete, ha la macchina nuova e purtroppo queste sono le innovazioni tecnologiche che ha appreso... Domani è anche il suo compleanno e ci attendiamo qualche sorpresa. Vedremo. Anche in questa occasione mancano tanti amici/amiche che non possono partecipare alla fuga di tre giorni dalla vita quotidiana. Chi per motivi di età, chi per motivi di salute e chi per impegni di varia natura. Un pensiero va a tutti loro che saranno con noi. Il giro prevede il percorso ad anello con partenza da Piazzola, frazione sopra l’abitato di San Bernardo, per sostare la prima notte nella “fase tre” del Covid-19 al rifugio Stella Alpina al Lago Corvo. La mattina seguente ci si inerpica sino alla Cima Collecchio per scendere tra la Val di Rabbi e la Val d’Ultimo sino al rifugio S. Dorigoni ove passare la seconda notte. Per domenica mattina è in programma l’anello del giro dei laghi superiori di Sternai per poi prendere la via del ritorno a Piazzola lungo la Val di Saent. Siamo nel Parco Nazionale dello Stelvio - settore Trentino - e le previsioni meteorologiche prevedono per oggi piogge e temporali. Nonostante le previsioni, alla partenza la giornata è splendida mentre all’arrivo di Piazzola nuvole grigie e scure incombono. Per le ore 10,45 siamo pronti e ci inerpichiamo per un ripido sentiero erboso in prossimità del parcheggio che interseca il sentiero n. 108, supera il parcheggio Cavallar e prende il sentiero n. 133 A. L’idea è di toccare il Passo di Palù a m. 2.412 passando dalla Malga Palù (2.088 m.) per poi iniziare il sentiero n. 135, salire la Cima di Quaira o Karspitze, ricollegarsi sul sentiero n. 108 ed arrivare al rifugio Stella Alpina al Lago Corvo (2.425 m.). L’imprevisto della pioggia che inizia alla Malga Palù ci suggerisce di cambiare programma. Proseguire appare inutile a causa della nuvolosità bassa e della scarsa visibilità. Nell’attesa che la pioggia perda vigore, ci intratteniamo a parlare con il malgaro per una quindicina di minuti che ci suggerisce di prendere il sentiero che piega a sinistra e ci riporta tra i larici. Il sentiero taglia il fianco della montagna a quota 2.000 metri circa, evitiamo la Malga Caldesa Alta e attraversiamo lunghi tratti nei pendii erbosi e verdeggianti sino a ricongiungerci con i sentieri n. 135 e n. 12 dove il rifugio oramai visibile. Il rifugio è dominato dalla cima scura e quasi minacciosa del Sas Fora con i suoi 2.808 metri. Giungiamo al rifugio verso le 13,40 con il cielo minaccioso che alterna scrosci d’acqua con momenti di sole caldo. Per passare il tempo...si fa per dire...ci facciamo corrompere da un abbondante piatto di affettati e formaggi e poi visitiamo la zona circostante al rifugio. Il Passo di Rabbi apre la visuale sulla Kirchbergtal, poi tocchiamo i vari laghetti il cui principale risulta il Lago Corvo. Il giro dei laghi superiori, diversi dei quali senza nome, ci porta al Lago Corvo ed al superiore Kirchbergsee ai piedi del Kirchberg la cui punta principale è la Cima Collecchio mentre più a valle si trova il sentiero n. 12 che porta al Giogo di Montechiesa. La scarsa luminosità rende tutto molto tetro e non possiamo godere dei colori dei laghetti alla luce del sole che confidiamo di ammirare la mattina seguente salendo il sentiero n. 145 in prossimità  della Cima Collecchio. Poi pioggia, rifugio e preparativi in attesa della cena alle 19.00. Le condizioni meteo prevedono pioggia nella serata ma in realtà siamo fortunati rispetto al violento temporale che colpisce duramente la zona di Legnano. Siamo gli unici clienti del rifugio, il cuoco ha il giorno libero ed i gestori risultano estremamente cordiali e disponibili. 
La cena: 
- Minestra d’orzo e minestra di verdure per Danilo
- Uova, speck e patate
- Strudel torta di mele
- Caffè
- Grappa offerta dalla casa.
Segue una lunga ed interessante chiacchierata col gestore e poi ci corichiamo quasi fossimo in un appartamento, essendo solo noi tre.


























 

 




Secondo giorno - 04 luglio 2020 
Buon Compleanno Fabio...in risposta l’Homo Selvadego borbotta e bofonchia ma non cogliamo il significato delle sue parole, dubitiamo che siano parole... Sveglia verso le 6,30 dopo un lungo e corroborante sonno. La colazione è fissata per le 7,30 e la titolare fa gli auguri a Fabio che, anziché reagire da burbero come poco prima con noi, si gongola tutto contento per gli auguri ricevuti. Mah! Il costo per la mezza pensione è di 45 euro senza distinzione tra soci CAI o meno. Verso le 8,20 ci incamminiamo e la giornata promette bene con un po’ di nuvole in movimento dal basso delle valli. Giriamo i vari laghi lungo tratti di sentiero su prati verdi, rocce e nevai ma i loro colori risultano ancora scuri a causa della consistente nuvolosità. Solo dall’alto possiamo ammirare i colori e le infinite tonalità di verde ed azzurro degli ultimi laghi  visibili dopo la vittoria del sole sulla nuvolaglia in dissolvimento. Il sentiero “nulla regala” essendo ripido ma anche bello e ben tenuto. Nella parte terminale in prossimità della forcella resiste un grande nevaio che superiamo sulla sinistra su roccette e depositi. Dalla forcella si vede la croce della Cima Collecchio che dista a 15 minuti a 2.957 m.. Il tempo ci grazia e le correnti d’aria fermano le nuvole alle nostre spalle consentendo di mantenere la visibilità sulla Val di Saent, per così dire, ai nostri piedi. Dall’alto della Cima Collecchio, caratterizzata da una grande croce, e dalla vicina cima, senza croce ma più alta, ammiriamo lo spettacolo dei laghetti passati poco prima tra le nuvole e dei loro colori splendenti con i mille riflessi brillanti della luce solare sull’acqua increspata dal vento. Dalle cime abbiamo poco tempo per poter godere della visuale a 360 gradi riuscendo a sbirciare la Val d’Ultimo, scrutando alcuni laghetti Sternai, il rifugio Dorigoni avanti a noi e alcune cime come il Gran Zebrù e la Cima Vioz. Aumenta la nuvolosità e ci intrattiene il gioco delle nuvole che risalgono dalla Val d’Ultimo e che vengono bloccate dai venti risalenti dalla Val di Saent. Prendiamo il sentiero n. 145 che ci porta al Giogo Nero a m. 2.825, segue il sentiero n. 107 che taglia a mezza costa la montagna per arrivare al rifugio Dorigoni dopo innumerevoli soste per fotografie e per godere finalmente del sole che si e’ liberato dalle nuvole e risplende alto e rovente. Attraversiamo l’ultimo pianoro verdeggiante e pieno di acqua e, raggiunto il rifugio, ci scottiamo al tavolo all’aperto sotto il sole a picco gustando una buona fetta di torta. A causa degli effetti Covid-19, i rifugi richiedono espressamente: 
- il sacco a pelo o la coperta in pile leggero
- le proprie ciabatte
- il proprio asciugamano
- l’utilizzo della mascherina all’interno del rifugio
Oltre all’uso di gel igienizzante ed il distanziamento fisico di un metro. Una volta sistemati, passiamo il pomeriggio ad ammirare il panorama circostante e studiare la storia e la zona del rifugio che, per la precisione, si chiama esattamente: Rifugio Saent “Silvio Dorigoni” nel Gruppo Ortles - Cevedale (Alpi Retiche) a m. 2.436. 

Geologia della zona 
Geologicamente il Gruppo Ortles - Cevedale è delimitato a sud dalla “linea insubrica”, un’importante zona di frattura della crosta terrestre che separa nettamente due unita’ geologicamente molto diverse: le Alpi Settentrionali e le Alpi Meridionali. Il Gruppo Ortles - Cevedale appartiene alle Alpi Settentrionali caratterizzate da una struttura, da una genesi e da una tipologia di roccia molto diversa rispetto alle Alpi meridionali, cui appartengono a titolo esemplificativo le Dolomiti, il Gruppo del Brenta ed il massiccio granitico Adamello - Presanella. Il Gruppo Ortles - Cevedale costituisce un complesso cristallino di filladi, quarziti e micascisti, termini che indicano altrettanti tipi di rocce metamorfiche. Queste rocce derivano quindi da una lunga “trasformazione” di rocce di natura ed aspetto diverso. Originariamente si trattava di sabbie ed argille che successivamente hanno subito un processo di “metamorfosi” per azione delle alte temperature e delle pressioni cui sono state sottoposte durante il processo che ha portato alla formazione ed alla struttura attuale delle Alpi. Salendo lungo il sentiero che dal fondovalle conduce al rifugio si attraversano rocce di tipo diverso. La Val di Rabbi è inizialmente caratterizzata dalla presenza dominante dei micascisti che passano, nella zona della malga e delle cascate di Saent, a rocce molto resistenti come gli ortogneiss granitici. Salendo ancora si trovano le filladi, caratterizzanti invece tutta la zona di testata della valle. Tutta la zona attorno al rifugio e’ dominata dalle filladi quarzifere che spesso presentano grossi cristalli di granato. Questo tipo di roccia caratterizza le principali cime che costellano la testata della valle come Cima Sternai, Cima Larchen, Cima Rossa di Saent e Cima Caveser. È un tipo di roccia che si sfalda molto facilmente, producendo grandi quantità di detrito che si dispone alla base delle pareti più ripide a costituire coni e falde di detrito. Il materiale roccioso deriva dall’azione del fenomeno chiamato CRIOCLASTISMO dovuto all’escursione termica stagionale e soprattutto a quella tra giorno e notte nel periodo primaverile e autunnale. La morfologia del paesaggio è stata fortemente influenzata dall’azione dei ghiacciai ormai quasi tutti estinti (l’unico ancora esistente è il Ghiacciaio di Sternai situato nei pressi dell’omonima cima). Le zone circostanti il rifugio sono modellate secondo forme legate all’azione dei ghiacciai; ampie vallate con profilo trasversale ad “U”, superfici spianate e levigate, bruschi cambi di pendenza con gradini e soglie rocciose, ampie conche spesso occupate da bellissimi laghi (Laghetti di Sternai) o da zone acquitrinose. Le cosiddette “rocce montonate” riportano solchi e scanalature impresse dall’azione erosiva dei ghiacciai. L’aspetto caratteristico è quello a “dorso di balena” allungato nella direzione di scorrimento del ghiaccio. Il lato rivolto a monte è liscio mentre quello rivolto a valle risulta risulta piuttosto scabro. L’azione erosiva degli antichi ghiacciai ha fatto in modo che questi ultimi scavassero varie conche (tre di esse sono occupate dai bellissimi laghetti di Sternai) e lisciassero le rocce, creando una morfologia particolarmente dolce. L’efficacia erosiva del ghiaccio così come quella del torrente è fortemente influenzata dal tipo di roccia. Si riscontra l’alternanza di gradini (su uno di essi poggia il rifugio) ed aree pianeggianti come quella a valle del rifugio o quella che si incontra all’inizio del sentiero, denominata Prà di Saent. In esse il torrente Rabbis rallenta la sua corsa e, depositando il materiale che trasporta, forma pozze ed acquitrini. In corrispondenza dei gradini rocciosi, invece, il torrente incide forre e forma cascate come quelle che si osservano salendo al rifugio. 

Storia del Rifugio Dorigoni 
Silvio Dorigoni fu volontario garibaldino nella campagna del 1866, podestà di Trento, socio della SAT (Società degli Alpinisti Tridentini) dall’anno della fondazione, diventandone presidente dal 1886 al 1898. Il rifugio, dalla caratteristica forma a cubo, venne inaugurato nell’agosto del 1903 e rimase tale sino al 1985 quando ne fu decisa la ristrutturazione per essere nuovamente inaugurato nel settembre 1987. Fu il tenente austriaco Julius Payer, primo salitore dell’Adamello, ad esplorare e salire la maggior parte delle cime della zona nel corso di un campagna di rilievi per la compilazione di una prima carta topografica della zona. Dopo la salita dell’Adamello, Payer nel 1867 si dedicò alle Cime del Gruppo Ortles - Cevedale salendo la Cima Lago Lungo, la Cima Venezia, la Cima Marmotta e la Cima Sternai. La Cima Rossa di Saent fu invece salita da F.F. Tuckett e Melchior Anderegg nel 1866. 

Ascensioni 
Le ascensioni che possono essere compiute partendo dal rifugio Saent sono: 
- La Cima di Saent (3215 m.) raggiungibile dal passo lungo la cresta sud-ovest o da una sella sulla cresta nord-est che si guadagna direttamente dalla Val Saent.
- La Cima Collecchio (2957 m.) facile meta che si raggiunge salendo al Giogo Nero e rimontando la facile cima piramidale.
- La Cima Sternai (3347 m.) costituisce una interessante salita dalla cresta sud - ovest o dalla più frequentata cresta nord, nord-ovest, che tocca la Sella del Lorchen.
- La Cima Rossa di Saent (3347 m.) si raggiunge dalla Bocca di Saent costeggiando la vedretta del Careser, superando la Cima Mezzena e poi proseguendo lungo la cresta sud-ovest fino alla cima.
- Un percorso in quota che parte dalla Bocchetta di Saent consente di percorrere lo spartiacque tra la Val Saent e la Val Venezia toccando la Cima Mezzena, Cima Careser, Cima Campisol e Cima Ponte Vecchio per scendere lungo la sua cresta fino al Baito Campisol e quindi al Prà Saent. 
La Cima Sternai impone la propria figura e dal rifugio non si può non avvertire il suo fascino quasi a chiamare per essere raggiunta. È l’estetica del sublime che supera il concetto di bellezza perché è legato all’idea anche del timore e dell’infinito. La sublimità è stata poi sviluppata perché riguarda più il soggetto che scruta la cima di una montagna piuttosto dell’oggetto stesso. Il filosofo tedesco Kant pubblicò nel 1790 la “Critica del Giudizio” in cui ha tentato di  spiegare già a fine del 1700 cosa accade nella testa di chi affronta una montagna. È una materia estremamente affascinante ma viene servita la cena che, ben lontana da concetti filosofici sulla montagna, materialmente propone: 
- Canederli in brodo
- Arrosto con contorno
- Dessert
- Acqua e vino sfuso
- Grappa e Genepy. 
Tentiamo di pasteggiare con una bottiglia di prosecco, offerta da noi, per festeggiare gli anni di Fabio ma assecondiamo la sua richiesta di festeggiare semplicemente in compagnia. Questo giro in compagnia  è già un regalo. Il pane viene servito di volta in volta dal povero cameriere per non lasciare il portapane sul tavolo a causa delle procedure di sicurezza Covid-19. Le misure di sicurezza Covid-19 sono attentamente osservate sia al Dorigoni sia al Stella Alpina ma, non avendo molta voglia di stazionare nelle zone comuni, dopo cena decidiamo di salire in camera. Sarà una sensazione ma si avverte un certo disagio nel continuare a stare attenti a quello che fanno gli altri, a come si muovono o a come si comportano.


 





 

 



 





 

 


 











FRANCO - DANILO e il Selvadego






 
 



 
 




   






Terzo giorno - 05 luglio 2020 
Abbiamo fissato l’orario per la colazione alle ore 7,30 ma io e Fabio alle 6,00 siamo già svegli ed attivi. Le difficoltà digestive hanno complicato un pò la notte ed il riposo di Danilo. La nostra camera da sei letti è occupata solo da noi tre e la stanzetta accanto da quattro letti è stata occupata da due scalatrici che si sono già  avviate per la Cima Sternai. Colazione abbondante e per le 8,15 siamo già fuori e operativi per il giro dei laghi superiori. Il costo del pernottamento a mezza pensione è di euro 45,00 per i soci CAI. La giornata è semplicemente stupenda, cielo terso, ancora un pò fresco e ben ventilato ma tra non molto il sole si farà sentire. I laghetti Sternai sono facilmente raggiungibili dal rifugio. Sono almeno una decina a varie altezze e tutti senza nome ai piedi della Cima Sternai, la Cima Larchen, la Cima di Rabbi e la Cima di Saent. È un percorso ad anello che tocca i laghetti principali, tutti bellissimi, caratterizzati da colori spettacolari, acqua cristallina e trasparente. Il giro termina riprendendo il sentiero n. 101 che a destra risale al Passo di Saent mentre a sinistra riporta al rifugio da cui si imbocca inizialmente il sentiero n. 106, il Sentiero degli Alpinisti. Decidiamo di restare più in alto tenendo il sentiero n. 128 sulla destra che ci consente di godere maggiormente del panorama sulla verdeggiante valle sino al Baito Campisol. Scendendo lungo il Doss de la Cross giungiamo alle Cascate di Saent e passando sulla sinistra orografica ci portiamo al Baito Mandria Buse lungo il sentiero che taglia le praterie alpine della Mandria delle Buse e la Mandria del Croz per ritornare nel “mondo normale” sino a Piazzola.



 



 































   










 
 














 
 







Anello completo


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