Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

domenica 21 settembre 2008

Giornata del ricordo...

Oggi la Sezione del CAI di Legnano dedica la giornata a tutti i soci caduti in montagna e in particolare a Sergio Ferrario classe 1932 scomparso insieme alla guida Angelo Vanelli ventisetenne di Gallarate, mentre salivano da Macugnaga alla Dufour l’8 settembre 1957, il corpo di Sergio riposa ancora nei ghiacci del canalone Marinelli. Venerdì sera in sede con il cognato di Ferrario e con Teresio Valsesia abbiamo ripercorso la tragica vicenda aiutati anche da un breve filmato con foto e articoli di giornale del periodo.
Lasciamo l'auto nel parcheggio della seggiovia del Belvedere 1365 m, nel gruppo oggi abbiamo anche una giovane di buone speranze, si chiama Arianna ha nove anni ed è la prima volta che sale in montagna. Passiamo al lato della biglietteria imbocchiamo la sterrata che in breve raggiunge la pista da sci, la seguiamo e dopo aver attraversato l'Anza arriviamo all'alpe Burki 1613 m, stazione intermedia della seggiovia. Dalla palina segnaletica risaliamo a sinistra per un breve tratto i campi da sci, poi il sentiero entra nel fitto bosco risalendo ripidamente il fianco della montagna fino ad arrivare in una radura dove sorge il rifugio CAI di Saronno, seguiamo il sentiero dietro al rifugio, tralasciando la pista da sci sulla sinistra. Si prosegue nel bosco fino al Belvedere o Wengwald 1914 m, dove accanto all'arrivo della seggiovia ci sono due ristoranti. Seguiamo le indicazioni a sinistra e dopo un breve tratto di sentiero in leggera salita arriviamo al ghiaccio del Belvedere, lo attraversiamo in direzione della morena opposta, senza particolari difficoltà. Dalle nuvole ecco che come d'incanto appare la parete est del Rosa, la parete più “himalayana” delle Alpi con 2.500 metri di dislivello, da sinistra si vede la Punta Gnifetti 4.554 m, la punta Zumstein 4.563 m, la Punta Dufour 4.634 m e la Punta Nordend 4.609 m, rimango estasiato... Percorriamo un facile sentiero prima sulla cresta della morena, poi in piano fino al ruscello che attraversiamo su un ponte in legno raggiungendo l'Alpe Pedriola, una delle più antiche di Macugnaga già citata nel 999 su una pergamena, in breve arriviamo al Rifugio Zamboni/Zappa 2070 m. Nel 1925 la SEM (Società Escursionisti Milanesi) decide di costruire il rifugio Rodolfo Zamboni . Solo nel 1954 viene inaugurato il rifugio Mario Zappa, a fronte della frequentazione sempre più elevata di escursionisti , le due strutture collegate formano l'attuale rifugio. Dopo aver fatto i miei complimenti ad Arianna, per essere stata la sua prima escursione in montagna è stata davvero brava, continuo con Danilo verso il fondo del pianoro con davanti la Punta Grober 3497 m, costeggiamo il torrente che scorre tra enormi massi erratici arriviamo in breve a una piccola costruzione, probabilmente l'acquedotto del rifugio, seguiamo il sentiero contrassegnato da segni gialli. Risaliamo il ripido pendio arrivando a circa quota 2300 m dove decidiamo di fermarci ammiriamo il panorama grandioso sul Rosa e sul pianoro sottostante dove sorge il rifugio. Dopo una breve pausa scendiamo dirigendoci verso il grosso masso dove è stata messa la targa in ricordo di Sergio Ferrario, oltre al presidente della sezione del CAI di Legnano e Teresio Valsesia c'è anche il parroco di Macugnaga, che ha da poco ha finito di celebrare la messa in occasione del 45° raduno del Club dei 4000 che come ogni anno si tiene all'Alpe Pedriola, durante la breve cerimonia il mio pensiero è rivolto a tutte le persone che sono morte in montagna condividendo quella passione che è come un fuoco che arde all'interno. Con alcuni amici decidiamo di andare a vedere il lago delle Locce, seguiamo il sentiero che passa proprio vicino alla targa, arriviamo in breve sulla morena, dove si può vedere quello che rimane del più famoso lago glaciale delle Alpi il lago Effimero, nel giugno del 2002 il lago raggiunse dimensioni notevoli, circa 3-4 milioni di metri cubi di acqua, con una profondità massima di 50 metri, all'inizio ha destato qualche preoccupazione agli abitanti di Macugnaga, poi nei primi giorni del mese di luglio il livello dell'acqua si è fermato, complice la natura e pochi giorni dopo anche dall'entrata in funzione di un'idrovora, con la quale si è portato il livello ad un punto di totale sicurezza, abbassandolo di oltre 4 metri.
Riprendiamo a salire arrivando in breve nella conca dove è situato il lago delle Locce 2209 m, anche questo lago è di origine glaciale, purtroppo alcune nuvole hanno coperto il panorama ma l'ambiente circostante è davvero affascinante. Ritornati sulla morena decidiamo di seguire il sentiero di cresta, davvero affascinante sulla sinistra possiamo vedere il ghiacciaio con i suoi seracchi, mentre sulla destra il pianoro dove sorge il rifugio, arrivati alla Cappella Pisati il sentiero comincia a scendere con lunghi tornanti raggiungendo un ponticello. Ci dirigiamo verso il rifugio dove incontro Arianna che con un sorriso mi racconta di aver mangiato la polenta con le salsicce. Oggi è anche il primo giorno d'autunno e mentre ripercorriamo il sentiero dell'andata ci accorgiamo di come le giornate si siano accorciate, davvero una giornata da non dimenticare...

Sergio Ferrario


Rifugio Zamboni/Zappa

Sulla morena verso il rifugio


Cappella Pisati


Panoramica

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